In tutte le epoche sono esistite donne filosofe, eppure il loro pensiero è passato sotto silenzio o è stato trasmesso solo in maniera frammentaria.
Gli stessi filosofi uomini, da Platone a Rousseau, da Aristotele a Schopenhauer (ma la lista sarebbe lunghissima) non hanno mancato di manifestare apertamente le loro attitudini misogine, finendo per fomentare l’idea della donna come essere umano poco incline all’attività razionale e all’attività filosofica e perennemente incline e sopraffatto dalla sensibilità e dall’emotività. Come rappresentazione non fa una piega: riesce a spiegare bene perchè, nel corso della storia, alle donne è stata tolta la parola, perchè è stato negato loro l’accesso all’istruzione e alla cultura, perchè è stato negato loro diritto alla proprietà, diritto al voto etc…
Chiaramente, c’è qualcosa che non va in questa rappresentazione. Non si tratta solo d’ingiustizia, si tratta di superficialità. E’ una rappresentazione a senso unico. E’ come un monologo tra stesse voci. E le altre voci dove sono? Le donne hanno sempre filosofato, hanno sempre esercitato attività razionale e, se hanno avuto la fortunata possibilità di studiare, hanno studiato con dedizione tutte le scienze pure e applicate. Le filosofe sono sempre esistite ma la loro voce nella storia della filosofia è molto flebile per non dire inesistente.
LE DONNE FILOSOFE NELL'ANTICHITA'
Secondo quanto ci viene tramandato, è nell'ambito della scuola pitagorica (VI sec. A.C.) che le donne fecero la loro prima apparizione come seguaci e praticanti di filosofia. Giamblico (251-325 d.C.), nella sua Vita pitagorica, parla di ben 17 discepole di Pitagora!
Aspasia |
Intorno al 440 a.C., si distinse Aspasia di Mileto, che fu l'amante di Pericle e la sua casa fu il centro della vita letteraria e filosofica
dell'Atene del V secolo.
La tradizione antica, proveniente per lo più dalla commedia attica, ha visto in lei un’etera e un’ammaestratrice di ragazze da avviare alla stessa professione; ma altre fonti ci parlano di lei come riconosciuta maestra di retorica e intellettuale.
Secondo una recente ipotesi di Peter J. Bicknell, Aspasia sarebbe giunta in Atene al seguito di Alcibiade il vecchio come sorella nubile della moglie del nobile ateniese; Pericle, anch’egli appartenente alla famiglia degli Alcmeonidi:
l’avrebbe allora incontrata semplicemente frequentando il proprio clan familiare, senza dover pensare a un adescamento in ambienti di malaffare.
Plutarco nella Vita di Pericle ci trasmette la testimonianza antica più consistente su Aspasia; riporta la cattiva fama proveniente dai comici,ma affianca anche la testimonianza delle fonti del circolo socratico, Eschine di Sfetto, Antistene e lo stessoSocrate, secondo cui Aspasia insegnò la retorica a Pericle e a molti ateniesi di spicco e fu unita a lui da un legame forse anticonformista ma sicuramente solido e mal conciliabile con l’ipotesi dell’eterismo; Plutarco riporta anche la tradizione di un processo per empietà che coinvolse Aspasia, della cui storicità è lecito dubitare poiché non ha lasciato traccia nelle fonti storiche che trattano il periodo.
Socrate in questi brani usi una terminologia che ricorda quella del grande sofista Gorgia fa pensare che Aspasia sia stata allieva del grande maestro siciliano, da cui avrebbe mutuato l’amore per la parola, la consapevolezza del suo enorme potere di persuasione, sia nei rapporti privati che nella sfera politica. Eschine di Sfetto le dedicò un dialogo che portava il suo nome; qui Socrate consiglia un ricco ateniese, Callia, di mandare suo figlio a scuola da lei; di fronte allo scetticismo del padre di avere una donna come insegnante per il figlio, Socrate citava esempi di virtù dimostrata da donne famose nell’antichità.
