La musica intrattiene un rapporto privilegiato con la filosofia, per differenti ragioni. Innanzitutto, come arte fondamentale, la filosofia può avvalersi di una funzione critica di comprensione e di analisi. Secondo, la musica è perpetuamente connessa ai nostri stati emotivi, alla nostra esistenza, ai nostri sentimenti; la musica stessa ci costringe a pensare, perchè essa, non essendo “discorso teoretico” o concettuale, lascia un vuoto che la riflessione tenta incessantemente di colmare.
La musica, per questo motivo, è ritenuta l’arte più “dionisiaca”, proprio perchè sfugge alla logica della “forma” materiale e visibile, ponendosi sempre un passo al di là dal nostro pensiero.
Oltretutto, la musica ha ormai, nella vita di ciascuno, una funzione vitale, sia da un punto di vista sociologico (basti pensare a come le varie manfiestazioni del Rock siano state in grado, nel corso dei decenni, di creare delle autentiche comunità di persone), sia da un punto di vista spirituale: essere cresciuti con un certo tipo di musica, amare un certo genere e non un altro, definisce il nostro orizzonte esistenziale. La musica influisce sulle modalità attraverso cui comprendiamo e “abitiamo” il mondo, soprattutto perchè, agli eventi più importanti e significativi della nostra vita, colleghiamo sempre un motivo, un pezzo, o una melodia che
si sono marchiate indelebilmente nella nostra anima.
Per approfondire l’argomento, rimando alla lettura di autori contemporanei come Elio Matassi, Leonardo Distaso, Paolo Terni.
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