Le terze obiezioni e risposte hanno di particolare il fatto che Cartesio invece di fornire un'unica risposta per l'intero corpo delle obiezioni, risponde a ogni singola obiezione.
Qui Cartesio ha di fronte Hobbes (l'inglese). Con Hobbes e Cartesio si scontrano due versioni diverse della modernità che hanno qualcosa in comune: il meccanicismo (visione del mondo che la nuova scienza aveva portato con sé: l'idea che il mondo naturale sia fatto di materia e movimento). La natura dei meccanicisti è asettica, tutto è composto da materia e dalle diverse aggregazioni di questa materia nascono tutti i fenomeni.
Cartesio e Hobbes sono entrambi dalla parte di Galileo Galilei. Sul resto divergono e in particolare sul fatto se esista o no oltre alla materia un altro tipo di sostanza.
Per Cartesio esiste un'altra sostanza che è pensiero, essenzialmente coscienza delle proprie percezioni.
La mente è fatta di coscienza la quale è qualcosa di completamente separato dal corpo, che può sussistere senza di esso. La strada di Cartesio consiste nel sostenere che la mente si conosce prima del corpo perché dalla mente dipendono tutte le conoscenze; la mente è una sostanza cioé può esistere senza il corpo.
Hobbes riconosce che tutto ciò che ci appare è in qualche modo un fenomeno diverso dalle cose in sé stesse; nega però che la conoscenza dipenda da una sostanza pensante che è in noi e che in qualche modo precede la nostra stessa conoscenza dei corpi.
Per Hobbes esiste un'unica sostanza: i corpi. Tutto ciò che esiste è corpo. La filosofia per Hobbes è poi sostanzialmente filosofia del linguaggio cioè creazione di un linguaggio convenzionale nella sua struttura ma capace di descrivere adeguatamente la realtà.
Hobbes costruisce anche una filosofia empiristica dove la conoscenza nasce dall'osservazione dei fenomeni e da un contatto diretto tra l'uomo come essere pensante e il mondo esterno. Questo contatto avviene nella forma di percezioni (quelle che Cartesio chiama idee che sono tali se hanno un contenuto immediatamente dato nell'esperienza).
Hobbes nega che possono esistere idee senza una rappresentazione sensibile, che possa esistere per esempio l'idea di Dio o l'idea della mia stessa mente.
Qui sono messi in evidenza il materialismo e empirismo di Hobbes contro il dualismo e razionalismo di Cartesio.
Inoltre tengo a precisare che Hobbes sostiene la tesi della corporeità di Dio. Se Dio esiste è corpo.
Hobbes della prima meditazione dice che è d'accordo (il fenomenismo di Hobbes è del tutto compatibile con la critica di Cartesio alle sensazioni; per Hobbes le nostre conoscenze sono fenomeniche cioè costituiscono il modo in cui siamo toccati dai corpi; costituiscono la nostra reazione psichica al contatto con i corpi.
Obiezione alla seconda meditazione: Qui si scontrano le tesi materialistica e dualistica. Il pensiero potrebbe essere semplicemente una proprietà. E' allusivo il passaggio alla proprietà di una cosa al fatto che questa proprietà sia di per sé una sostanza. Hobbes accusa Cartesio di confondere una proprietà con una sostanza, una qualità. L'essere pensanti è una proprietà come il fatto di passeggiare ma non per questo io passeggiando sono una passeggiata. Il cortocircuito di Cartesio secondo Hobbes è stato quello di passare dalla proprietà al fatto che esista qualcosa che ha quella proprietà.
Hobbes si chiede che cos'è questo qualcosa che pensa in noi. Non si può dire che sia pensiero perché allo stesso tempo dovremmo dire che il passeggiante è una passeggiata. Ciò che può far da sostrato-soggetto al pensiero per Hobbese è una sola cosa: la materia.
Il cogito è stato rovesciato e si è creato un cogito materialistico. Dal penso dunque sono una cosa che pensa (di Cartesio) al penso dunque sono un corpo che pensa (di Hobbes).