Nell’opera di Senofonte Aspasia è citata da Socrate che la ricorda come sua maestra nei Memorabili, e come la donna più adatta per la formazione delle future spose nell’Economico; il fatto che
Un frammento dell’Aspasia di Eschine, giunto a noi tramite Cicerone e Quintiliano, che lo consideravano un modello classico del procedimento argomentativi dell’induzione, Aspasia interroga successivamente la moglie di Senofonte e Senofonte stesso; il tema è se preferire cose più belle appartenenti ad altri rispetto a quelle che si hanno; arrivando al dubbio se è lecito preferire anche i partners degli altri, Aspasia conclude che tutti ricercano per sé il partner migliore in assoluto, ma che la ricerca è vana se non è accompagnata anche da un perfezionamento individuale, poichè la ricerca del partner migliore è reciproca negli amanti. Antistene invece probabilmente avversava il sapere e il modo di vivere di Aspasia; nei frammenti rimasti della sua Aspasia attacca violentemente i due figli di Pericle e della prima moglie, Santippo e Paralo, che conducevano vita dissoluta, e lo stesso Pericle; egli infatti aveva in spregio l’amore e il piacere.Platone nel Menesseno fa recitare a Socrate un discorso retorico che egli dice fosse composto da Aspasia; l’intenzione è di parodiare un genere, l’orazione pubblica, che Platone aborre per la sua mancanza di riferimento al vero e vuoto esercizio di parole; ma proprio attaccando Aspasia e il suo genere di retorica egli ci consente di evidenziare, se si confronta questo discorso con altri dello stesso genere pervenuti di Lisia, Demostene, Iperide, Isocrate, la fiducia di Aspasia nel potere della parola, la sua capacità di creare un grande affresco mitico sullo sviluppo della potenza ateniese, il legame che essa dichiara con gli antichi poeti encomiastici (Pindaro su tutti), in una prospettiva per cui l’antico legame della parola con la divinità serve ormai a guidare uno stato e ad esercitare non più un potere sacrale ma pubblico e civico. Sinesio di Cirene nelDione ci testimonia una fondamentale intuizione di Aspasia: che l’esercizio del’arte della parola e della filosofia non sono tra loro incompatibili; egli dice che lo stesso Socrate, attendendo la morte in carcere, iniziò a poetare, testimoniando che il Vero e il Bello non sono categorie inconciliabili, come vorrà tutta la tradizione filosofica posteriore, ma due aspetti di una stessa elevazione dell’anima il cui nesso è ancora l’eros, tema su cui Aspasia è ancora una volta maestra (erotodidaskalos).
Tra le donne che fecero professione di filosofia incontriamo Diotima, sacerdotessa di Mantinea. E' famosa perché viene soprattutto ricordata in un dialogo platonico, il Simposio (201 d - 212 c), in cui Socrate dice di aver appreso da lei la teoria dell'amore.
Diogene Laerzio ci parla di Ipparchia, che aderì alle teorie dei Cinici. Di lei viene esaltata la grande cultura filosofica e l'eleganza del ragionamento, paragonandola addirittura a Platone.
Piuttosto discussa è la figura di Leonzia (Leonzio o Leontina), forse cortigiana di Epicuro, si dice abbia scritto un'invettiva contro un altro celebre filosofo, Teofrasto.
Piuttosto discussa è la figura di Leonzia (Leonzio o Leontina), forse cortigiana di Epicuro, si dice abbia scritto un'invettiva contro un altro celebre filosofo, Teofrasto.
Ipazia |
Comunque, la più rilevante figura di filosofa che viene tramandata dall'antichità greca è quella di Ipazia, di tendenze neoplatoniche, morta verso il 415 d.C. Fu figlia del matematico e astronomo Teone di Alessandria e si interessò lei stessa di scienze. Si recò ad Atene ed ebbe una notevole influenza negli ambienti filosofici unificando il pensiero matematico col neoplatonismo. Di religione pagana, ma fautrice della distinzione e autonomia fra filosofia e religione, acquistò prestigio anche negli ambienti politici, frequentando il prefetto romano Oreste. Ciò le attirò il rancore degli ambienti cristiani e un giorno Ipazia fu aggredita per strada e uccisa da un gruppo di fanatici. L'episodio della drammatica morte della donna ha colpito scrittori di diverse epoche: il più recente è stato Charles Péguy (1873-1814),che l'ha immortalata come l'ultima e pura erede del pensiero greco.
