" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

La seconda e la sesta obiezione alle Meditazioni metafisiche di Cartesio

giovedì 10 marzo 2011

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L'autore segreto di queste obiezioni è Mercenne, un frate minimo (ordine vicino a quello dei francescani) il quale aveva rapporti molto stretti con il filone libertino. Con Cartesio aveva ufficialmente un atteggiamento di grande amicizia e sostegno (lo lodava perché voleva stabilire l'esistenza di Dio, la libertà dell'anima ecc...), invece, di nascosto incitava gli altri a scrivere contro Cartesio per cercare di distruggere la nuova metafisica.
Perché Mercenne fa questo duplice gioco? A tal proposito ci sono due ipotesi: 
1)Una è ispirata al principio di carità; Mercenne voleva mettere alla prova il pensiero di Cartesio contro le obiezioni più forti in modo tale da costruire finalmente una metafisica compatibile con la religione cristiana);
2)L'ipotesi maligna è che Mercenne voleva stroncare sul nascere questa nuova metafisica.
Questo doppio gioco lo si nota già dal fatto che Mercenne non si rivela mai come autore vero delle seconde e seste obiezioni le quali sono piene di argomenti di origine libertina.




Mercenne attacca l'esistenza di Dio e la dimostrazione della distinzione reale fra la mente e il corpo. E' un'obiezione di tipo materialistico che riguarda un passaggio molto delicato del pensiero di Cartesio dal cogito (dall'esperienza in me come essere pensante) alla certezza che la mia mente sia soltanto pensiero cioè una res cogitans. Da cosa deriva questa certezza? Non potremmo essere soltanto materia pensante e il pensiero non potrebbe essere qualcosa che ha a che vedere  con la materia? Perché negarlo?
Non potrebbe essere il pensiero l'effetto di un movimento corporeo?
Questa obiezione di Mercenne ha una storia e la fonte diretta e più vicina è Hobbes.Se si va a cercare in tutta la letteratura libertina e nelle opere che lo stesso Mercenne aveva scritto 20 anni prima contro gli atei, i libertini, materialisti, non si trova questa obiezione ma al contrario è presente ad esempio l'obiezione dell'immoralità della tesi materialistica.
Qui si trova il primo germe di un processo di pensiero che poi si diffonderà molto nei decenni seguenti: il passaggio da una concezione meccanicistica della natura fatta di pura materia e movimento alla concezione materialistica (non soltanto il mondo fisico è fatto di materia e movimento ma l'intero universo compresa la mente dell'uomo è fatta di materia e movimento).
Chi aveva sostenuto in un ambiente vicino a Mercenne che la sostanza è soltanto materia?
Hobbes!
In un'opera del 1640 inedita "Gli elementi di legge naturale e politica" Hobbes sosteneva che i pensieri sono movimenti del corpo. Questa frase presuppone una concezione meccanicistica/scientifica dell'universo.
L'incubo o il pensiero nascosto di Mercenne è che possa sorgere un meccanicismo ateo materialistico in cui il pensiero diventa soltanto una funzione di determinati movimenti corporei situati nel cervello.
Nelle seste obiezioni tornerà questa obiezione materialistica con una certa caratteristica sfumatura teologica: se Dio è onnipotente non potrebbe aver reso lui la materia pensante? Qui si avverte un paradossale materialismo teologico cioè un Dio che crea un universo puramente materiale. In Locke si trova l'idea che il pensiero potrebbe essere anche la proprietà di un corpo materiale.





L'obiezione di Mercenne ha una funzione polemica: mettere in questione l'idea che il materialismo sia contraddittorio cioè che sia impossibile pensare o avere il concetto di una materia dotata di coscienza !
A questo punto sorgono spontaneamente due domande: Come fa Cartesio a dimostrare che la materia non può pensare? Che cos'è il pensiero? La definizione verrà fornita nelle risposte alle seconde obiezioni.