Apparentemente sembrerebbe che Hobbes opponga al dogmatismo di Cartesio (esistono i corpi, delle sostanze pensanti interamente diverse dai corpi) un dogmatismo uguale epistemologicamente e contrario nel suo contenuto (esistono soltanto corpi). Gli atti pensanti di Cartesio sono privi di un sostrato.
Per Hobbes la coscienza è un atto quindi una proprietà/ qualità che deve supporre un sostrato, qualcosa di permanente da cui dipenda anche la sua esistenza come tutte le proprietà. Il pensiero e la coscienza sono una delle proprietà del corpo umano. Quello di Hobbes non è puro e semplice dogmatismo nell'affermare che i soggetti di tutti gli atti sembrano non essere intesi solo sotto una ragione corporea. L'unico modo di concepire un soggetto cioè qualcosa di permanente è di concepirlo come materiale.
Kant identificherà la sostanza con la materia negando che gli atti del pensiero possano costituire un sostrato permanente. Kant dirà che il soggetto pensante inteso come il cogito non è una sostanza. Il cogito non può essere sostanza.
Risposta di Cartesio:
Cartesio dice che dal cogito non traggo immediatamente l'idea che l'anima sia una sostanza. Neppure Hobbes ha capito l'ordine delle meditazioni. Hobbes è l'unico a sostenere che tutte le sostanze sono materiali. Cartesio dice che è vero che il pensiero deve risiedere in una cosa che pensa (in generale nessuna proprietà può sussistere senza qualcosa a cui essa inerisca). Non conosciamo la sostanza per sé stessa. Non sappiamo che cos'è la sostanza ma per capirlo ci affidiamo alle sue proprietà e sulla base di queste noi pensiamo di conoscere la sostanza.
Nelle Meditazioni, Cartesio ha voluto sostenere che cosa sono le sostanze in loro stesse e non quali sono le loro proprietà. Le proprietà delle cose a volte le chiamiamo corporee altre volte intellettuali (cogitativos); gli atti corporei sono una sostanza materiale; gli atti cogitativi sono una sostanza pensante (ma anche questo è dogmatismo; significa già presupporre che esistano due categorie di sostanze: quelle corporee e pensanti).
Qui Cartesio cade nel tranello di Hobbes perché è costretto a sostenere che non conosciamo la sostanza pensante di per sé ma la conosciamo soltanto attraverso i suoi atti quindi la sostanza diventa qualcosa che conosciamo per induzione.
La difficoltà di Hobbes è quella di seguire il filo delle Meditazioni, invece, la difficoltà di Cartesio è la sostanza pensante che non ha ancora ben definito.
Obiezioni alla terza meditazione:
Per Hobbes le idee devono essere necessariamente immagini delle cose (nel senso figurativo del termine), quindi esse derivano tutte dall'esperienza. E' chiaro che da questo punto di vista non si può dare un' idea di Dio; la prova di Cartesio della terza meditazione perde il suo stesso fondamento. Per Cartesio l'idea di Dio è un'immagine di Dio nel senso che rappresenta Dio; cioè mi permette di conoscere Dio ma non è ovviamente una figura di Dio.
Le idee sono sempre composte di materiale empirico. Dato che di Dio non possiamo avere un'immagine, non possiamo neppure concepirlo come un'idea, non possiamo conoscerlo perché per conoscere qualcosa occorre possederne un'idea. Di Dio possiamo solo asserire che esiste senza idee; senza conoscerlo: cosi come il cieco non vede il fuoco ma sa che qualcosa lo scalda e che questo deve esistere per causare la sensazione di calore che egli stesso sente.
Dio è una sorta di causa prima di tutti i fenomeni; ma è un Dio nascosto, non conosciuto, non rappresentabile che sta fuori da ogni possible nostra esperienza conoscitiva.
Risposta di Cartesio:
E' molto irritata perché Hobbes ha fatto leva su un punto critico della terza meditazione cioè sull'uso improprio del termine immagine. Cartesio ripete che li intende il termine idea in senso diverso; ribadisce la sua innovazione terminologica (il modo in cui le immagini delle cose si imprimono nel nostro cervello).
Cartesio aveva detto che prendeva come idee soltanto le rappresentazioni delle cose.
