" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Pareyson (parte 1)

martedì 19 aprile 2011

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Pareyson (1918-1991), laureato nel 1939 a Torino sotto la guida di Guzzo con un lavoro su Jaspers, si è formato in un ambiente dominato dal neoidealismo di Croce e di Gentile e dal neotomismo cattolico.
Vi erano poi figure singole che si tenevano a distanza dalle linee dominanti, tra cui la più rilevante è quella di Piero Martinetti. In questo contesto irrompe l'esistenzialismo, percepito da Pareyson come un movimento di rottura rispetto alla filosofia italiana a lui contemporanea; ma egli è influenzato anche dalla teologia dialettica di Barth che recepisce e rielabora temi kierkegaardiani.
L'interesse di Pareyson è rivolto innanzitutto alla questione della singolarità che non può essere ricondotta al sistema: l'esistenzialismo è infatti per lui un momento del processo di dissoluzione dell'hegelismo, della sintesi hegeliana.
Il pensiero moderno per Pareyson è un cammino dominato da una corrente principale che tende all'immanenza, perché la modernità è esperienza della libertà del soggetto che, da Cartesio in poi, giunge a compimento in Hegel.








Quest'ultimo rappresenta il culmine di questo cammino che vuole superare (aufheben) il cristianesimo stesso in un processo di progressiva secolarizzazione. Hegel nel suo sistema ha portato a compimento tutte le linee del percorso della cultura occidentale: per Pareyson nella filosofia hegeliana si mostra l'autonomia dell'uomo moderno che vuole inglobare l'eredità cristiana, ma che finisce col trasformarla in modo da non lasciarla più tale. Il cristianesimo ha infatti come tema un eterno che incontra il tempo nell'istante, un Dio che è totalmente altro, una fede che non si può riportare al movimento del concetto (cfr. Kierkegaard, Barth). Ma più in generale Pareyson individua un'ambiguità nel pensiero hegeliano relativa al rapporto tra finito e infinito: Hegel pone estrema attenzione al finito, ma nello stesso tempo quando viene costantemente superato nella sua negatività, viene riportato all'infinito, alla totalità.






Anche la relazione tra storia della filosofia e filosofia assoluta è per Pareyson ambigua: a suo avviso Hegel coglie infatti il carattere radicalmente storico di ogni filosofia, di ogni verità filosofica, ma l'ultima filosofia, la sua, esprime l'intero, è vera in modo compiuto e dunque si sottrae alla condizionatezza storica. In realtà, ogni pensiero in quanto legato alla finitezza è per Pareyson una prospettiva sulla verità, che è unica ma mai coglibile nella sua totalità. Questa è una visione sviluppata negli anni Cinquanta, parallela a quella di Gadamer e Ricoeur, che pone quindi Pareyson tra i maestri dell'ermeneutica contemporanea.

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