Risposte di Cartesio:


Cartesio risponde in due tempi. Alla fine delle seconde obiezioni, Mercenne aveva fatto una richiesta a Cartesio cioè quella di riscrivere tutte le Meditazioni come se fosse una dimostrazione di geometria con definizioni e assiomi.
Mercenne e tanti altri lettori dell'epoca non hanno capito quale fosse l'ordine e la struttura concettuale filosofica delle Meditazioni. Intrinseco alle Meditazioni è il concetto di ordine cioè l'idea che si debba passare da verità semplici vere di per sé, non soggette al dubbio a concetti via via più complessi secondo un ordine che poi Cartesio chiamerà analitico.
Mercenne al contrario chiede una dimostrazione sintetica cioè more geometrico secondo l'uso dei geometri (parte da principi generali/assioni considerati veri e da essi trae conclusioni particolari).
Sia nelle obiezioni vere e proprie sia nelle ragioni, Cartesio propone due precisazioni importanti sulla nozione di pensiero che sostanzialmente portano a dei chiarimenti.
I pensieri non potrebbero essere movimenti del corpo e il cogito non potrebbe essere la funzione di una materia dotata della facoltà di pensare? Le due risposte fornite da Cartesio a questa domanda sono:
1) epistemologica
2)metafisica la quale riguarda l'essenza del pensiero
Prima mossa- precisazione epistemologica: Non basta il cogito per dimostrare la falsità del materialismo; questa viene dimostrata nella sesta meditazione. Mercenne diceva che il cogito non mi mostra con certezza che il pensiero non è materia perché quest'ultima potrebbe essere pensante.






Cartesio in realtà risponde soltanto alla prima parte dell'obiezione (è vero che il cogito non mi mostra la falsità del materialismo; questa la dimostra nella sesta meditazione ma non dice come dimostra che la materia non può pensare).
Che cosa costituisce l'essenza (mens) della mente? Per la prima volta nelle seconde obiezioni e nel testo "More geometrico", Cartesio precisa cosa sia il pensiero.
Nessuno prima di Cartesio aveva fatto della coscienza l'essenza stessa del pensiero in quanto nessuno si era posto il problema di sapere che cosa fosse il pensiero. Per gli scolastici aristotelici il pensiero faceva parte della funzione dell'anima che a sua volta era forma del corpo, tutti uniti in una sostanza unica: l'uomo. Cartesio è come costretto a porsi questa questione, specialmente adesso che Mercenne istruito da Hobbes, gli ha fatto capire che si potrebbe pensare che il pensiero sia solo una funzione del corpo.
Per Cartesio il pensiero è questa consapevolezza che abbiamo delle nostre percezioni (questa risposta varrà da Cartesio fino a Kant; l'io penso di Kant è coscienza).
Il primo tentativo di risposta di Cartesio all'obiezione di Mercenne è quello di dire che la materia è essenzialmente estensione; il pensiero è essenzialmente coscienza dei nostri atti.
Il testo "More geometrico" è stato avvicinato ai "Principi di filosofia"(1644). Qui Cartesio per la prima volta esplora con esito fallimentare la possibilità di un nuovo modo di esprimere il suo pensiero metafisico; una filosofia cartesiana senza il Dio ingannatore, senza il dubbio sull'evidenza. L'ordine analitico è in qualche modo intrinseco al pensiero cartesiano (idea che si debba partire da una semplice verità: il cogito; data per certa e non soggetta a nessun dubbio per poi risalire verso i principi generali). Il tentativo di partire direttamente da queste definizioni generali risulta goffo in quanto per poter dedurre le conclusioni; Cartesio deve nascondere nei postulati, nelle definizioni tutta la parte analitica.
Si perde in queste "Ragioni more geometrico" ciò che di più cartesiano vi è nelle Meditazioni cioè l'idea che ogni postulato va conquistato sul terreno sottoponendo ogni dottrina o posizione a un dubbio, e che soltanto ciò che resiste al dubbio poi resta in piedi e può costituire il fondamento del sapere.
Questa parte delle seconde risposte ci dimostra negativamente che il metodo analitico è essenziale alle Meditazioni, alla metafisica di Cartesio che può partire soltanto dal dubbio per trovare un suo ordine, una legittimità interna altrimenti diventa una pura e semplice petizione di principio (fin dall'inizio presuppongo ciò che voglio dimostrare).

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