" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Platone: le idee e l'immortalità dell'anima (1)

martedì 20 settembre 2011

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Platone esclude che le entità del mondo sensibile, ossia quelle percepibili mediante gli organi di senso, possano essere l'oggetto proprio della scienza. Infatti, la loro mobilità e modificabilità le rende incompatibili con la stabilità che deve essere propria della scienza: una scienza, se è realmente tale, non può non essere sempre vera. Ciò non significa che le percezioni non possano svolgere una funzione nel processo di reminiscenza, che conduce all'apprendimento delle nozioni in cui consiste la scienza vera e propria.
Con i sensi, sostiene Platone nel Fedone, è possibile, per esempio, percepire oggetti che vengono detti uguali, ma di fatti questi non sono mai perfettamente uguali. Ciò conduce a pensare come distinto da questi oggetti sensibili, che sono detti uguali, l'uguale, ossia ciò che è sempre perfettamente e veramente uguale.
Questa entità è designata da Platone con il termine idea, che significa propriamente "aspetto o forma visibile". La differenza è che essa può essere vista non con gli occhi, bensì soltanto con l'intelletto.
La percezione degli oggetti sensibili risveglia, dunque, il ricordo delle idee, le quali permettono di misurare l'inferiorità e la deficienza degli oggetti sensibili rispetto a esse.
Così, qualunque oggetto sensibile possa essere detto bello, non coincide mai con l'idea della bellezza nella sua perfezione e immutabilità.

L'idea non è dunque una semplice rappresentazione o concetto, che noi ci formiamo percependo gli oggetti sensibili. Essa è invece il modello e il criterio in base al quale possiamo denominare belli determinati oggetti sensibili. Infatti, è perché già possediamo l'idea di bellezza che possiamo designare belli questi altri oggetti.

Nei primi dialoghi Platone aveva presentato l'indagine di Socrate proiettata alla ricerca di definizioni, ossia di risposte corrette alla domanda: "Che cos'è x?" (dove x sta per bello, il giusto e così via). Per Platone la risposta a questa domanda consiste nel rintracciare l'idea in questione (per esempio l'idea di bellezza, di giustizia e così via). L'idea è dunque un universale. Ciò significa che i molteplici oggetti sensibili, dei quali l'idea si predica, dicendoli per esempio belli o giusti, sono casi o esempi particolari rispetto all'idea: una bella ragazza o una bella pentola sono casi particolari di bellezza, non sono la bellezza.
L'idea, in quanto universale, si pone a un livello più alto rispetto agli oggetti sensibili corrispondenti. Infatti, mentre gli oggetti sensibili sono caratterizzati dal divenire e dal mutamento, soltanto delle idee si può propriamente dire che sono stabilmente sempre se stesse.
Proprio questa differenza di livelli ontologici, ossia di consistenza di essere, qualifica le idee come modelli rispetto agli oggetti sensibili corrispondenti. L'attività di un artigiano, per esempio di un costruttore di letti, è allora descrivibile da parte di Platone come un insieme di operazioni, le quali mirano a foggiare un determinato materiale (in questo caso il legno) secondo il modello dell'idea del letto, alla quale egli si riferisce costantemente con il suo pensiero. Ciò non significa che l'idea sia per Platone una semplice rappresentazione mentale. Essa è invece dotata di esistenza autonoma, né dipende per la sua esistenza dal fatto di poter essere pensata.

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