" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Empedocle (parte 1)

mercoledì 1 giugno 2011

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Lo scopo dei filosofi che sono venuti dopo Parmenide è quello di spiegare i fenomeni fisici tenendo conto di ciò che ha asserito Parmenide.
Filosofi come Empedocle, Anassagora e Democrito forniranno una spiegazione razionale dei fenomeni che osserviamo attraverso i sensi.
Empedocle fu influenzato dal pitagorismo e dall'orfismo.
Operò nel V secolo a.C. Nacque ad Agrigento verso il 490 a.C. da una ricca famiglia.
Partecipò alle lotte politiche della sua città schierandosi dalla parte dei democratici e per questo motivo morì in esilio nel 425.
Secondo una tradizione sarebbe morto gettandosi nel cratere dell'Etna.
Scrisse un'opera intitolata "Sulla natura" o "Purificazioni".
Secondo alcuni si tratterebbe di due opere distinte.







Anche per Empedocle gli uomini parlano erroneamente di nascere e perire delle cose. In realtà dietro questa vicenda di trasformazioni incessanti permangono costanti e indistruttibili quelle che egli chiama "radici" e che in seguito saranno chiamati quattro elementi (fanno nascere la realtà e le conferiscono stabilità): acqua, terra, aria e fuoco.
Per Empedocle l'essere sono le quattro radici.
Gli oggetti che cadono sotto i nostri sensi (principi ultimi che hanno le stesse caratteristiche dell'essere di Parmenide) non sono altro che mescolanze delle quattro radici, secondo diverse proporzioni, così come avviene con le mescolanze dei colori.
Le mescolanze avvengono perché

  • le radici sono suscettibili di movimento
  • esistono forze in grado di produrre le aggregazioni a partire dalle quattro radici e le disgregazioni degli oggetti così costituiti.
Quando le quattro radici si aggregano fanno nascere le cose, quando si disgregano le cose muoiono.

Le radici sono:
  • immobili
  • ingenerabili
  • incorruttibili
  • esistono eternamente
  • ciascuna è una


Come Parmenide, Empedocle ritiene che l'essere non possa né nascere, né perire; ma a differenza di Parmenide vuole spiegare l'apparenza della nascita e della morte ricorrendo al combinarsi e dividersi degli elementi che compongono la cosa.


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