" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Gorgia (ebook free)

venerdì 5 agosto 2011

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Il Gorgia appartiene alla produzione matura di Platone. Gli interlocutori di Socrate, oltre al fedele Cherofonte, sono tutti legati al movimento sofistico: Gorgia ne rappresenta l'indirizzo più tradizionale; Polo è un retore della giovane generazione; Callicle è invece un personaggio di fantasia che ne incarna gli esiti più radicali. Gli interventi dei tre scandiscono la struttura del dialogo, che si presenta come una progressiva radicalizzazione del confronto di Socrate con la sofistica.
Il sottotitolo Sulla retorica, tramandato dalla tradizione, non ne coglie pertanto il tema centrale che è invece essenzialmente politico: il rapporto fra la realizzazione della giustizia e l'autentica educazione filosofica.
Socrate prega Gorgia di definire la propria arte; attraverso sei successive definizioni di essa viene caratterizzata come la capacità di persuadere gli uomini su argomenti politici, producendo credenza senza produrre reale sapere. Gorgia non si spinge però sino ad ammettere che sia possibile persuadere nel giusto e sull'ingiusto senza averne una reale conoscenza; facendo leva su questa concessione, Socrate ha buon gioco nel confutarlo: chi conosce la giustizia è per ciò stesso giusto e se la retorica prevede una tale conoscenza, di essa non è possibile quell'uso ingiusto che Gorgia aveva invece poco prima ammesso.
Con l'intervento di Polo la discussione si sposta sul tema della felicità: egli afferma infatti che Socrate ha potuto contraddire Gorgia soltanto perché questi ha avuto ritegno di affermare che la persuasione può benissimo fare a meno della giustizia; solo chi sa persuadere infatti è veramente felice, dal momento che nella polis può fare ciò che vuole e non ha certo bisogno di essere giusto. Nonostante il suo radicalismo, Polo non riesce ad avere la meglio su Socrate che anzi, smontando una a una le sue argomentazioni, mostra l'identità di giustizia e felicità, spingendosi sino ad affermare che l'uomo più infelice è quello che commette ingiustizia senza essere mai condannato ( così infatti non potrà liberare la propria anima dal male che la attanaglia).
L'affermazione socratica è indubbiamente provocatoria, e infatti Callicle, sinora rimasto silenzioso, accoglie la sfida; il confronto con lui si rivela estremamente duro ed è descritto con toni drammatici. 
Contro la posizione socratica, che ritiene l'ingiustizia il più grande dei mali, Callicle fa valere la distinzione fra legge e natura: la legge, che è fatta dai deboli per difendersi dai forti, chiama ingiustizia il loro diritto naturale di dominare e di avere più degli altri; l'unico vero bene è il piacere e la felicità consistente nel dar libero sfogo alle proprie passioni. Questo attacco si volge contro la stessa paideìa socratica, fondata sulla filosofia: essa produce uomini deboli, incapaci di difendersi e lo stesso Socrate è un uomo di tal fatta.
Dopo un elogio ironico del suo avversario, Socrate torna però a tessere le fila del suo argomentare e, facendo leva sulla distinzione ammessa anche da Callicle fra piaceri buoni e cattivi, mostra come il bene dell'uomo consista essenzialmente nell'ordine della sua anima. Dal momento che tale risultato è ora ancorato alla struttura ontologica delle cose, ossia a quella "natura" in precedenza invocata proprio a Callicle, egli non ha più vie d'uscita; infatti continua a rispondere solo perché Gorgia glielo chiede espressamente. Da questo momento il dialogo si trasforma in un monologo; Socrate, negando che Atene abbia mai conosciuto veri uomini politici, rivendica per sé stesso tale ruolo, avanzando la tesi di una piena coincidenza fra filosofia e vera sapienza politica. 
Il messaggio socratico viene rafforzato dal grande mito escatologico che narra il destino ultraterreno delle anime; solo quelle dei giusti saranno premiate con l'ingresso nelle isole dei beati; fra esse le più meritevoli sono proprio quelle dei filosofi che, disdegnando i beni terreni, hanno dedicato la loro vita alla ricerca della giustizia.

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