Cartesio ancora una volta ribadisce che le idee possono essere puramente intellettuali rifiutando la posizione di Hobbes secondo il quale le idee sono necessariamente fatte di materiale. L'immagine per Hobbes è l'origine e il centro di ogni conoscenza.
Obiezione decima alla terza meditazione:
Qui vengono messe a confronto due teologie.
Per Cartesio l'idea di Dio è la più chiara e distinta di tutte perché è il fondamento di tutte le altre in quanto l'infinito è ciò che ci fa pensare il finito; per Hobbes dell'infinito e di Dio abbiamo una conoscenza puramente negativa, possiamo dire ciò che Dio non è.
Da una parte si ha la metafisica razionalistica infinitistica (fondata sul presupposto che la mente sia capace di concepire originariamente l'infinito indipendentemente dal finito) contro il pensiero empiristico di Hobbes che ha una concezione puramente negativa dell'infinito e nega che si dia una conoscenza attuale, originaria e positiva dell'infinito.
L'unica cosa che posso dire positivamente di Dio è che esiste, ma paradossalmente senza sapere che cos'è questo Dio che esiste. Di questo Dio non conosciamo niente se non che è un principio di esistenza.
Risposta di Cartesio:
L'idea di Dio che ha Hobbes è empia e impertinente; cioè concepire Dio come semplice esistenza o anche come causa di tutto ciò che esiste è un'idea inopportuna perché in questo modo non conosciamo Dio, i suoi attributi, non possiamo sapere se è verace, fondare la nostra conoscenza ed essere certi che le nostre conoscenze evidenti sono vere.
Distruggendo la possibilità di conoscere l'essenza di Dio e ciò che Dio è; è come se si distruggesse l'unica strada che ci possa rendere certi delle nostre conoscenze cioè il fatto che dipendiamo da un essere infinitamente perfetto e dunque verace.
Quest'idea è empia perché di fatto distrugge qualsiasi idea religiosa che si possa avere di Dio.
Il Dio di Hobbes non è intelligente. C'è una deriva eterodossa, anti-teologica e atea in questa posizione di Hobbes.
Kant identificherà la sostanza con la materia negando che gli atti del pensiero possano costituire un sostrato permanente. Kant dirà che il soggetto pensante inteso come il cogito non è una sostanza. Il cogito non può essere sostanza.
Risposta di Cartesio:
Cartesio dice che dal cogito non traggo immediatamente l'idea che l'anima sia una sostanza. Neppure Hobbes ha capito l'ordine delle meditazioni. Hobbes è l'unico a sostenere che tutte le sostanze sono materiali. Cartesio dice che è vero che il pensiero deve risiedere in una cosa che pensa (in generale nessuna proprietà può sussistere senza qualcosa a cui essa inerisca). Non conosciamo la sostanza per sé stessa. Non sappiamo che cos'è la sostanza ma per capirlo ci affidiamo alle sue proprietà e sulla base di queste noi pensiamo di conoscere la sostanza.
Nelle Meditazioni, Cartesio ha voluto sostenere che cosa sono le sostanze in loro stesse e non quali sono le loro proprietà. Le proprietà delle cose a volte le chiamiamo corporee altre volte intellettuali (cogitativos); gli atti corporei sono una sostanza materiale; gli atti cogitativi sono una sostanza pensante (ma anche questo è dogmatismo; significa già presupporre che esistano due categorie di sostanze: quelle corporee e pensanti).
Qui Cartesio cade nel tranello di Hobbes perché è costretto a sostenere che non conosciamo la sostanza pensante di per sé ma la conosciamo soltanto attraverso i suoi atti quindi la sostanza diventa qualcosa che conosciamo per induzione.
La difficoltà di Hobbes è quella di seguire il filo delle Meditazioni, invece, la difficoltà di Cartesio è la sostanza pensante che non ha ancora ben definito.
