"I libri sono l'alimento della giovinezza e la gioia della vecchiaia."
Marco Tullio Cicerone
Marco Tullio Cicerone
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Ogni mese verrà inserito un nuovo libro e approfondito tutto ciò che lo riguarda!
Vi comunico che il libro da me scelto per questo mese si intitola :" Le meditazioni metafisiche di Cartesio".
Dato che Cartesio aveva concepito le meditazioni come un esercizio settimanale (cioè si doveva leggere una meditazione al giorno), ho pensato di usare anche io questo metodo. Inserirò in questa sezione ,l'analisi e il riassunto di ogni singola meditazione giorno per giorno.
Prima meditazione ( di che cosa si ha ragione di dubitare ).
Questa meditazione è molto densa ed è il testo fondatore della nuova filosofia di Cartesio la quale è diversa rispetto a quella che viene presentata nelle "Regole".
Questa meditazione è molto densa ed è il testo fondatore della nuova filosofia di Cartesio la quale è diversa rispetto a quella che viene presentata nelle "Regole".
All'interno di questa meditazione si scopre che anche la matematica può essere messa in dubbio.
L'intento di Cartesio è quello di distinguere ciò di cui si può dubitare da ciò che invece è indubitabile.
In altri termini, Cartesio cerca una conoscenza- un sapere che non sia soggetto al minimo dubbio. In filosofia bisogna cercare soltanto delle conoscenze evidenti che non siano soggette a nessun dubbio.
L'evidenza non è la semplice convinzione che qualcosa sia vero di per sé perché appunto è evidente; infatti Cartesio intende togliere dalla nozione di evidenza ogni aspetto psicologico di auto convinzione.
Il filosofo per Cartesio deve andare alla radice del fondamento di credibilità di qualsiasi conoscenza.
L'evidenza per Cartesio non è qualcosa di dato all'inizio ma è il termine di un processo di un'analisi filosofica.
L'evidenza filosofica sarà anche un'evidenza psicologica in quanto nasce dalla risoluzione di tutti i dubbi possibili che si possono avere su una conoscenza.
La funzione iniziale della filosofia è quella di creare dei dubbi, cercare di falsificare per vedere se qualcosa resiste al dubbio.
Per questo motivo, si può asserire che lo sforzo primo del filosofo è quello di mettere in dubbio tutto e considerare tutto come falso.
La metafisica per Cartesio inizia con una distruzione generale delle opinioni antiche ed è a questo a cui è dedicata la prima meditazione.
Bisogna tener presente che, è impossibile dubitare di tutto; se Cartesio dubitasse davvero di tutto, dovrebbe considerare tutto come falso e dunque dal dubbio non potrebbe mai uscire.
Cartesio in primo luogo dubita della conoscenza sensibile ( è la parte meno originale delle Meditazioni. Dalla filosofia antica in poi, la conoscenza sensibile è una specie di capro espiatorio di tutti i guai della filosofia; tutti se la prendono con la filosofia in quanto ci danno rappresentazioni fallaci della realtà e ci ingannano spesso anche sull'esistenza reale delle cose).
Ci sono due dubbi leggermente diversi sui sensi ( o due aspetti diversi del dubbio sui sensi), cioè noi dubitiamo sui sensi per due diversi motivi:
Falso è che il mondo è fatto in un certo modo, che esista qualcosa fuori di me ( una sorta di ipotesi immaterialistica: potrei esistere io che ho certe percezioni ma potrebbe non esistere il mondo fuori di me il quale potrebbe essere soltanto una mia creazione immaginativa oppure un sogno).
Dobbiamo quindi negare che esista il mondo e anche il nostro corpo il quale è fatto di materia e fa parte del mondo ed è in qualche modo coinvolto nel dubbio generale che ho e che devo avere sull'esistenza del mondo esterno.
Tutto ciò che passa dai sensi deve essere messo in dubbio ma la nostra conoscenza non è soltanto sensibile; c'è qualcosa di apparentemente vero che non passa attraverso i sensi : la conoscenza matematica che sembrerebbe vera anche nel sogno.
Nell'analisi dell'opera, bisogna tener presente che tutto il pensiero di Cartesio va verso la matematizzazione della medicina, astronomia e della fisica. La matematica sembra essere il culmine della conoscenza umana e allo stesso tempo rappresentare il pensiero indubitabile, che non può essere sospettato di falsità o di incertezza.
La nozione di dubbio in Cartesio, è in primo luogo avere ragioni per dubitare, paradossalmente significa essere filosoficamente convinti che si deve dubitare.
