" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Antichità e Medioevo (parte 4)

domenica 10 aprile 2011

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Se torniamo al mondo ellenistico, ma in ambito cristiano, vediamo che si sviluppano in forma più tecnica alcune teorie per interpretare il testo sacro. In questo contesto, ad Alessandria, ha una particolare rilevanza Origene (II-III sec. d.C.), una delle figure più importanti nello sviluppo del pensiero cristiano. A suo avviso, la Bibbia può essere letta seguendo tre significati (si passa quindi, come si vede, da uno schema bipartito come quello di Filone ad un approccio tripartito): uno "materiale o letterale" che vedono tutti, uno "psichico" che è colto da chi si è incamminato a porsi i problemi che conducono all'annuncio cristiano e uno "spirituale", visto soltanto dai perfetti, coloro che sono giunti a una maturazione compiuta della loro fede.
Al di là delle convinzioni in questo caso cristiane di Origene, questa indicazione è significativa per cogliere come ci sia una circolarità tra il lettore e il testo: non tutti i significati del testo possono essere colti da tutti, ma variano a seconda delle capacità e della maturazione di ciascuno.




Quindi, per questa fase del cristianesimo, possiamo dire che si riprende il tema allegorico dei Greci, ma con la differenza per cui non si dà più una struttura razionale e statica del cosmo, ma vi si sostituisce una storia di salvezza, una dinamica intessuta nel racconto. Da una parte, abbiamo una civiltà (quella greca), che dà poca importanza alla dimensione storica e tende quindi a un'interpretazione razionale di un cosmo che nel suo ordine è sempre uguale, dall'altra, abbiamo una civiltà (quella ebraico-cristiana), che vede nella storia la dimensione fondamentale in cui si dipana l'esperienza dell'uomo, il suo rapporto con Dio e la salvezza.
Nel IV secolo si sviluppa poi tra i padri d'oriente e in particolare ad Antiochia l'esigenza di porre dei limiti all'interpretazione allegorica alessandrina. Gli esegeti di Antiochia non negano ma limitano l'interpretazione allegorica, considerando più attentamente l'elemento storico e  quello linguistico-grammaticale presenti sia nell'antico sia nel nuovo Testamento.




Tra i padri d'occidente un posto particolare spetta naturalmente ad Agostino che riflette sul fatto che il senso fondamentale del cristianesimo è di essere una manifestazione, un'incarnazione. Come dice il Prologo del quarto Vangelo infatti è il Verbo, il "logos", che si fa carne: la sapienza di Dio che si rende presente è quindi una comunicazione che si fa carne.
Da questo carattere comunicativo del Cristianesimo, esso ha a che fare, alle sue radici, con l'ermeneutica: per Heidegger infatti la prima ermeneutica in ambito cristiano è quella di Agostino. In lui assistiamo alla trasposizione su un piano linguistico dello schema teologico dell'incarnazione e della trinità: la produzione della parola concreta o "verbo esteriore" è paragonabile infatti, a suo modo di vedere, all'incarnazione del Figlio di Dio, è cioè il "farsi carne" della Parola.

Comprendere è comprendere il "verbo interiore" che è manifestato ma pur sempre distinto dal verbo esteriore.
La corretta comprensione del testo sacro deve essere guidata dallo stesso atteggiamento che si ha nei confronti del Cristo, che per fede è riconosciuto Figlio di Dio: essa non può prescindere dalla corretta disposizione dell'esegeta, ispirata a fede, speranza e soprattutto carità. Come sostiene il De doctrina christiana il testo è compreso correttamente se l'esegeta è infatti caritativamente disposto nei suoi confronti e se il suo effetto è quello di confermare e incrementare l'amore di Dio (questo principio è il principio di benevolenza interpretativa che la moderna filosofia del linguaggio chiama principio di carità).




Come si vede, si tratta quindi di un principio non metodico ma esistenziale, con cui Agostino cerca di limitare il proliferare delle interpretazioni figurali (del resto necessarie dove il senso letterale sia palesemente oscuro).
Nel Medioevo poi non si ha una percezione particolarmente accentuata del senso della distanza: nella Divina Commedia, ad esempio, personaggi appartenenti a epoche diverse sono tutti presenti in questo mondo dell'aldilà senza che ci si curi della distanza temporale; tutto si colloca nell'orizzonte di un mondo creato da Dio.
Il problema dell'ermeneutica non è così vivo nel Medioevo, anche se vengono sviluppati e sistematizzati - in modi diversi, ad esempio, da Bonaventura e Tommaso - aspetti che riguardano i sensi della Scrittura (letterale, allegorico, morale, anagogico), ma, anche in questo caso, senza il senso della distanza dai testi.

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