Plotina |
Nel mondo romano vi fu ad esempio Plotina, consorte dell'imperatore Traiano (53-117 d.C.), che fu seguace della scuola epicurea e ne favorì il rilancio a Roma.
L'EPOCA MODERNA
Dopo il Medioevo, in cui ci furono alcune figure notevolissime che però sarebbe il caso di considerare tra le donne scienziate (per adesso le citerò soltanto: Trotula de Ruggiero, Ildegarda di Bingen, Rebecca Guarna), arriviamo al Cinquecento e al Seicento con Cristina di Lorena (1565-1636) e Elisabetta di Boemia (1618-1680).
Cristina di Lorena |
Elisabetta di Boemia |
La prima fu famosa, tra l'altro, per essere stata la destinataria delle lettere di Galilei, denominate in seguito Lettere copernicane: in esse Galilei voleva mostrare a Cristina come le sue idee non fossero in contrasto con la Bibbia.
Molto più rilevante, dal punto di vista filosofico, fu lo scambio epistolare fra la bellissima principessa del Palatinato, Elisabetta, e il filosofo francese Cartesio. I due si scrissero dal 1643 al 1649: il carteggio a noi pervenuto comprende 26 lettere della principessa e 33 del filosofo. In genere il contenuto degli scritti di Elisabetta viene sottostimato, a vantaggio delle idee del filosofo, mentre in realtà Elisabetta pone delle questioni che mettono in difficoltà il celebre pensatore. Elisabetta era ad esempio poco persuasa della soluzione data da Cartesio al rapporto fra l'anima e il corpo:
"Io confesso che mi sarebbe molto più facile concedere all'anima la materia e l'estensione, piuttosto che dare a un essere immateriale la capacità di muovere un corpo o di esserne mosso."
In un'altra lettera, Elisabetta pone acutamente in dubbio la possibilità che l'anima , in quanto separata dal corpo, possa con l'esercizio della sola volontà raggiungere la "beatitudine". Insomma, nel complesso delle lettere della principessa emerge un vigile ed acuto senso critico che non si lasciava facilmente convincere dalle opinioni di un filosofo celebre e rispettato da tutti.
Lucrezia Marinelli |
Di grande rilievo è l'opera filosofica e letteraria di Lucrezia Marinelli (1571-16 ), figlia di un medico e filosofo di orientamento aristotelico. Compose diverse opere letterarie ed un poema epico-cavalleresco, ma lo scritto principale che a noi interessa particolarmente è La nobiltà e l'eccellenza delle donne co' difetti et mancamenti degli uomini (1601).
In essa l'autrice parte da una analisi approfondita dei testi antichi (Platone, Aristotele, Plutarco ecc.) e conclude per la sostanziale eguaglianza fisica e metafisica fra uomo e donna postulata dai grandi filosofi. Si sofferma anche sul mito delle Amazzoni porta ulteriori elementi a sostegno della tesi della parità uomo-donna. La parte più suggestiva del testo è quella relativa alle donne protagoniste della storia della letteratura e del pensiero. Il fine del discorso non è mai moraleggiante bensì è quello di argomentare rigorosamente la tesi della parità e dell'eccellenza delle donne anche in campo intellettuale.
Solo un cenno a due altre figure interessantissime: Suor Juana Inés de la Cruz (1648-1695) e Margaret Cavendish, Duchessa di Newcastle (1624-1674). La prima fu, nel Messico del Seicento, una figura eccezionale di poetessa, filosofa, letterata di spicco, che si fece religiosa solo per seguire la sua autentica vocazione, quella della scrittura e dello studio.
La seconda fu, nel suo tempo, un genio incompreso: scrisse versi, pensieri, commedie, orazioni ecc. Amava scrivere sugli argomenti più disparati : si interrogava sul perché i cani felici agitino la coda, sulla storia dei monasteri inglesi, sulle virtù delle fate, e si chiedeva se i pesci sanno che il mare è salato.
La seconda fu, nel suo tempo, un genio incompreso: scrisse versi, pensieri, commedie, orazioni ecc. Amava scrivere sugli argomenti più disparati : si interrogava sul perché i cani felici agitino la coda, sulla storia dei monasteri inglesi, sulle virtù delle fate, e si chiedeva se i pesci sanno che il mare è salato.