Cartesio si chiede se è possibile o no costruire razionalmente un dubbio che mi permette di rimettere in discussione le verità matematiche. La risposta a tale quesito é: Si!
Il primo dubbio è una replica del dubbio sull'esistenza dei corpi che avevamo già, supponendo che tutta la nostra vita è un sogno. Qui in più immaginiamo che un Dio nostro creatore ci abbia creato in modo che noi sogniamo sempre.
Dio avrebbe potuto crearmi in modo tale da farmi ingannare anche in matematica (ipotesi del Dio ingannatore). Se Dio è onnipotente, non possiamo negargli questo potere di crearci così, ma Dio è buono e non mi ingannerà mai. Se Dio fosse così buono come dice il mio alter ego allora io non dovrei ingannarmi, ma io so dalla mia esperienza quotidiana di ingannarmi, dunque, ci dovrebbe essere un motivo per cui il mio inganno è compatibile con la bontà di Dio che riconosco. Se mi inganno qualche volta potrei ingannarmi sempre e Dio resterebbe buono visto che penso che sia buono anche se io mi inganno.
Se l'unico dubbio che io posso costruire per rimettere in questione la verità della matematica è che Dio onnipotente mi inganna, allora, è più semplice negare che esista un Dio e tenermi la verità della matematica.
L'io meditante risponde al suo alter ego (il quale gli pone di fronte l'obiezione atea) risponde che più io sono ignorante sulla mia origine e meno posso essere certo delle mie conoscenze.
L'ateismo è dunque una falsa soluzione in quanto toglie di mezzo Dio, ma non mi permette di spiegare da dove vengono le mie facoltà conoscitive.
Ad un certo punto della prima meditazione, compare il confronto fra il destino e il caso ( stoicismo ed epicureismo - nello stoicismo era presente l'idea secondo la quale c'è un destino che pervade l'intera natura; invece, per Epicuro gli atomi si combinano casualmente dando luogo a tutti gli eventi del mondo).
Già è difficile giustificare la verità delle miei conoscenze supponendo che esista un Dio, ancora più difficile sarebbe giustificare le mie conoscenze asserendo che io dipendo dal caso. Se dipendo dal caso non potrò mai essere sicuro della mia conoscenza perché non potrò mai dire che il caso mi può ingannare, anzi, l'origine della mia conoscenza si riscatterà in una serie di cause precedenti che non hanno nessuna giustificazione. Il destino è per sua essenza imperscrutabile!
In altri termini, si può asserire che il metodo del dubbio presuppone la costruzione di ipotesi dubitative: la più forte è quella del Dio ingannatore( potrebbe esistere un Dio onnipotente che mi inganna anche sulle mie conoscenze più evidenti).
Nelle ultime righe di tale meditazione, Cartesio aggiunge un ulteriore personaggio funzionale alla strategia del dubbio: si tratta del famoso genio maligno, una specie di sostituto del Dio ingannatore, un angelo cattivo "angelus malus" che ci vuole ingannare nelle nostre conoscenze( non in quelle matematiche in quanto non è il nostro creatore, non è lui che ci ha dato la mente) ma potrà condizionare i nostri giudizi e illuderci che il mondo sia reale; mentre invece ilo mondo non lo è.
Si tratta di un ulteriore rafforzamento dell'ipotesi del sogno.
Il risultato della prima meditazione è una sorta di solipsismo; esiste solo l'io meditante, un io senza corpo, senza mondo e senza Dio.
Rapporto fra la tesi del Dio ingannatore ( Dio che può tutto:inganno sistematico) e la teoria della creazione delle verità eterne.
L'evidenza non è la semplice convinzione che qualcosa sia vero di per sé perché appunto è evidente; infatti Cartesio intende togliere dalla nozione di evidenza ogni aspetto psicologico di auto convinzione.
Il filosofo per Cartesio deve andare alla radice del fondamento di credibilità di qualsiasi conoscenza.
L'evidenza per Cartesio non è qualcosa di dato all'inizio ma è il termine di un processo di un'analisi filosofica.
L'evidenza filosofica sarà anche un'evidenza psicologica in quanto nasce dalla risoluzione di tutti i dubbi possibili che si possono avere su una conoscenza.
La funzione iniziale della filosofia è quella di creare dei dubbi, cercare di falsificare per vedere se qualcosa resiste al dubbio.
