" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

La filosofia e South Park

giovedì 17 febbraio 2011

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South Park, quando oscenità
e filosofia vanno a braccetto

 




ROMA (24 giugno) - E’ probabilmente il cartone animato più sboccato, irriverente, e scorretto sotto il profilo politico della storia della televisione. Eppure da dodici anni la serie di South Park ottiene un successo costante in America e negli altri paesi nei quali viene messa in onda. Perché ha il coraggio di infrangere tabù e di far da specchio alle mille contraddizioni di una società ipocrita e corrotta, ipotizzano gli illustri accademici coordinati da Robert Arp e autori dei saggi riuniti in South Park e la filosofia, in uscita in Italia per Isbn. 



Il volume, serio ma assai divertente, si fonda su un presupposto: South Park e i filosofi condividono lo stesso obiettivo, “scoprire la verità e rendere il mondo un luogo migliore in cui vivere”. Naturalmente i filosofi impiegano una strategia meno choccante di quella utilizzata nel cartone animato. Ma questo, precisa Arp, è un particolare di scarsa importanza.

Attraverso i quattro ragazzini protagonisti di South Park Trey Parker e Matt Stone, gli autori della serie, a giudizio dei filosofi vogliono “istruire le persone e fornire loro ogni strumento intellettuale per diventare saggi, liberi e buoni”. 

Un obiettivo ambizioso che, precisa William Young nell’intervento che apre il libro, li accomuna a Socrate e agli altri grandi pensatori della Grecia classica. South Park, del resto, si occupa di attualità, sia pure in maniera decisamente peculiare: in quasi duecento puntate Eric, Kenny, Stan e Kyle, gli alunni della scuola elementare dell’omonima cittadina del Colorado al centro della serie, hanno discusso di politica, di economia e di temi etici, suscitando spesso le ire di gruppi religiosi o di alcune minoranze etniche.

Integralismo e estremismo espressi in ogni forma rappresentano i principali bersagli di South Park. Ha chiarito in proposito in un’intervista Trey Parker: «Quello che diciamo nel programma non è niente di nuovo perché lo ascoltiamo di continuo in strada o nei bar. Quello che è fantastico è poterlo ripetere in televisione e vedere lo scandalo che suscita. Ai nostri occhi quelli che urlano da un lato o urlano dall’altro sono uguali, ma è bello stare nel mezzo e ridere di entrambi». Il cartone, in altre parole, affronta temi seri in maniera comica, come da secoli fa la commedia. 

La genialità del duo Parker e Stone, osservano i filosofi che commentano la serie, è stata accorgersi che ai nostri giorni si è aperta una nuova frontiera della trasgressione: infrangere il tabù di tutto ciò che viene ritenuto politicamente corretto.

«L’umorismo di Parker e Stone - spiega nel suo saggio Dale Jacquette - ricorda molto quello di Mark Twain. Quando si fissano su qualcosa, lo fanno davvero sino in fondo. Vogliono soprattutto usare il forum delle loro avventure animate per aprire un dialogo provocatorio su religione, sesso, violenza, morte, sul significato della democrazie o della vita e altre controversie che animano il dibattito pubblico americano tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI. Le loro storie illustrate lanciano una nuova sfida agli standard convenzionali della civiltà, della proprietà e del buongusto. Certo, l’umorismo non funziona sempre. Ma i due hanno una difesa ragionevole e ben strutturata: cosa vi aspettate da un gruppo di ragazzini confusi di terza elementare che si limitano a imitare il comportamento degli adulti che li circondano?».

Niente di più errato, dunque, che ritenere South Park solo una serie all’insegna di una rozza animazione (voluta dagli autori), con dialoghi all’insegna del turpiloquio e pieni di battute di cattivo gusto espresse con giovanile volgarità. In realtà, concordano tutti i filosofi coordinati da Arp, sotto la superficie si nasconde una sofisticata critica sociale capace di dar conto degli stessi principi cari a Karl Popper. A beneficio di chi, poi, dovesse chiedersi se è lecito scrivere dotti saggi filosofici prendendo spunto da icone della cultura popolare, gli studiosi replicano decisi: anche Sofocle e Shakespeare ai loro tempi erano cultura popolare. Certo, ammettono, la qualità artistica non è esattamente la stessa. Ma in ogni caso, sottolinea Henry Jacoby, «noi riteniamo la serie di South Park abbastanza profonda e certamente abbastanza divertente da giustificare seria attenzione».

Fonte: http://www.ilgazzettino.it/articolo.php ... SPETTACOLO



«Fatti da parte, Kant. South Park e la filosofia incarna un nuovo imperativo categorico: Leggi questa raccolta, ridi, e ragiona»
REASON MAGAZINE











«Se questo libro non riesce a fare interessare le nuove generazioni alla filosofia, siamo fregati»
SKEPTIC MAGAZINE













6 commenti:

Anonimo ha detto...

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