" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

I francobolli dei filosofi

mercoledì 23 febbraio 2011

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Il francobollo è un rettangolo di carta-valore, stampato da una parte e gommato sul retro, che serve per l'affrancatura dei servizi di corrispondenza. Adoperato dall'amministrazione postale autorizzata dallo stato emittente, rappresenta la prova del pagamento anticipato per prestazioni quali la spedizione di una lettera o di un pacco ad un destinatario. Quando un francobollo non è più adatto al suo compito, ad esempio per variazione delle tariffe postali, l'amministrazione emittente può determinarne la cessazione del suo uso ponendolo "fuori corso". Data la natura di valori emessi da uno stato la contraffazione dei francobolli è un reato.
L'etimo della parola francobollo deriva da franco, cioè libero da spese o tasse, e bollo, ad indicare la sua autenticità e autorità.
Ideato dall'inglese Rowland Hill, tradizionalmente è in carta da incollare all'oggetto di una spedizione postale. In rari casi sono stati prodotti francobolli di altre forme, rotondi (Nuova Zelanda), triangolari, pentagonali o di forma non geometrica come nel caso dei francobolli a forma di frutta di Sierra Leone e Tonga. Raramente sono stati anche prodotti francobolli non di carta, come i francobolli della Svizzera fatti parzialmente di pizzo o della DDR composti da fibre sintetiche. Sono stati inoltre emessi francobolli su lamine metalliche. La Repubblica Italiana il 2 luglio 2007 per commemorare il patrimonio artistico rappresentato dalla Basilica di San Vincenzo in Galliano ha emesso un francobollo in legno impiallacciato di betulla.




I precursori del francobollo 

Nel corso dei secoli il francobollo è stato preceduto da numerosi precursori. Già nel 1608 la Repubblica di Venezia aveva adottato un sistema di tassazione detta "Tagli delli Soldi Quattro per Lettera"  che consisteva nell'emissione di un vero e proprio foglio di carta con sopra stampigliato il Leone di San Marco fra le lettere "A" e "Q". Questo foglio doveva essere usato per accompagnare una lettera o come supporto per scrriverla (nel qual caso veniva poi ripiegato su se stesso) e la tassa riscossa andava versata direttamente al "daziere".
Nel 1653, il gestore della posta cittadina di Parigi, Jean-Jacques Renouard de Villayer, aveva creato il billet de port payé, una striscia di carta simile a un francobollo che, in assenza di una superficie adesiva, doveva essere fissato alla missiva per mezzo di un fermaglio o di un filo. Tutti gli esemplari di questi billets sono andati perduti.
Altri francobolli ante litteram sono documentati in Gran Bretagna: il sistema di prezzo unitario per la posta locale escogitato dai mercanti William Dockwra e Robert Murray, adottato dalla Penny Post londinese a partire dal 1680, riscosse un tale successo che il duca di York vide minacciato il proprio monopolio postale. Fu così che, in seguito alle proteste del duca, la Penny Post fu obbligata a cessare l'iniziativa dopo appena due anni, venendo inglobata nel General Post Office. Alcuni esemplari dei francobolli triangolari di quel periodo sono conservati negli archivi, mentre quattro esemplari risultano in possesso di collezionisti.
Nel 1750 in Cina venne escogitato un sistema di pagamento anticipato della tassa sulla corrispondenza consistente in buste di differente colore e tre tipi di iscrizioni: per l'estero, per l'interno ed in franchigia. Tali buste erano poi usate per contenere le lettere.
All'inizio del XIX secolo apparvero in alcune città i precursori delle cartoline e delle buste preaffrancate. Nel Regno di Sardegna, per esempio, fece la sua apparizione nel 1818 la "carta postale bollata", un foglio di carta da corrispondenza con la tassa di porto prepagata, ribattezzato "cavallino" in quanto raffigurante un messaggero a cavallo; nel 1821 vennero adottate in Gran Bretagna le cartoline preaffrancate di risposta allegate ai giornali. Come primi valori postali preaffrancati valgono tuttavia le letter sheets emesse a Sydney nel 1838.