Cristina Trivulzio di Belgioioso |
Arriviamo infine all'Ottocento e alla figura eccezionale di una italiana, Cristina Trivulzio di Belgioioso (1808-1871). La sua vita ha attraversato la storia italiana dall'età della Restaurazione fino all'unificazione. Ella fu una storica e una filosofa di ottimo livello. Nel 1843 pubblicò in 4 volumi il Saggio sulla formazione del dogma cattolico, nel 1844 scrisse l'Essai sur Vico e tradusse in francese la Scienza Nuova. Fondò inoltre diverse riviste culturali, pubblicò saggi storici e partecipò attivamente alla vita politica risorgimentale. Nella sua opera del 1843 fornisce una interpretazione liberale del cristianesimo in quanto dottrina della progressiva redenzione umana attraverso la storia: si dichiara quindi contraria ad ogni tesi di tipo agostiniano o giansenistico che postuli l'eternità del male e del peccato.
Un discorso a parte merita il saggio Della condizione delle donne e del loro avvenire (1866): la donna italiana è sempre stata - secondo la Belgioioso - una donna attiva e generosa, nella vita domestica come, quando ha potuto farlo, in quella pubblica. Perché allora vige la massima della inferiorità femminile? La Belgioioso si contrappone alle femministe riformatrici in quanto vogliono destrutturare l'ordine sociale senza proporre, a suo avviso, alcuna alternativa. Nell'Italia che ha raggiunto a stento una ancora precaria unità nazionale, riforme troppo radicali sarebbero pericolose e premature. Bisogna piuttosto che le donne rimangano per lo più, nei loro ruoli tradizionali, svolgendoli al meglio e con quello spirito costruttivo che le ha sempre contraddistinte. Su questa base le donne del futuro potranno costruire, forse, una diversa e più piena forma di felicità.
EDITH STEIN (1891-1942).
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SIMONE WEIL (1909-1943).
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HANNAH ARENDT (1906-1975).
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Hannah Arendt |
Dal punto di vista filosofico, le sue opere più importanti furonoPirro e Cinea (1944), Per una morale dell'ambiguità (1947) e anche Il secondo sesso (1949), il suo scritto forse più famoso, opera composita tra saggio e trattato. Scrisse anche molte opere di narrativa,tra cui ricordiamo: Memorie di una ragazza per bene,I Mandarini, Una morte dolcissima, La terza età (che è un acuto saggio sulla vecchiaia) ecc.
Per la pensatrice francese, teoresi e racconto non possono e non devono essere divisi. A spingere la de Beauvoir verso il suo peculiare stile di pensiero fu, da una parte, l'influsso dell'esistenzialismo, dall'altra la sua condizione di donna le suggeriva questa come la via più giusta per inserirsi nella cittadella dei filosofi senza smarrire la propria identità di donna e di persona. La sua prima importante opera filosofica fu Per una morale della ambiguità ,in cui dava la sua versione dell'esistenzialismo. Per lei l'esistenzialismo è una filosofia della libertà, come il portatore di una nuova etica tanto nella sfera pubblica che in quella individuale. E' una filosofia dell'impegno, che vede uniti mondo e individuo e che postula che la liberazione dell'uomo non può essere trovata nel solipsismo o nell'egoismo, per non essere illusoria, ma solo affrontando e sciogliendo il nodo del rapporto Io-mondo, Io-altri. Oggi noi "siamo liberi e oggi dobbiamo salvare la nostra esistenza… non rinviare la soluzione dei problemi e dei conflitti dell'umanità a un Paradiso di là da venire… in cui tutti sarebbero riconciliati nella morte". L'esistenza è ambigua non assurda , come sosteneva Albert Camus (cfr. i saggi Il mito di Sisifo, L'uomo in rivolta , e il racconto Lo straniero). Il senso non manca, il senso va continuamente riconquistato. L'uomo muove da una situazione di "insicurezza ontologica" che lo pone in una relazione strutturale ma ambigua col mondo e con gli altri. "Per conseguire la verità del suo essere, l'uomo non deve tentare di dissipare l'ambiguità del suo essere, ma viceversa accettare di realizzarla: egli si congiunge a se stesso solo nella misura in cui acconsente a rimanere a distanza da se stesso". Se un uomo vive, al di là di ciò che afferma, vuol dire che c'è qualcosa che lo tiene legato all'esistenza: ebbene, questo qualcosa gli impone di giustificare autenticamente sé e il mondo. Problema etico e problema politico sono due facce della stessa medaglia. La morale non fornisce ricette, può proporre soltanto dei metodi. Il Bene non è qualcosa che possa essere deciso a priori. L'esistenza concreta sfugge alla categorizzazione. Per l'ambiguità ontologica, il rapporto fra contenuto e senso di una azione va verificato caso per caso: la situazione decide la sorte di ogni valore. La verità, il benessere sono relativi alle situazioni, non può darsi una morale astratta come quella degli Stoici. Ciò non significa affatto che "poiché Dio è morto tutto è lecito". Anzi è vero il contrario : nulla è lecito se non è giustificato. Bisogna che ogni singolarità non contraddica l'universalità, che ogni impresa sia aperta alla totalità degli uomini.
