" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Sofista (ebook free)

venerdì 29 luglio 2011

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Il Sofista appartiene all'ultima fase della produzione platonica, e si colloca fra il Teeteto (dialogo che si immagina avvenuto il giorno prima) e il Politico, che ne è il proseguimento. E' ambientato (come il Teeteto) nel ginnasio di Atene; oltre a Socrate e al matematico Teodoro di Cirene (che compaiono solo all'inizio) interlocutori principali sono il matematico Teeteto e lo Straniero di Elea.
Alla domanda di Socrate, se "sofista", "politico" e "filosofo" siano tre nomi indicanti una sola o tre cose diverse, lo Straniero risponde incominciando a discutere con Teeteto sulla natura del sofista. Il metodo è quello diairetico, che ricerca una definizione attraverso una progressiva suddivisione dei concetti; il complicato esempio scelto è quello del "pescatore con la lenza".
Il metodo viene poi applicato alle definizioni del sofista, formulate in numero di sei.
Egli è:
  1. un cacciatore di giovani ricchi dai quali vuole trarre guadagno;
  2. un mercante di cognizioni utili all'anima;
  3. un rivenditore al minuto di nozioni;
  4. un erista, una sorta di atleta della lotta che si combatte con i discorsi;
  5. colui che purifica l'anima dal sapere apparente (la purificazione, kàtharsis, è sceverare il buono dal cattivo, e per l'anima il cattivo sono cattiveria, bruttezza e ignoranza; ma di una confutazione capace di smentire l'ignoranza che crede di sapere senza sapere è capace solo la "nobile sofistica");
  6. infine, un imitatore della realtà con parole secondo apparenza: la sua onniscienza è simile alla capacità di chi si vanta di "fare" tutte le cose, limitandosi a copiarle; la sua scienza è solo apparente e non possiede la verità.


La mimetica può essere icastica (quando riproduce fedelmente l'oggetto) o fantastica (quando ne dà solo una parvenza). Ma a questo punto si presenta una grave difficoltà: come è possibile che una cosa appaia ma non sia? Com'è possibile parere e non essere? Che cos'è l'apparenza, se questa indica un non essere che però in qualche in qualche modo "è"? Come si può cioè dire qualcosa che non è?
Parmenide aveva interdetto tale possibilità, affermando che il non essere non è e quindi non può essere neppure pronunciato. Ma allora: com'è possibile dire il falso? Il non essere è infatti inconcepibile; di esso non si può neppure predicare il numero (singolare, plurale o duale), e anzi a rigore non si può nemmeno dire che è inesprimibile. Il problema si sposta poi sulle immagini: che cos'è l'immagine? Essa non è il reale, eppure in qualche modo è, almeno come immagine. Allo stesso modo, se il sofista conduce a opinare il falso, cioè quel che non è o che non è quel che è, allora anche il falso sarà pensabile. Procedere oltre questa difficoltà significa dunque commettere un "parricidio" di Parmenide.

I filosofi precedenti hanno parlato di essere e non-essere o in una prospettiva monistica (Parmenide) o dualistica (ionici). Entrambe le tesi sono incongruenti; gli eleati, per esempio, sono costretti a adoperare due nomi (essere e uno) per indicare un'unica cosa. 
I materialisti riducono il reale al corporeo, gli "amici delle forme" invece vedono l'essere nelle forme intelligibili e incorporee (le idee separate: è la prospettiva assunta in passato dallo stesso Platone).
In questa autentica gigantomachia intorno al concetto di essere, la necessità di far "muovere" le idee, ossia della loro reciproca relazione, pone il problema della predicazione, cioè dell'attribuzione di più predicati a un medesimo soggetto, su cui si fonda il lògos (se vuole evitare di limitarsi a giudizi tautologici). Qui Platone introduce i "generi sommi" (méghista ghéne): occorre un'arte che sappia quali generi si predicano e quando, al modo in cui per esempio grammatica e musica contengono regole per comporre le lettere e i suoni. Quest'arte è la dialettica, propria del filosofo, la quale stabilisce la "comunione" (koinonìa) dei generi e la loro "divisione" (diàiresis). I generi sommi sono dunque essere, moto, quiete, ciascuno dei quali è identico a sé e diverso dagli altri; dunque saranno generi sommi anche identico e diverso (mentre sono moto e quiete a permettere il rapporto fra essere, identico e diverso). 
In tal modo, il "non essere" può ora venire inteso in senso relativo come differenza: esso è perfettamente coestensivo con l'essere. Questa soluzione può applicarsi alle questioni poste in precedenza a proposito dell'apparenza e del falso. 
Stabilito che il discorso è una unione di nome e verbo, il discorso vero dice quello che è, il discorso falso invece dice il non-essere, ma solo nel senso di ciò che è "diverso" e altro rispetto a ciò che è realmente: in tal modo si spiega sia l'errore nel discorso sia la possibilità della parvenza (ossia dell'apparire privo di essere).
Tornando alla sesta definizione, il sofista è dunque un produttore di "immagini". Se la produzione divina è produzione di cose, quella di immagini è imitazione.
La mimesi "fantastica" di cui sopra potrà allora operare:
  1. con strumenti o senza strumenti;
  2. quest'ultima può essere fatta con o senza cognizione di causa (dossomimetica, imitazione secondo opinione);
  3. in tale ultimo caso può essere in buona fede o "ironica", e
  4. quando sia ironica, può infine essere esercitata in pubblico (come fa il demagogo) o in privato: è ciò che fa il sofista, che è dunque contraffazione disonesta e ignorante del filosofo.

1 commenti:

Luca Leli ha detto...

il pensiero filosofico on si sviluppa solo in discontinuità; ma coerentemente anche al pensiero scientifico , il pensiero filosofico, si sviluppa, in modo armonico. Ne è un esempio il discorso sull'unità che sviluppato da parmenide, è ripreso, pur con accenti differenti, quello di parmenide. la filosofia; la filosofia può essere coerenza e sviluppo dei concetti, in una progressione che no viene insegnata nelle scuole, è che invece è l'essenza della filosofia, ma in genere delle scenze, ossia un discorso che si sviluppa, pur in discontinuità , riaffermandosi,

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