Per questo motivo, si può asserire che lo sforzo primo del filosofo è quello di mettere in dubbio tutto e considerare tutto come falso.
La metafisica per Cartesio inizia con una distruzione generale delle opinioni antiche ed è a questo a cui è dedicata la prima meditazione.
Bisogna tener presente che, è impossibile dubitare di tutto; se Cartesio dubitasse davvero di tutto, dovrebbe considerare tutto come falso e dunque dal dubbio non potrebbe mai uscire.
Cartesio in primo luogo dubita della conoscenza sensibile ( è la parte meno originale delle Meditazioni. Dalla filosofia antica in poi, la conoscenza sensibile è una specie di capro espiatorio di tutti i guai della filosofia; tutti se la prendono con la filosofia in quanto ci danno rappresentazioni fallaci della realtà e ci ingannano spesso anche sull'esistenza reale delle cose).
Ci sono due dubbi leggermente diversi sui sensi ( o due aspetti diversi del dubbio sui sensi), cioè noi dubitiamo sui sensi per due diversi motivi:
- Perché ci rappresentano le cose diversamente da come esse sono (dubbio epistemologico), cioè la conoscenza sensibile non è atta a rappresentare adeguatamente le cose.
- I sensi ci ingannano (dubbio ontologico) anche sull'esistenza reale delle cose fuori di noi (spettri, apparizioni, sogni).
Falso è che il mondo è fatto in un certo modo, che esista qualcosa fuori di me ( una sorta di ipotesi immaterialistica: potrei esistere io che ho certe percezioni ma potrebbe non esistere il mondo fuori di me il quale potrebbe essere soltanto una mia creazione immaginativa oppure un sogno).
Dobbiamo quindi negare che esista il mondo e anche il nostro corpo il quale è fatto di materia e fa parte del mondo ed è in qualche modo coinvolto nel dubbio generale che ho e che devo avere sull'esistenza del mondo esterno.
Tutto ciò che passa dai sensi deve essere messo in dubbio ma la nostra conoscenza non è soltanto sensibile; c'è qualcosa di apparentemente vero che non passa attraverso i sensi : la conoscenza matematica che sembrerebbe vera anche nel sogno.
Nell'analisi dell'opera, bisogna tener presente che tutto il pensiero di Cartesio va verso la matematizzazione della medicina, astronomia e della fisica. La matematica sembra essere il culmine della conoscenza umana e allo stesso tempo rappresentare il pensiero indubitabile, che non può essere sospettato di falsità o di incertezza.
La nozione di dubbio in Cartesio, è in primo luogo avere ragioni per dubitare, paradossalmente significa essere filosoficamente convinti che si deve dubitare.
Cartesio si chiede se è possibile o no costruire razionalmente un dubbio che mi permette di rimettere in discussione le verità matematiche. La risposta a tale quesito é: Si!
Il primo dubbio è una replica del dubbio sull'esistenza dei corpi che avevamo già, supponendo che tutta la nostra vita è un sogno. Qui in più immaginiamo che un Dio nostro creatore ci abbia creato in modo che noi sogniamo sempre.
Dio avrebbe potuto crearmi in modo tale da farmi ingannare anche in matematica (ipotesi del Dio ingannatore). Se Dio è onnipotente, non possiamo negargli questo potere di crearci così, ma Dio è buono e non mi ingannerà mai. Se Dio fosse così buono come dice il mio alter ego allora io non dovrei ingannarmi, ma io so dalla mia esperienza quotidiana di ingannarmi, dunque, ci dovrebbe essere un motivo per cui il mio inganno è compatibile con la bontà di Dio che riconosco. Se mi inganno qualche volta potrei ingannarmi sempre e Dio resterebbe buono visto che penso che sia buono anche se io mi inganno.
Se l'unico dubbio che io posso costruire per rimettere in questione la verità della matematica è che Dio onnipotente mi inganna, allora, è più semplice negare che esista un Dio e tenermi la verità della matematica.
L'io meditante risponde al suo alter ego (il quale gli pone di fronte l'obiezione atea) risponde che più io sono ignorante sulla mia origine e meno posso essere certo delle mie conoscenze.
L'ateismo è dunque una falsa soluzione in quanto toglie di mezzo Dio, ma non mi permette di spiegare da dove vengono le mie facoltà conoscitive.
Ad un certo punto della prima meditazione, compare il confronto fra il destino e il caso ( stoicismo ed epicureismo - nello stoicismo era presente l'idea secondo la quale c'è un destino che pervade l'intera natura; invece, per Epicuro gli atomi si combinano casualmente dando luogo a tutti gli eventi del mondo).