Il secondo sesso è diviso in quattro parti: nella prima si analizza l'essere-donna dal punto di vista naturalistico, delle scienze. La scienza ci può rivelare la realtà materiale della donna ma non ci dice cosa deve essere una donna né che cosa può essere una donna. La verità esistenziale della donna non può venire dedotta dalle scienze, pena il riduzionismo o il biologismo. La seconda sezione affronta l'essere donna dal punto di vista della storia: su base storica, la donna è stata una "presenza-assenza", una presenza reale assente alla storia che è storia scritta e fatta dagli uomini, dal sesso maschile. Tranne alcune importanti eccezioni, la donna è stata ciò che l'uomo ha voluto che fosse. La terza parte è dedicata allo studio della immagine della donna proposta dai miti più antichi fino all'immagine femminile creata dalla letteratura. La quarta parte, infine, è una analisi del "vissuto" femminile, descritto in forma evolutiva attraverso le varie età della vita, dall'infanzia alla vecchiaia. La condizione femminile del presente è, per la de B., quella di una astratta eguaglianza contrapposta ad una concreta ineguaglianza. Le donne hanno di fatto raggiunto il pieno inserimento nella società: non è quindi più il momento delle rivendicazioni generali o delle battaglie di principio, ma bisogna che la donna scenda nell'individuale e approfondisca la conoscenza di se stessa. Conoscere se stessa è per una donna una prassi difficile. Tutte le identità che le vengono proposte dalla cultura ufficiale sono identità alienanti, che la mortificano, che registrano il suo stato di assenza culturale, di minorità sociale. La donna deve rifiutare di essere l'Altro dell'identità maschile e pagare il prezzo che questa scelta comporta. Nella storia della specie umana, la preminenza è stata accordata non al sesso che genera ma al sesso che uccide. L'uomo ha il "coraggio" di uccidere e di farsi uccidere, ha la spinta ad utilizzare attrezzi e a lavorare, a trascendere se stesso e la natura, e fonda così il complesso dei valori della civiltà. Di fronte ad essi la donna non ha mai opposto dei "valori femminili". Si è limitata a modificare la propria posizione in seno alla coppia e alla famiglia. Ma la donna oggi può provare a cercare la strada per la sua libertà. Una libertà che la pone in questione come individualità ,come questa donna qui, come "Io donna". E' una libertà difficile. Il binomio lavoro + diritto di voto non è la formula per la libertà. Solo infatti per un ristretto numero di privilegiate l'attività lavorativa porta con sé l'autonomia economica e sociale. La sintesi fra femminilità e libertà, fra femminilità e soggettività è ancora un problema aperto. In conclusione, la verità della donna non si può ancora fissare in un concetto o cogliere in forma definitiva ma solo "raccontare". Alla donna tocca decidere che cos'è la donna. La donna, dopo aver svelato la realtà della propria condizione, deve adesso viverla, ridefinirla. Un momento importante in questa ricerca di identità sarà costituito dai rapporti con l'altro sesso. Ma sul futuro dell'identità femminile e sul rapporto fra i sessi la de B. non intende azzardare pronostici.
