" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Al-Gazali: gli errori dei filosofi

martedì 8 marzo 2011

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"La salvezza della perdizione" è un breve scritto composto da Al-Gazali fra il 1106 e il 1109 a distanza di almeno 12 anni dalla crisi intellettuale e morale che lo aveva indotto ad abbandonare l'insegnamento. Scritto in prima persona, esso è anche un racconto di conversione e adesione al sufismo come modello di una vita protesa alla ricerca della verità. Per questo aspetto è stato talora paragonato, da studiosi occidentali, alle "Confessioni" di Agostino. Dietro l'involucro della narrazione autobiografica si cela, tuttavia, un dominante intento polemico e apologetico, che emerge chiaramente nelle pagine volte a mostrare come la filosofia, nelle sue manifestazioni fondamentali, non può essere la via che conduce a Dio. Ciò non significa che essa non debba essere studiata attentamente, perché soltanto una conoscenza approfondita di essa può consentire di cogliere gli errori dei filosofi e confutarli.



Ero convinto che una persona non può capire dove pecca una scienza se non la conosce tanto da essere essenzialmente alla pari del più dotto dei suoi cultori; essa, anzi, deve superare costui, andare oltre il suo grado di conoscenza, sondare il fondo e le crepe che il possessore di questa scienza non ha sondato. Allora è possibile che corrisponda a verità in quanto asserisce circa i difetti riscontrati. Ma io non ho visto alcuno dei dotti musulmani mettere cura ed impegno in un compito del genere. Non c'erano nei libri dei cultori di teologia passi in cui essi si fossero occupati di confutare i filosofi, salvo frasi involute e sparse qua e là, con tali evidenti contraddizioni e sbagli da non essere presumibile che possa restarne ingannata persona d'intelligenza comune, tanto meno persona che pretenda di conoscere le sottigliezze delle scienze.
Mi resi quindi conto che confutare una dottrina prima di averla compresa e conosciuta a fondo significa procedere alla cieca. Perciò mi accinsi con impegno ad acquisire quella scienza dai libri mediante la sola lettura, senza cercare l'aiuto di un maestro. Mi dedicai a questo studio nelle ore lasciatemi libere dal lavoro di redazione delle mie opere e dall'insegnamento delle scienze giuridiche. Ero oberato di lavoro causa l'insegnamento, dovendo in Baghdad rendermi utile a trecento studenti. Dio però mi concesse di acquisire a fondo la sola lettura in quelle ore sottratte al lavoro, in meno di due anni, le scienze dei filosofi. Poi continuai con assiduità, dopo averle comprese, a meditarle per un anno circa, a tornarci sopra, a riprenderle in esame, a scrutarne le crepe e il fondo finché mi resi conto, in modo da non avere più dubbi, di quanto in esse era inganno e confusione, accecamento di verità e suggerimento di fantasticherie.
Presta ora ascolto a quel che ti esporrò circa il contenuto e il risultato delle scienze dei filosofi, giacché io ho visto che essi sono distribuiti in più categorie e le loro scienze si dividono in vari rami; ma essi; malgrado le loro tante categorie sono tutti da tacciare di miscredenza e ateismo, anche se esiste fra antichi e più antichi, fra ultimi e primi grande diversità quanto alla loro maggiore o minore distanza dalla verità.


Le categorie dei filosofi


Sappi che i filosofi, malgrado il numero delle loro scuole e le varietà dei loro sistemi, si dividono in tre categorie: Materialisti, Naturalisti, Teisti.
1) I Materialisti sono tra i più antichi. Essi rinnegano il Fattore provvedente, il Sapiente onnipotente. Sostengono che il mondo è sempre esistito così come è, per se stesso, e senza un fattore; che l'animale è sempre nato da sperma e lo sperma dell'animale. Così fu e così sarà sempre. Costoro sono gli atei per eccellenza.
2) I Naturalisti sono gente che ha fatto molte ricerche sul mondo della natura, sulle stupefacenti doti degli animali e delle piante, ha profondamente studiato la dissezione delle membra e degli organi degli animali. Quindi essi hanno constatato in queste tante cose meravigliose opera di Dio, e tante cose straordinarie frutto della Sua saggezza de essere costretti a riconoscere l'esistenza di un Creatore saggio, conoscitore a fondo delle cose e dei loro fini. Nessuno studia accuratamente l'anatomia e le mirabili funzioni delle membra e degli organi senza necessariamente venire a conoscere quanto perfetta è stata l'opera dell'Artefice nel dare struttura all'animale e specialmente all'uomo.
Senonché a costoro per le loro molte ricerche sulla natura è sembrato che l'equilibrio degli umori eserciti grande influsso sulla costituzione delle facoltà dell'animale e hanno ritenuto che la facoltà intellettiva nell'uomo dipende anch'essa dal suo temperamento e viene annullata annullandosi questo, di modo che l'uomo finisce nel nulla. Di conseguenza, siccome egli finisce nel nulla, è inconcepibile, secondo la loro asserzione, che l'inesistente possa essere riportato all'esistenza.







