DA WWW.DIGI.TO.IT - ARIANNA VERDECCHIA E ANDREA ORRITOS |
Massimi sistemi, Critica della Ragion Pura e uno spesso strato di polvere. Questa è l’idea che i più hanno della filosofia. Ma alcuni testi che ultimamente compaiono nelle librerie, facendo parlare molto di sé, abbattono questi luoghi comuni. |
Si tratta di libri come «I Simpson e la filosofia», «Harry Potter e la filosofia»o «La filosofia di Lost», in cui questo sapere millenario si contamina con le ultime tendenze culturali e l’intrattenimento di massa. |
La filosofia è nata in piazza con Socrate, Aristotele e i Sofisti, ma si è rinchiusa successivamente nei dipartimenti delle università. Oggi però il sapere per eccellenza sembra essere ad un bivio: soccombere definitivamente tra l’indifferenza generale, soprattutto dei più giovani, o rivoluzionare i propri metodi e i propri contenuti per tornare a catturare l’interesse della popolazione. |
Si tratta di avvicinarsi a quegli ambiti finora snobbati dalla cultura ufficiale, ma che non possono essere tralasciati se si vuole capire fino in fondo il vivere contemporaneo. Stiamo parlando di serie tv, film, cartoni animati e pubblicità. «Credo sia tempo che una nuova generazione di filosofi rompa con la vecchia idea accademica ed elitaria di filosofia, per avvicinare la disciplina a quella che è la cultura di massa. |
Ecco un’idea a cui tengo molto: l’idea di una filosofia mutante che si contamina con la cultura pop e diventa essa stessa pop: pop filosofia in grado di circolare nello spazio pubblico». Queste sono le parole di Simone Regazzoni, autore di "Pop Filosofia", un vero e proprio manifesto di questa nuova rivoluzione. |
LA FILOSOFIA DEI SIMPSON E DI SOUTH PARK |
Nel 2005 William Irwin, Mark Conard e Aeon Skoble hanno pubblicato un libro che ha sconvolto il mondo accademico e attirato l’attenzione anche dei non addetti ai lavori: si trattava di "I Simpson e la filosofia". |
Quasi tutti noi trascorriamo delle piacevolissime mezz’ore con le divertenti imprese della famiglia più irriverente d’America, ma nessuno, o quasi, ha mai pensato di dedicarvi un’attività intellettuale. Invece nei Simpson si nascondo moltissimi spunti filosofici che questi attenti osservatori non si sono fatti sfuggire. Ad esempio Bart richiama il pensiero nichilista di Nietzsche, Lisa è un chiaro riferimento a Socrate e Marge incarna perfettamente le virtù aristoteliche. |
Caso letterario ancora più discusso è stato "South Park e la filosofia", dedicato al cartone animato dove tre ragazzini sboccati sparano a zero su temi come l’Islam, i gay, la Chiesa, gli animalisti. Come è possibile trarne delle riflessioni filosofiche? Secondo gli autori non si tratta di volgarità gratuita, ma di una satira pungente che ci dimostra che nulla è intoccabile e può essere sottratto al vaglio critico di un’ironia fredda e spietata dal sapore decisamente socratico. |
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I Simpson e la filosofia |
Titolo originale | The Simpsons and Philosophy:
The D'oh! of Homer |
Autore | William Irwin, Mark T. Conard, Aeon J. Skoble et al (a cura di) |
1ª ed. originale | 2001 |
Genere | Saggio |
Sottogenere | Filosofia |
« Quanti filosofi ci vogliono per scrivere un libro sui Simpson? Con ogni evidenza, venti per scriverlo e tre per curarlo. »
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(Incipit dell'introduzione del libro)
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È possibile che Bart Simpson rappresenti l’incarnazione dell’ideale nichilista di Friedrich Nietzsche?.
Che il comportamento di Marge sia la realizzazione della classificazione aristotelica della virtù?.Che la mentalità di Springfield sia frutto di un approccio decostruzionista al reale?.
si
E' proprio sui venti filosofi, autori di questo saggio, che vi suggerirei di prestare, in primo luogo, attenzione.
Per una volta iniziate un libro dalle ultime pagine e precisamente dalla 326 alla 330.
Troverete una sintetica biografia degli autori che si sono impegnati, a quanto pare molto piacevolmente, ad analizzare la famosa serie di cartoni animati I Simpson creata da Matt Groening, serie che da ormai diversi anni viene trasmessa anche nel nostro paese, con un alto numero di ascolti e con un importante seguito di affezionati fans.