Nel 1970, S. de B. si è posta il problema di sondare filosoficamente il mondo della vecchiaia (cfr. La terza età). Certo è che la vecchiaia diventa problema solo in una società che ha mitizzato la giovinezza: è dal dopoguerra che qualcosa di simile è accaduto. In primo luogo, la vecchiaia non è un elemento necessario della vita, nel senso che si può morire prima come si può essere uomini appieno senza aver fatto esperienza della senilità. Ciò che è rilevante è che, attraverso una analisi della vecchiaia, è possibile cogliere quelli che sono i nodi non risolti della vita sociale ed i veri e propri mali di un sistema culturale: un sistema che svuota la vita stessa di valore e di significato e che quindi attua una "scandalosa politica della vecchiaia" fin dai primi anni. una civiltà che si interessa dei giovani come dei vecchi solo per i suoi fini, che tiene la gran massa dei vecchi sul limite dell'indigenza, come la massa dei giovani su quello della disoccupazione, è un fallimento. E tutti i sistemi sociali contemporanei hanno fallito su questo piano, creando nei vecchi una nuova categoria di emarginati, accanto ai poveri, agli immigrati da altri continenti, ai malati di mente.
De MARTINO-BRUZZESE, Le filosofe, Liguori Editore, Napoli 1994.
ZAMBONI, La filosofia donna, edizioni Demetra 1997.
E.STEIN, Essere finito e essere eterno, Città Nuova Editrice (ha una sezione dedicata alle opere della Stein).
S.WEIL, Quaderni, edizioni Adelphi .
H.ARENDT, Vita activa. La condizione umana, Saggi Tascabili n.41 Bompiani.
H.ARENDT, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunità.
H.ARENDT, La banalità del male, Saggi Feltrinelli.
S. de BEAUVOIR, Il secondo sesso, Edizioni Il Saggiatore.
S. de BEAUVOIR, La terza età, ediz. Einaudi (in Einaudi ci sono molte altre opere della de Beauvoir).
ZAMBONI, La filosofia donna, edizioni Demetra 1997.
E.STEIN, Essere finito e essere eterno, Città Nuova Editrice (ha una sezione dedicata alle opere della Stein).
S.WEIL, Quaderni, edizioni Adelphi .
H.ARENDT, Vita activa. La condizione umana, Saggi Tascabili n.41 Bompiani.
H.ARENDT, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunità.
H.ARENDT, La banalità del male, Saggi Feltrinelli.
S. de BEAUVOIR, Il secondo sesso, Edizioni Il Saggiatore.
S. de BEAUVOIR, La terza età, ediz. Einaudi (in Einaudi ci sono molte altre opere della de Beauvoir).
14 commenti:
Complimenti alla realizzatrice!
Davide
Non si parla spesso di queste donne che invece hanno parlato..utile di sicuro, una visione del modo più integra
Alessandro
Complimenti elisa per il sito che hai costruito, è come aver costruito e aver gettato delle fondamenta solide x il pensiero filosofico.....
Continua così e ricorda...
"Che tu creda di farcela o che tu creda di non farcela avrai sempre ragione...H.Ford"
Complimenti elisa bel sito veramente emozionante leggerti ok? Mauro
ho notato una nota di femminismo fra le righe di questo articolo. penso ci siano molte persone che in tutti i campi hanno fatto cose eccelse ma che non siano ricordate ai giorni nostri, uomini o donne che siano. del resto non è un libro quello che nessuno compera: questa scelta sta più nella sensibilità dei singoli lettori che nella disponibilità sul "mercato". interessante la panoramica sulle filosofe, molte delle quali non conoscevo!
fungoatomico(...)
Chissà se diventerai mia musa un giorno..un bacio fata
A.
questa musica di sottofondo credo sia solo il brillare dei tuoi occhi..
Alessandro
come una rosa sboccia allo stesso modo una te hai fatto sbocciare questo blog..complimenti
complimenti per il blog... molto interessante... spero tu lo tenga sempre aggiornato.. un bacino.. :*
Complimenti!!!!!!
Complimenti per il sito.
Completo chiaro e bello. Un buon approccio per coloro i quali vogliono interessarsi di Filosofia.
Complimenti davvero.
Diego
complimenti elisa.. blog carino.. molto curato.. e ricco di "amore per la sapienza".. ;) bacino.. fra.. ;)
ho guaredato questa pagina....la csoa mi sembra interessante e spero di capirer bene.,...il senso di essere uomo
Marvy
ciao a tutti...viva la vita e viva le donne
Marvy
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