Quindi si sono spinti fino a dire che l'anima muore e non torna in vita, hanno negato l'Aldilà e disconosciuto Paradiso e Fuoco, Risurrezione e Rendiconto. Non c'è più, secondo loro, retribuzione per l'obbedienza a Dio, né castigo per la ribellione a Lui.Quindi, restati senza freno, questi naturalisti si abbandonano, come animali, agli appetiti. E sono anch'essi degli atei (zindiq) perché la base della fede è credere in Dio e nell'Ultimo Giorno ed essi hanno negato l'Ultimo Giorno, anche se credono in Dio e nei Suoi attributi.
3) I Teisti sono gli ultimi venuti. Fra esse sono, ad esempio, Socrate, maestro di Platone, e Platone, maestro di Aristotele, e Aristotele che con loro vantaggio ha dato assetto alla logica, ha revisionato le scienze, ha precisato quanto prima non lo era e ha portato a maturazione scienze ancora acerbe. I Teisti, in generale, han respinto le dottrine delle due prime categorie, quelle dei Materialisti e dei Naturalisti e, col mettere in luce i vergognosi errori di questi, hanno apportato di che esimere gli altri da un tale compito. "Dio risparmiò ai credenti di combattere" col fatto che si combatterono gli uni gli altri.
Aristotele inoltre confutò Platone e Socrate e i teisti  che lo avevano preceduto attaccandoli senza mercé fino a che si separò da loro tutti, senonché lasciò anche sopravvivere della loro abietta miscredenza ed eretica innovazione resti dai quali non era riuscito a liberarsi. E' necessario quindi giudicare infedeli quei filosofi e così pure quanti li seguono dei sedicenti filosofi "musulmani" come Ibn Sina, Al Farabi e altri.
Però nessuno dei cultori musulmani di filosofia si è tanto curato di trasmettere la scienza di Aristotele come i due suddetti. Quello che gli altri hanno trasmesso è tanto poco scevro di incertezza e confusione che chi legge ne ha la mente turbata al punto da non capire.
E una cosa che non si capisce come la si può confutare o accettare? Tutto quanto nella trasmissione di Ibn-Sina e Al-Farabi è, secondo noi, autentica filosofia di Aristotele, si può sommariamente dividere in tre parti: una è da giudicare miscredenza, la seconda è da giudicare eresia, la terza non deve essere rigettata del tutto. La via dell'esperienza mistica rimane da allora linea dominante nel corpo della filosofia islamica: un documento rilevante è costituito dall'opera di Sohravardi.


Analisi:




Nella sua opera di confutazione dei filosofi Al-Gazali rivendica una posizione di primato entro la cultura musulmana: chi confuta una dottrina deve avere una conoscenza di essa superiore a quella di chi l'ha formulata; quest'ultimo, infatti, non si è reso conto degli errori nei quali è caduto, altrimenti li avrebbe evitati. Chi confuta, invece, grazie alla sua superiore conoscenza, è in grado di metterli in luce.




Al-Gazali presenta se stesso come un autodidatta nello studio della filosofia, ma si premura immediatamente di precisare che l'acquisizione di queste conoscenze gli è stata resa possibile dall'aiuto di Dio.
La tripartizione (materialisti, naturalisti e teisti) è probabilmente fondata su manuali dossografici antichi, che classificavano i filosofi per correnti e ne esponevano le dottrine; manuali di questo genere, tradotti dal greco, circolavano anche nel mondo musulmano. Ma, al di là delle divergenze e dei contrasti sussistenti tra le varie forme di filosofia, comune è per Al-Gazali l'esito al quale tutte inevitabilmente pervengono: l'ateismo. A tale scopo, egli mostra come le tre categorie fondamentali di filosofi, esposte anche secondo un ordine cronologico, conducano tutte a questo risultato.
La tesi dell'eternità del mondo e delle specie animali (e quindi della catena che va da seme ad animale e viceversa) è reperibile anche in Aristotele. Quest'ultimo, infatti, non ha mai fatto cenno a una creazione del mondo e dei viventi da parte di Dio, anzi ha combattuto il racconto platonico del Timeo della formazione del mondo da parte di un divino artefice.






Al-Gazali, tuttavia, non fa nomi di materialisti e, in seguito, colloca Aristotele nel gruppo dei teisti. Non bisogna dimenticare che nel mondo arabo ad Aristotele erano attribuite una Teologia e il cosiddetto Liber de causis, che erano in realtà di provenienza neoplatonica e ravvisavano in Dio la fonte da cui tutto deriva e dipende: ciò può spiegare la collocazione di Aristotele fra i teisti.
Si potrebbe allora presumere che per i materialisti Al-Gazali intenda soprattutto i primi filosofi, inclusi gli atomisti, che già Aristotele aveva presentato attenti soltanto a reperire la causa materiale dell'universo.
La tesi del finalismo della natura era propria anche di Aristotele, che tuttavia non la faceva dipendere dal riconoscimento dell'azione di una divinità creatrice e provvidenziale. Le dottrine esposte in questa sezione da Al-Gazali trovano paralleli forse più appropriati in ambito medico, soprattutto in Galeno.
Infine bisogna asserire che Al-Gazali riconosce che Aristotele ha dato importanti contributi, soprattutto in ambito logico, e ha messo in luce molti errori dei suoi predecessori, ma senza liberarsene del tutto.
Per questo aspetto, anch'egli e i suoi seguaci musulmani, Avicenna e Al-Farabi, ricadono necessariamente nella condanna che per Al-Gazali coinvolge tutta la filosofia.

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