Già è difficile giustificare la verità delle miei conoscenze supponendo che esista un Dio, ancora più difficile sarebbe giustificare le mie conoscenze asserendo che io dipendo dal caso. Se dipendo dal caso non potrò mai essere sicuro della mia conoscenza perché non potrò mai dire che il caso mi può ingannare, anzi, l'origine della mia conoscenza si riscatterà in una serie di cause precedenti che non hanno nessuna giustificazione. Il destino è per sua essenza imperscrutabile!
In altri termini, si può asserire che il metodo del dubbio presuppone la costruzione di ipotesi dubitative: la più forte è quella del Dio ingannatore( potrebbe esistere un Dio onnipotente che mi inganna anche sulle mie conoscenze più evidenti).
Nelle ultime righe di tale meditazione, Cartesio aggiunge un ulteriore personaggio funzionale alla strategia del dubbio: si tratta del famoso genio maligno, una specie di sostituto del Dio ingannatore, un angelo cattivo "angelus malus" che ci vuole ingannare nelle nostre conoscenze( non in quelle matematiche in quanto non è il nostro creatore, non è lui che ci ha dato la mente) ma potrà condizionare i nostri giudizi e illuderci che il mondo sia reale; mentre invece ilo mondo non lo è.
Si tratta di un ulteriore rafforzamento dell'ipotesi del sogno.
Il risultato della prima meditazione è una sorta di solipsismo; esiste solo l'io meditante, un io senza corpo, senza mondo e senza Dio.
Rapporto fra la tesi del Dio ingannatore ( Dio che può tutto:inganno sistematico) e la teoria della creazione delle verità eterne.
Gli interpreti si sono chiesti qual'è il rapporto tra la tesi dell'inganno divino con la teoria della creazione delle verità eterne che rappresenta l'alba del pensiero metafisico di Cartesio ( inizia ad occuparsi di metafisica tra il '29 e il '30 facendo la grande scoperta che l'unico modo di pensare veramente l'onnipotenza di Dio è quello di supporre che da Dio dipenda lo stesso ordine delle verità, che non ci siano verità indipendenti dal voler di Dio).
La metafisica di Cartesio nasce con la teoria della creazione delle verità eterne.
Gli interpreti si sono spesso chiesti se la tesi della creazione delle verità eterne è la radice dell'intero pensiero metafisico di Cartesio oppure se è destinata a diventare marginale nelle meditazioni e perché.
Questa teoria rappresenta il massimo tentativo di Cartesio di elaborare una teologia razionale cioè una dottrina di Dio fondata su basi interamente filosofiche, oppure la crisi definitiva di ogni teologia in quanto nella terza meditazione si sostiene che l'idea di Dio è la più chiara e distinta di tutte.
Per tutta la teologia scolastica non si dà univocità razionale fra Dio e l'uomo; noi non possiamo conoscere con chiarezza l'essenza di Dio; di questa possiamo avere una conoscenza analogica ( una via di mezzo fra univocità e equivocità). Univocità significa che noi conosciamo Dio così come conosciamo il teorema di Pitagora, cioè possiamo fare dimostrazioni su Dio e questa sarà poi la sfida post- cartesiana del filosofo Spinoza. Equivocità era una sorta di scissione completa fra la conoscenza umana e Dio, una sorta di teologia negativa;possiamo solo dire ciò che Dio non è.
I rischi dell'equivocità che gli scolastici volevano evitare era rendere Dio talmente accessibile alla mente umana al punto di perdere il senso della sua trascendenza. Dall'altra parte, una teologia dell'equivocità, rende Dio talmente lontano dall'uomo da rischiare di non poter più fare di questo Dio un essere che poi sia degno di un culto religioso. Non si può più dire nulla di Dio, neppure che è buono.
Gli scolastici, per questo motivo avevano elaborato la terza via cioè l'analogia (tentativo di stare a metà strada tipico della mentalità medievale- scolastica).
Cartesio con la sua epistemologia dell'evidenza, innalzando il sapere matematico a modello del sapere ha travolto i tentativi degli scolastici in quanto ha chiesto per Dio la stessa chiarezza e distinzione che si dà per la matematica.
Dio dipende dalle verità o le verità dipendono da Dio? Se Dio dipende dalle verità è sottoposto a un fato, a un destino sul quale non potrebbe nulla; quindi non è Dio; dunque per forza, ad ogni costo si deve sostenere che le verità dipendono da Dio. Dunque la matematica dipende da Dio, da un certo decreto divino.
