" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Filosofia greca e indiana

domenica 1 aprile 2012

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Oggi vi propongo un articolo scritto dal lettore Fabio Cirillo. Vi invito a leggerlo e a riflettere su quanto scritto.
Buona lettura!




Le religioni e le filosofie orientali sono nel panorama contemporaneo di forte interesse. Se da un lato questo interesse sta a rappresentare una moda, dall’altro è animato da una profonda critica nei confronti del mondo occidentale e della sua colonna portante, il cristianesimo.


I contributi filosofici di Schopenhauer hanno molto attinto dalle filosofie orientali, in particolare da quella indiana. Il filosofo in questione afferma che ogni forma di conoscenza (il mondo) non è altro che una rappresentazione della volontà, un qualcosa di individuale e di irriducibile alla ragione. Il mondo non (oggettivo) non esiste, esso è nulla, un nulla coperto però dal “maya”, un velo di illusione che palesa la realtà ai nostri sensi. L’essere non deve cadere vittima della propria volontà, deve invece riconoscere il nulla del mondo, tramite un processo di “nolontà”, un' ascesi verso il nulla.








L’interpretazione di Schopenhauer, attinge si al pensiero indiano, ma stravolgendolo,rielaborandolo e rinnovandolo in base alla decadenza dell’occidente.
L’inesistenza del mondo in sé, terreno comune e basilare per Schopenhauer, Nietzsche, e diversi filosofi del ‘900 non è affatto esplicata nei Veda, nei Brahmana, e nelle Upanishad.
I Veda sono l’insieme dei testi primari del pensiero indiano, Veda vuol dire “il sapere”. Immediatamente successivi a questi sono i Brhamana, costituiti da glosse e commenti ai Veda, e da descrizione dei riti religiosi. Ultimi testi prima dell’avvento del Buddismo sono le Upanishad, insegnamenti esoterici ad “integrazione” dei Brahamana.


Dalla lettura di questi testi emerge un sistema religioso molto articolato: Indra dio guerriero del cielo e della terra assieme ai suoi figli Asvin (aurora) e Nastya (crepuscolo) rappresenta la trinomia principale. Accanto a questa troviamo Surya 




Surya



e Vayù (dei del sole e della pioggia) Agni e Soma (dio del fuoco “celeste” e dio del fuoco terreno), e nello stesso rapporto di questi ultimi (celeste/terreno) erano venerati Tali Varuna (dio dell’ordine morale) e Mitra (dio dell’ordine civile), quest’ultimo è da molti considerato il modello sul quale è stata elaborata la figura di Cristo.


Agni





Varuna








I Brahamana mostrano non solo la scarsa considerazione dell’aldilà da parte di questo popolo (sebbene è descritta una divisione tra mondo dei beati e mondo delle tenebre), ma in generale la scarsa considerazione degli dei, i sacrifici ad esempio, erano rivolti a forze che trascendevano a loro volta gli dei. Tale considerazione religiosa rimane comunque rintracciabile anche nella civiltà greca, in Epicuro ad esempio, un Dio superiore al mondo che lui ha creato e che lui governa è una innovazione portata alla storia dal del cristianesimo. La civiltà greca in generale non vedeva gli dei come dei garanti dell’esistenza, (emblematico a tal proposito è il fato che gli dei risiedessero nell’olimpo, era la phisys a contenere gli dei, non il contrario), ma è altrettanto vero che riservava a questi uno spazio importante, basti pensare alle tragedie di Eschilo,oppure al fatto che Senofane sentì col suo pensiero l’esigenza di deantropomorfizzare gli dei.  



Al di fuori degli aspetti religiosi, il primo pensiero indiano come rapporta l’uomo alla conoscenza?! 

Il Buddismo parla di una ignoranza innata (Sakiti) che porta all’illusione del mondo (Maya), di questa però il pensiero si guarda bene dall’affermare che non è, a tal proposito è illuminate la metafora del serpente: un uomo crede di trovarsi davanti ad un serpe quando invece si trova di fronte ad una corda, eppure non possiamo affermare del tutto che quella sia una corda e non un serpente, altrimenti perché l’uomo ne sarebbe impaurito…






Tornando ai Brahamana, notiamo due concetti essenziali per la conoscenza: il braman che è la parola e il senso sacrale che la riempie, e l’Atman “il vero sé dell'essere umano”, l’io che conosce la realtà e che al contempo la garantisce oggettivandola. 


Il rapporto tra braman e atman da cosa é garantito?! 


In termini diversi risponde a questo quesito la dottrina buddista col concetto di nyaya, ovvero un indagine del conoscibile attraverso adeguati mezzi gnoseologici indipendenti dallo spirito religioso. Il nyaya, agisce in un sostrato eterno immutabile e increato (mimasa), ed è proprio questa eternità a garantire una relazione reale tra senso (mondo) e parola.

Questo “in sé”, eterno e conoscibile é anche alla base del Karman morale, il principio secondo cui tutto ciò che fai di bene o di male torna all’individuo. Tale legge è meccanica e necessaria, non ha bisogno di nessun Dio che garantisca il suo funzionamento.   
Il processo conoscitivo prevede comunque un annullamento della propria esistenza, un non-essere qui ed ora, tale processo, affermato da Siddharta come pratica religiosa assume il nome di nirvana.

Sono a questo punto evidenti i punti di contatto tra il pensiero greco e quello indiano: fondamentale è il fatto che entrambe affermano l’esistenza di un mondo in sé, conoscibile tramite determinati processi. Il pensiero greco basa il suo intero sistema sul mondo, sulla phisys, la conoscenza di questi è pero guidata dalla ragione, dal logos, che supera l' apparenza e coglie l’essenza tramite una processo lineare (esemplare è la logica razionalista aristotelica). Dal punto di vista indiano invece, il mondo lo si conosce al netto dell’astrazione, tramite un’azione morale che mette da parte l’esistenza e che quindi, squarciando il maya, dà una visione lampante dell’in sé.

Schopenhauer attacca proprio l’idea del mondo in sé: egli afferma che dietro l’illusione della volontà, non troveremo la conoscenza, fuori dalla caverna non troveremo una luce… dietro al velo di maya, non vi é nient’altro che il nulla di cui la vita è costituita.




                                                             Fabio Cirillo



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