“Siamo seri: non abbiamo altro da fare che scrivere su programmi televisivi?“, si sono chiesti gli studiosi interpellati a condurre la loro riflessioni su questa strampalata (ma non troppo) famiglia tutta gialla.
Tutti concordi, hanno detto di sì.
O meglio hanno detto: “La risposta breve è sì, abbiamo altro da fare, ma nello scrivere questi saggi ci siamo divertiti e speriamo che voi facciate altrettanto leggendoli.”
Secondo gli autori, per capire l’epopea dei Simpson è più utile rivolgersi a Kant, Marx o Barthes che non ai sociologi o ai critici televisivi.
Diciotto possibili percorsi interpretativi che offrono letture originali dei personaggi, dei linguaggi e della scorrettezza politica della serie.
Uno studio che applica le armi della dialettica alla cultura pop, fondendo il rigore espositivo della filosofia all’ironia di un insolito oggetto d’indagine.
In realtà i Simpson non sono altro che un pretesto per parlare di Filosofia, come è ben spiegato nell’introduzione del libro; la filosofia con la F maiuscola: si spazia infatti da Aristotele a Nietzsche a Barthes.
Unico vincolo: per leggerlo bisogna essere fan dei Simpson, visto che è pieno di riferimenti alle puntate e a citazioni dei personaggi.
I cinque Simpson, in tv dal 1987, hanno affrontato i temi più scottanti e imbarazzanti dell’attualità: dalla politica alla religione, dal sistema mediatico alla dipendenza da birra e donuts. Un quadro completo della postmodernità che non trascura neanche l’aspetto delle relazioni personali.
Una caustica parodia sociale non troppo lontana dalla realtà, anche se i parossismi di Homer condiscono il tutto di un umorismo spensierato e ridanciano.
I termini di paragone, ai quali si sono riferiti gli autori, non sono certo nomi da poco: Socrate, Sartre, Spinoza, Tommaso d’Aquino, Simone de Beauvoir e Confucio sono solo alcuni nomi dei pensatori, alla luce del pensiero filosofico dei quali sono partite le riflessioni ed i ripensamenti su una figura approssimativa di padre, come quella di Homer, egoista ed edonista nei confronti sia del prossimo che di Dio, sulla madre Marge, intrappolata da una vita familiare e di provincia che pare, nonostante tutto, le piaccia; per non parlare dei loro tre marmocchi: Bart il guastatore, Lisa l’intellettuale e la piccola e silenziosa (per età o forse… per comodo) Maggie.
E’ soltanto un cartone animato, ma sono serviti venti filosofi –insegnanti nelle scuole e college americani più rinomati- e tre curatori esperti del campo per dare vita alla raccolta.
Nessuna forzatura nello scovare teorie filosofiche che ricalchino i modelli del cartoon, ma un’applicazione pratica tramite l’analisi di alcuni episodi chiave.
In effetti le considerazioni e le conseguenti conclusioni sono interessanti.
I paradossi e le esagerazioni attraverso le quali Matt Groening, l’autore di questa fortunata serie, conduce i suoi personaggi alla rappresentazione della loro vita quotidiana, non sono molto lontane dagli episodi che ogni giorno apprendiamo dai giornali, o molto più verosimilmente constatiamo lungo l’arco delle tappe della nostra vita.
Quanto è destabilizzante per la società un personaggio alla Homer Simpson, e perché Maggie non dice mai una parola? Se comprendessimo il valore del silenzio fra Oriente e Occidente potremmo ipotizzare una risposta.
Marge, non è forse il modello di casalinga perfetta e frustrata, precursore della Annette Bening di American Beauty? Si fa strada anche la teoria per una possibile avversione al mondo intellettuale con Lisa, mentre l’esempio di Bart ricalca Nietzsche e la virtù della cattiveria.
La satira sta alla base del cartoon e delle sue sceneggiature, rendendoci divertente una sitcom che ha il potere di smascherare i punti deboli della nostra società.
Nessuna intenzione di abbassare il livello della filosofia, anzi.
Siamo proprio sicuri di poter disinvoltamente ridere di questi personaggi, dei loro affetti, del loro opportunismo, dei loro controsensi, dei loro sogni, pur anche della loro cattiveria senza riconoscerci in loro, qualche volta?
Perché allora non approfittare della capacità degli autori per rifarci con più sincerità qualche domanda, che da troppo tempo aspetta forse una risposta intellettualmente corretta, per confrontarci con questi personaggi, che pur vivendo bizzarre, assurde e rocambolesche situazioni, non sembrano molto lontani dalle nostre problematiche, dalle nostre ansie e dai nostri disagi esistenziali.