Questa tesi è paradossalmente assente in tutte le opere di Cartesio per motivi di tipo prudenziale.
Tesi di Guié: l'ipotesi del dio ingannatore è possibile soltanto se si suppone che Dio sia il creatore delle verità, che disponga delle verità liberamente e possa decidere di ingannare l'uomo perché da Dio dipendono le verità e la nostra conoscenza delle verità. Soltanto un dio creatore delle verità può modellare a suo piacimento le nostre idee creando questa sorta di inganno sistematico.( La tesi di Guiè è anche chiamata tesi dell'implicazione diretta).
Altri, come ad esempio Emanuela Scribano sostengono l'indipendenza logica tra la dottrina di Cartesio come è esposta nelle Meditazioni e la tesi della creazione delle verità eterne.
La tesi interpretativa di Emanuela Scribano ha una sua forza che dipende dal fatto che molto probabilmente ha scoperto che la tesi del dio ingannatore non è un'invenzione di Cartesio( ma era già presente nel pensiero del gesuita Suarez secondo il quale Dio poteva aver "truccato" le nostre idee).
Se veramente Cartesio avesse ripreso la tesi che era già presente in Suarez che non solo negava qualsiasi creazione divina delle verità, ma sosteneva l'opposto, cioè l'indipendenza delle verità rispetto a Dio; si avrebbe che la tesi del Dio ingannatore è pensabile anche negando qualsiasi potere di Dio sulle verità, anzi, anche sostenendo che le verità sono indipendenti da Dio.
Secondo Guiè, Cartesio sostiene che le verità sono create, contro Suarez, e solo per questo riesce a postulare la possibilità di un Dio ingannatore.
Il Dio ingannatore della Prima Meditazione non deve cambiare le verità eterne, ma deve costruire male la mente umana in modo da farci ragionare male e "truccare" le nostre conoscenze.
C'è un'indipendenza logica fra i due livelli della questione, sia che Dio crei le verità, sia che non le crei, ha comunque il potere di creare la nostra mente in accordo con le verità eterne oppure in modo tale che noi erriamo sempre anche quando crediamo di conoscere qualcosa di evidente e eternamente vero.
Dal punto di vista storico è legittimo pensare che le due tesi siano indipendenti e anche dal punto di vista logico, una è pensabile senza l'altra cioè posso pensare a un Dio ingannatore senza pensare a un Dio creatore delle verità.
Perché Cartesio nel '30 aveva fatto la scoperta della creazione delle verità eterne? Perché aveva capito che la matematica di per sé non era fondata. Questa scoperta ha portato alla nascita della metafisica cartesiana.
L'intento di Cartesio era quello di fondare la verità della matematica.
La tesi della creazione delle verità eterne e quella del Dio ingannatore pur essendo logicamente indipendenti una dall'altra, svolgono all'interno del pensiero di Cartesio la stessa funzione concettuale ossia quella di mettere in crisi l'auto evidenza della matematica.
Vi auguro una buona lettura!
4 commenti:
interessante l'ipotesi che esista solamente l'io meditante...ma se tutto ciò che è altro da me fosse solo sogno, inganno, rappresentazione ingannevole dei miei sensi...se non fosse ma solamente apparisse...prima o poi quest'inganno dovrebbe essere svelato...non ha senso ingannare qualcuno se questo non scoprirà mai di essere stato ingannato, non c'è soddisfazione...
nel tuo sito volo con la mente insieme a ciò che hai scritto te quindi in un certo senso voliamo con la mente, stiamo facendo un viaggio parallelo..viaggiamo nel mondo filosofico,,
Alessandro
In molti individui appare già come una sfrontatezza che abbiano il coraggio di pronunciare la parola "io". Per quanto mi riguarda "io" è una piccola parola che uso per contenere il mio egoismo che è tanto grande! Quindi non posso certo accettare di ridurre il mio "ego" al semplice aspetto meditativo, trascurando la percezione dei sensi, il corpo, il mondo, Dio, ecc.
Luigi
In molti individui appare già come una sfrontatezza che abbiano il coraggio di pronunciare la parola "io". Per quanto mi riguarda "io" è una piccola parola che uso per contenere il mio egoismo che è tanto grande! Quindi non posso certo accettare di ridurre il mio "ego" al semplice aspetto meditativo, trascurando la percezione dei sensi, il corpo, il mondo, Dio, ecc.
Luigi
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