I primi francobolli italiani 


Il francobollo fece la sua prima comparsa in Italia il 1º giugno del 1850, quando il Regno Lombardo-Veneto emise la sua prima serie denominata "Aquila Bicipite", che comprendeva cinque valori diversi. Nel giro di pochi mesi anche gli altri stati italiani preunitari si dotarono di francobolli: il 1° gennaio 1851 il Regno di Sardegna diede alle stampe la sua prima serie, il 20 centesimi (per tutto lo Stato) ed il 5 centesimi (per la città) recante l'effigie di Vittorio Emanuele II, mentre il 1° aprile successivo fu la volta del Granducato di Toscana con una serie di sei valori in crazie che raffiguravano il marzocco, stemma del granducato. Gli altri stati preunitari seguirono a ruota: il 1° gennaio 1852 lo Stato Pontificio e nel giugno dello stesso anno il Ducato di Modena e il Ducato di Parma.



Il 1/2 grana della prima serie del regno delle Due Sicilie (1858)
L'ultimo degli antichi stati italiani ad adottare il francobollo fu il Regno Delle Due Sicilie (1858), con una serie di 7 valori in grana, tutti di colore rosa. Di questi, il ½ grana rosa (detto "Trinacria") divenne una grande rarità dopo che il governo garibaldino appena insediatosi a Napoli ne riprese la lastra di stampa per trasformare il valore in ½ tornese ed usando l'azzurro al posto del rosa. Tale francobollo, rimasto in circolazione per un solo mese, è tra i più rari della storia postale italiana.
In seguito all'unità d'Italia, vennero estesi ai nuovi possedimenti sabaudi i francobolli del Regno di Sardegna, per cui il primo francobollo sardo (il 5 centesimi nero del gennaio 1851) è considerato anche il primo francobollo veramente "italiano". Nel 1861 sotto il governo di Camillo Benso di Cavour il Conte Giovanni Battista Barbavara da direttore generale delle Poste Sarde fu reintrodotto come direttore generale delle Poste Italiane che iniziarono così la loro attività. La prima emissione postunitaria avvenne tuttavia il 24 febbraio 1862, quando venne posto in circolazione il 10 centesimi bistro con l'effigie di Vittorio Emanuele II, analogo a quello sardo del 1855 ma dotato di dentellatura. Solo nell'aprile del 1863 fu emesso il primo francobollo approntato per la posta italiana e sul quale apparve per la prima volta la dicitura “francobollo italiano”: il valore da 15 c. disegnato dal tipografo ed incisore del Regno di Sardegna Francesco Matraire. Infine il 1º dicembre 1863 vide la luce la prima serie espressamente studiata per coprire le tariffe postali del Regno d'Italia, che fu curiosamente stampata in Inghilterra dalla tipografia De la Rue. (fonte: Wikipedia).

Lo sapevate che sono stati fatti dei francobolli raffiguranti vari filosofi?
Notizia inaspettata e curiosa vero?
Ve li presento:
















































































































































































































5 commenti:

Anonimo ha detto...

ti spedisco il mio cuore in posta prioritaria..baci per un dolce risveglio
Alessandro

Anonimo ha detto...

Un fiume che rende fertile le sponde delle proprie terre, non sa quale miracolo possa crearsi nel veder nascere vita dalla propria vitalità. All'uomo al quale è concessa invece la facoltà di agire, causa un muro di preconcetti idiosincratici secolari ultra-sedimentati, viene negata senza alcuna condizione preliminare di puntare dritto verso l'Immortalità. Fabrizio.

Daniel ha detto...

ok...tra tutti quei francobolli manca ancora il mio...vedrai ke tempo 2 o 3 secoli uscirà anche il francobollo col mio bel faccino! ;)
avrai l'anteprima, vedrai...

Anonimo ha detto...

veramente molto originale l'idea;
continua così ;)
Matteo

Anonimo ha detto...

"Non i filosofi ma coloro che si dedicano agli intagli in legno o alle collezioni di francobolli costituiscono l'ossatura della società." (Aldous Huxley)
Immagino sarai in disaccordo, Elisa... :)
Luigi

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