" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Critone

lunedì 15 agosto 2011

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Buona lettura!




Critone va a trovare Socrate, che ancora sta dormendo, per informarlo che è imminente l'arrivo della nave di Delo, e che, quindi, il giorno dopo dovrà morire. Socrate racconta il sogno da lui avuto e che gli fa presagire che ancora non è giunto l'ultimo giorno.
Critone esorta Socrate a fuggire, preoccupato che il volgo dica che gli amici, pur potendo farlo fuggire, non lo hanno fatto. Socrate lo esorta a preoccuparsi dell'opinione dei buoni, non di quella del volgo, incapace di fare grandi mali perché incapace di fare grandi beni. Critone cerca di persuadere Socrate a fuggire. Non deve aver preoccupazione degli amici: tutti sono pronti a mettere i loro averi e le loro persone a disposizione.
Né Socrate deve fare il gioco dei suoi nemici o abbandonare i figli senza educarli. Socrate risponde: sempre io ho dato retta solo a quel ragionamento che, all'esame, appaia il migliore e cos^ anche farò ora. Non dell'opinione dei molti, ma di quella degli uomini assennati bisogna tener conto.
Tanto per il corpo quanto per l'anima è solo l'opinione del competente che merita considerazione.
L'anima è più importante ed onorabile del corpo e quindi tanto più importante è tener conto soltanto di colui che s'intende del giusto e dell'ingiusto, che è tutt'uno con la verità, e non del volgo.
E' vero che il volgo può uccidere, ma non è importante vivere, ma vivere bene, cioè secondo giustizia. E' giusto fuggire? Questo è il punto da esaminare.


In nessun caso si deve commettere ingiustizia, nemmeno per restituirla quando la si sia ricevuta. E' ben convinto Critone di questo concetto e pronto ad accettarne le conseguenze? Fuggendo, si commette ingiustizia verso qualcuno? Socrate immagina che le leggi gli parlino e gli chiedano conto di quel che sta facendo.
Che cosa ha da rimproverare Socrate alle leggi? Per esse egli è nato, è stato nutrito ed educato: egli è loro figlio e servo, e quindi non c'è pariteticità di diritto tra le leggi e Socrate.
Alle leggi, più che al padre e alla madre, si deve rispetto e ubbidienza per qualunque cosa ordinino, oppure si devono persuadere: ma far loro violenza non si deve in alcun caso.
Le leggi danno la possibilità a chiunque di scegliere: o accettarle e ubbidire a loro, oppure andarsene.
Ma Socrate non si è mai allontanato da Atene, dimostrando con ciò, più di chiunque altro, il suo attaccamento alla città e alle leggi: come può pensare ora di annullare il patto stretto con loro e distruggerle?
E quale mai sarà la vita di Socrate, una volta fuggito? Quali mai saranno i discorsi che egli farà? Né, se fuggirà, la sua sorte sarebbe migliore dell'Ade, dove regnano altre leggi, sorelle di quelle della città.
Non dalle leggi ma dagli uomini Socrate ha ricevuto ingiustizia: non si lasci perciò persuadere da Critone a fuggire.
Perciò Socrate non fuggirà dal carcere.






Fonte: Platone, vita, pensiero, opere scelte, "I grandi filosofi"

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