Le cose cambiarono molto, i teologi che avevano visto con sospetto la critica della ragion pura in quanto asseriva che non si poteva dimostrare l'esistenza di Dio, adesso salutavano la critica della ragion pratica poiché recuperava la religione all'interno della moralità e quindi ci si chiese come si potessero conciliare i due aspetti: quello quasi agnostico della critica della ragion pura e quello della critica della ragion pratica.
Che cosa fa Kant per unire i due aspetti?
Nel 1990 esce la Critica del Giudizio nella quale Kant cerca lui stesso di unire il mondo della natura e quello della moralità cioè della libertà e della necessità attraverso il concetto di fine sia di carattere morale che di carattere estetico.
Quando vedo un'opera d'arte vedo realizzato un fine, per esempio nel Mosé di Michelangelo il fine è l'aver reso in modo plastico la figura di un grande legislatore a contatto con il divino, allora questo fine è rappresentato dall'opera d'arte così come, dice Kant, viene invocato nelle scienze che riguardano gli organismi, per esempio la medicina, quindi anche nella visione della natura utilizzo il concetto di fine, in questo caso abbiamo l'unione tra il regno della necessità che è quello della materia considerata secondo il principio della causa efficiente, e dall'altro il regno dello spirito che è invece legato al concetto di fine.
Se si legge l'introduzione della Critica del Giudizio, Kant ci dice che qui si completa il suo sistema, naturalmente questa era la sua ambizione ma ognuna di queste critiche sollevava molti problemi e quindi si poteva sospettare che questa conclusione del sistema fosse più di facciata che non di realtà, questo lo si capisce perché i suoi interpreti spesso si trovavano in disaccordo con lui.
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