Seconda Meditazione ( La mente umana e come la si conosce meglio che i corpi).
La seconda Meditazione inizia con la constatazione di questa tabula rasa che il meditante ha davanti agli occhi. Ha un inizio drammatico.
La via di uscita da questo mare di dubbi, che è stato sollevato in precedenza, è il famoso "cogito ergo sum" ( tengo a precisare che questa espressione non è presente nel testo delle Meditazioni, dove al contrario si trova l'espressione "ego existo, ego sum").
L'importanza del cogito è data dal fatto che esso rappresenta l'unica proposizione che resiste a ogni tipo di dubbio, è infalsificabile, nasce dalla sua stessa negazione (se dubito di esistere mentre penso, il fatto stesso di dubitare è prova evidente di esistere). Il cogito è anche la prima verità che troviamo (verità nel senso cartesiano, cioè qualcosa di cui non si può dubitare).Verità nel pensiero cartesiano significa corrispondenza tra ciò che pensiamo e la realtà delle cose.
Inoltre, bisogna tener presente che il soggetto pensante è la fonte di ogni conoscenza, è ciò da cui si parte, è la prima verità della filosofia.
Nel testo delle "Regole" il soggetto pensante aveva davanti a sé le nature semplici, le verità matematiche e quindi un oggetto precostituito. Qui questo oggetto non c'è più, è stato smantellato con la tesi del Dio ingannatore. Questa operazione di sottrazione e smantellamento dell'oggetto ha come scopo filosofico quello di far emergere la priorità del soggetto sull'oggetto.
La prima certezza è che io esisto. Lo scopo che Cartesio si propone è unire l'evidenza e la verità che lui stesso aveva drammaticamente scisso all'interno della prima Meditazione.
Adesso si scopre che c'è almeno una proposizione nella quale evidenza e verità si uniscono. Il cogito è evidente in quanto si presenta alla mia mente con la massima chiarezza e distinzione, è anche vero in quanto per pensare bisogna esistere. In questo senso per Cartesio il cogito ergo sum è il primo principio della filosofia ( questo viene asserito nell'opera intitolata "Discorso sul metodo" e non nelle "Meditazioni").
Il cogito è il primo principio in quanto tutti gli altri possibili oggetti della conoscenza sono stati smantellati nella prima meditazione.
Che Dio esiste lo si saprà nella terza meditazione,adesso sappiamo che io esisto , non posso non esistere mentre penso.
Il cogito è il primo principio nel senso epistemologico conoscitivo dell'espressione; Cartesio non divinizza l'io, non assolutizza il soggetto. Il soggetto di Cartesio è primo nel senso che è la prima cosa che conosco con verità.
In termini cartesiani si conosce prima la mente umana rispetto al corpo. Un cartesiano coerente che parla chiaramente dovrebbe asserire che non soltanto la mente è più facile a conoscersi che il corpo, ma che la mente è più facile a conoscersi che Dio perché so di esistere ancora prima di sapere se Dio esiste. Dio potrebbe non esistere, ma io esisto mentre penso.
So anche che cosa sono io che penso?
Cartesio sembra fornire due risposte diverse a questa domanda proprio all'interno della seconda meditazione.
Nel "Discorso sul metodo" (nella quarta parte dove c'era un riassunto anticipato delle "Meditazioni"), aveva asserito: "Penso dunque sono e sono una sostanza pensante, ciò di cui sono fatto è pensiero e non ha niente a che vedere con il corpo" (spiritualismo-- tesi secondo cui esistono degli esseri che sono soltanto pensiero e che quindi possono esistere indipendentemente dal corpo). Lo spiritualismo non è necessariamente immaterialismo (non esistono corpi, non esiste la materia e tutto ciò che esiste è immateriale ovvero spirito/pensiero. Tengo a precisare che tutti gli immaterialisti sono spiritualisti ma non tutti gli spiritualisti sono immaterialisti!
L'immaterialismo è una posizione assolutamente inaudita nella storia della filosofia prima di Cartesio ma che conosce un certo successo nel '700 e non in pensatori di secondo ordine ma in Berkeley, Leibniz e Newton.
Nella sesta meditazione, Cartesio dovrà dimostrare l'esistenza dei corpi (cosa che non è mai stata fatta da nessun filosofo).
Ritornando alla domanda: "So anche che cosa sono io che penso"?, Cartesio nella seconda meditazione fornisce due risposte apparentemente contraddittorie che hanno provocato ampi dibattiti.
1) non so che cosa sono;
2) so che cosa sono
Cartesio allude alla famosa tesi di origine epicurea /stoica dell'anima come materia ignea estremamente sottile che pervade l'intero corpo (concezione materialistica dell'anima). All'anima veniva attribuita la vita e si pensava che la vita dipendeva da questo fluido sottile di materia.
Per Cartesio la vita non dipende dall'anima e dalla mente ma è un fatto puramente meccanico. Vuole isolare l'essenza della mente/ del pensiero come nel caso di Dio e ritiene che per isolarla debba eliminare dal pensiero qualsiasi riferimento al corpo.
Il corpo dell'uomo per Cartesio è una macchina idraulica in cui il cuore è una sorta di motore dell'intero organismo che scalda il sangue e lo spinge nel sistema circolatorio.
La scoperta di Cartesio è che il pensiero- la mente non è diffuso/a nel corpo.
Negando che esista un corpo, l'unica cosa che posso asserire è che io esisto mentre penso. Io esisto proprio in quanto pensiero, io sono pensiero!
Dato che esisto soltanto mentre penso, se non pensassi più non esisterei.
In altri termini, si può proferire che sono una res cogitans (sostanza pensante).
Le due risposte fornite da Cartesio possono essere conciliate sostenendo che la prima affermazione (non so che cosa sono) è l'unica compatibile con la struttura logica delle "Meditazioni".
La risposta più coerente che Cartesio può fornire alla questione "so che cosa sono" è: non so ancora con certezza che cosa sono, per quanto ne so sono soltanto pensiero.
L'immaterialismo (ciò che mi appare come diverso da me in realtà è una proiezione del mio pensiero) e il materialismo (tutto è materia, compreso il mio pensiero) sono ipotesi ancora aperte.
La res cogitans che appare in questa meditazione non è corrisponde ancora alla sostanza pensante del "Discorso sul metodo", ma è ancora semplicemente una cosa che ha la proprietà di pensare. Non so ancora che cosa sia la res cogitans nella sua essenza.
Bisogna tener presente che l'ipotesi del Dio ingannatore è ancora aperta.
Il cogito resiste all'ipotesi del Dio ingannatore ma non l'abbatte.
1 commenti:
beh..."penso quindi sono" è un buon punto di partenza...oggi, tuttavia, sappiamo che il pensiero è legato al corpo (sempre che anche questo non sia un inganno di Dio) e che senza il corpo non avremmo la facoltà di pensare, dunque, sempre ipotizzando che i nostri studi non siano vittima di inganno, sappiamo di esistere anche inquanto corpo/materia... sbaglio?
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