Provocazione per provocazione, potremmo trasformare il tutto in un gioco di società, che ci metta nelle condizioni di scoprire come evitare i trabocchetti di un conformismo eccessivo o di un tentativo magari patetico di cambiare la realtà, a costi troppo alti per chi poi li dovrà pagare.
Occorre ricordare che in qualsiasi occasione, anche in un cartone animato, come nel caso non certo sempre “politically correct” di quello in questione, si può – anzi forse si deve – imparare qualcosa.
Per chi fosse interessato ecco l’indice, capitolo per capitolo, del libro:
Indice:
Ringraziamenti;
Introduzione Meditare su Springfield? ;
Parte I. I personaggi:
1. Homer e Aristotele, Raja Halwani;
2. Lisa e l’antintellettualismo americano, Aeon J. Skoble;
3. L’importanza di Maggie: il valore del silenzio tra Oriente e Occidente, Eric Bronson;
4. La spinta morale di Marge, Gerald J. Erion e Joseph A. Zeccardi;
5. Così parlò Bart: Nietzsche e le virtù della cattiveria, Mark T. Conard;
Parte II. Temi simpsoniani:
6. “I Simpson” e l’allusione “Il peggior saggio di tutti i tempi”, William Irwin e J.R. Lombardo;
7. La parodia popolare: “I Simpson” e il film giallo, Deborah Knight;
8. “I Simpson”, l’iperironia e il significato della vita, Carl Matheson;
9. “I Simpson” e la politica del sesso, Dale E. Snow e James J. Snow;
Parte III. Non sono stato io: l’etica dei “Simpson”:
10. Il mondo morale della famiglia Simpson: una prospettiva kantiana, James Lawler;
11. “I Simpson”: la famiglia nucleare e la politica atomistica, Paul A. Cantor;
12. L’ipocrisia di Springfield, Jason Holt;
13. Gustando la cosiddetta “crema ghiacciata”: Mr Burns, Satana, e la felicità, Daniel Barwick;
14. Ned Flanders e l’amore verso il prossimo, David Vessey;
15. La funzione della narrativa: il valore euristico di Homer, Jennifer L. McMahon;
Parte IV. “I Simpson” e i filosofi:
16. Un marxista (Karl, non Groucho) a Springfield, James M. Wallace;
17. “E il resto si scrive da solo”: Roland Barthes guarda “I Simpson”, David L.G. Arnold;
18. Che cosa significa pensare secondo Bart, Kelly Dean Jolley.
Episodi;
Filosofi.
Irwin William H., Conard Mark T., Skoble Aeon J.
William Irwin, è assistant professor di filosofia al King’s College in Pensylvania. Ha pubblicato articoli sulla teoria dell’interpretazione e sull’estetica.
Mark T. Canard, è uno scrittore di narrativa, un filosofo e un lupo nella steppa che dimora a Philadelphia: ha pubblicato scritti su Kant e Nietzsche.
Aeon J. Skoble, è visiting assistant professor di filosofia alla United States Military Accademy di West Point. Scrive su argomenti vari tra cui morale, politica e teoria sociale.
Personalmente, ritengo che, sia divertente e utile utilizzare dei personaggi famosi per spiegare i concetti filosofici soprattutto ai bambini e agli adolescenti non amanti della filosofia.
Naturalmente, bisogna sempre fare attenzione a non cadere nella pura e semplice banalità trascurando concetti di grande spessore ontologico, in quanto si rischia di fare soltanto satira!
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8 commenti:
Davvero molto interessante, così si può parlare di filosfofia senza che questa diventi pallosa soprattutto per i ragazzi
e chi l'avrebbe mai detto che c'era la filosofia pure nei simpson.
un articolo molto bello
davvero complimenti a chi ha avuto stà idea e ad elisa che ne ha parlato.sto blog è sempre più favoloso.
Molto interessante!! Io.
Dovremmo avere la capacità di fare le cose sotto la luce del sole... solo così impareremo a conoscere noi stessi e gli altri, Giuseppe!!
BRAVA ELISA è UN SITO BELLISSIMO HAI RESO LA FILOSOFIA PIACEVOLE E ANCHE DIVERTENTE ALLO STESSO TEMPO DEVO DIRE CHE è UN SITO DA CONSIGLIARE A TUTTI.
bravissima elisa ,,,complimenti,,,,una cosa molto originale ,,,,
L'ho letto quando è uscito, perchè mi ha molto colpito l'idea di una filosofia che smetta di essere cattedratica e noiosa e che si avvicini alla vita e al linguaggio dei ragazzi. Solo così ogni disciplina trava ragion di esistere in tempi duri come questi per la cultura.
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