Obiezioni alla terza meditazione:
Per Hobbes le idee devono essere necessariamente immagini delle cose (nel senso figurativo del termine), quindi esse derivano tutte dall'esperienza. E' chiaro che da questo punto di vista non si può dare un' idea di Dio; la prova di Cartesio della terza meditazione perde il suo stesso fondamento. Per Cartesio l'idea di Dio è un'immagine di Dio nel senso che rappresenta Dio; cioè mi permette di conoscere Dio ma non è ovviamente una figura di Dio.
Le idee sono sempre composte di materiale empirico. Dato che di Dio non possiamo avere un'immagine, non possiamo neppure concepirlo come un'idea, non possiamo conoscerlo perché per conoscere qualcosa occorre possederne un'idea. Di Dio possiamo solo asserire che esiste senza idee; senza conoscerlo: cosi come il cieco non vede il fuoco ma sa che qualcosa lo scalda e che questo deve esistere per causare la sensazione di calore che egli stesso sente.
Dio è una sorta di causa prima di tutti i fenomeni; ma è un Dio nascosto, non conosciuto, non rappresentabile che sta fuori da ogni possible nostra esperienza conoscitiva.
Risposta di Cartesio:
E' molto irritata perché Hobbes ha fatto leva su un punto critico della terza meditazione cioè sull'uso improprio del termine immagine. Cartesio ripete che li intende il termine idea in senso diverso; ribadisce la sua innovazione terminologica (il modo in cui le immagini delle cose si imprimono nel nostro cervello).
Cartesio aveva detto che prendeva come idee soltanto le rappresentazioni delle cose.
Cartesio ancora una volta ribadisce che le idee possono essere puramente intellettuali rifiutando la posizione di Hobbes secondo il quale le idee sono necessariamente fatte di materiale. L'immagine per Hobbes è l'origine e il centro di ogni conoscenza.
Obiezione decima alla terza meditazione:
Qui vengono messe a confronto due teologie.
Per Cartesio l'idea di Dio è la più chiara e distinta di tutte perché è il fondamento di tutte le altre in quanto l'infinito è ciò che ci fa pensare il finito; per Hobbes dell'infinito e di Dio abbiamo una conoscenza puramente negativa, possiamo dire ciò che Dio non è.
Da una parte si ha la metafisica razionalistica infinitistica (fondata sul presupposto che la mente sia capace di concepire originariamente l'infinito indipendentemente dal finito) contro il pensiero empiristico di Hobbes che ha una concezione puramente negativa dell'infinito e nega che si dia una conoscenza attuale, originaria e positiva dell'infinito.
L'unica cosa che posso dire positivamente di Dio è che esiste, ma paradossalmente senza sapere che cos'è questo Dio che esiste. Di questo Dio non conosciamo niente se non che è un principio di esistenza.
Risposta di Cartesio:
L'idea di Dio che ha Hobbes è empia e impertinente; cioè concepire Dio come semplice esistenza o anche come causa di tutto ciò che esiste è un'idea inopportuna perché in questo modo non conosciamo Dio, i suoi attributi, non possiamo sapere se è verace, fondare la nostra conoscenza ed essere certi che le nostre conoscenze evidenti sono vere.
Distruggendo la possibilità di conoscere l'essenza di Dio e ciò che Dio è; è come se si distruggesse l'unica strada che ci possa rendere certi delle nostre conoscenze cioè il fatto che dipendiamo da un essere infinitamente perfetto e dunque verace.
Quest'idea è empia perché di fatto distrugge qualsiasi idea religiosa che si possa avere di Dio.
Il Dio di Hobbes non è intelligente. C'è una deriva eterodossa, anti-teologica e atea in questa posizione di Hobbes.
2 commenti:
ciao, scusa il commento generale.. volevo chiederti un'informazione: quante sono le obbiezioni alle meditazioni di Cartesio e di chi sono? Grazie mille..
Ciao gentile lettore/lettrice, ti rispondo con piacere alla domanda che mi hai rivolto.
Le obiezioni alle meditazioni di Cartesio sono in totale sette. Ho creato una sezione sulle obiezioni di Cartesio e ti invito a consultarla per sapere con precisione di chi sono! Troverai anche le risposte di Cartesio ai suoi obiettori. Spero che i miei post ti siano utili! Grazie! A presto!
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