" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Dilthey (parte 3)

venerdì 15 aprile 2011

| | |





Diverse considerazioni portano il vecchio Dilthey (a partire proprio dal saggio Le origini dell'ermeneutica, 1900) a riconsiderare la propria impostazione psicologistica basata sulla certezza immediata dell'esperienza vissuta. Anzitutto una considerazione di carattere metodico secondo la quale la psicologia non può attingere un sapere immediato proprio perché ogni momento della vita sottoposto a osservazione -  come si sostiene nella Critica della ragione storica - è "fissato mediante l'attenzione che conserva ciò che in sé fluisce". Non è quindi possibile di per sé penetrare con il sapere l'essenza della vita.
La lettura delle Ricerche logiche di Husserl con la loro critica antipsicologistica lo spingono poi a considerare la nozione husserliana di significato come polo intenzionale della coscienza.
Ma soprattutto egli si accorge che la precedente impostazione psicologista va ridimensionata nel momento in cui l'oggetto da comprendere non è più costituito dall'individualità di un tu, ma dalle produzioni storiche, ovvero da ciò che Hegel chiamava spirito oggettivo, all'interno del quale Dilthey include anche le manifestazioni culturali di arte, religione e filosofia.








Queste manifestazioni, a suo modo di vedere, sono segni che chiedono di essere compresi e interpretati: la comprensione è ora per Dilthey quel processo mediante il quale noi conosciamo un'interiorità proprio per mezzo di segni che ci sono dati dall'esterno (la vita cioè si esteriorizza nell'espressione e la comprensione è il percorso a ritroso, che  intende tornare dall'esteriorità dell'espressione all'interiorità della vita). L'ermeneutica (e non è più la psicologia) si candida allora a diventare l'organon delle scienze dello spirito per la sua capacità di mediare tra le oggettualità tramandate (il dato storico) e la soggettività dell'autore, tra l'esterno dei segni e l'interno della soggettività che in essi si esprime: l'interpretazione è così l'incontro tra individualità e universalità, è un processo che contribuisce alla formazione di un terreno comune, di una intersoggettività, di una oggettività condivisa, che è l'essenza stessa della nozione hegeliana di spirito.








Dilthey si interroga così su come sia possibile conoscere un'esperienza che io non ho vissuto, ma che si presenta a me attraverso segni, tracce, espressioni. Il comprendere è infatti conoscere un'interiorità attraverso segni dati sensibilmente all'esterno. Bisogna dunque che l'esperienza passi dall'interno all'esterno: la vita umana si manifesta sempre attraverso segni, ad esempio artistici, culturali, ma solo nel linguaggio  (e in particolare, per la sua stabilità, nello scritto) l'interiorità trova un'espressione totale, più compiuta. L'ermeneutica consisterà nel conoscere un'altra vita nella sua individualità, per quanto correlata a un contesto, attraverso le sue manifestazioni. Ma una vita che "elabora pensieri", che si manifesta e si esprime è da sempre come "spirito": il Leben è pensato come Geist (questo stesso cammino l'aveva compiuto già Hegel nei suoi scritti giovanili che proprio Dilthey trova e porta in luce).







Il tema hegeliano dello spirito oggettivo diventa dunque la questione centrale per Dilthey. Secondo Hegel si tratta di un grado del ritorno a sé dello spirito nel suo sviluppo razionale, ossia il grado massimo dello spirito finito prima di quello assoluto; il pensiero umano nella sua elaborazione adeguata, concettuale, può comprendere il senso complessivo di tale percorso. Dilthey ritiene che tutto ciò non sia accettabile perché lo spirito è invece vita che manifesta se stessa, non incarnazione del logos. 
Il concetto filosofico in Dilthey non ha dunque un significato di conoscenza, ma un significato espressivo: non coglie il ritmo razionale dello spirito, ma manifesta aspetti dell'esperienza storica.
Arte, religione e filosofia sono anch'esse ricondotte allo spirito finito perché sono espressioni dello spirito umano, aspetti dell'esperienza umana: le manifestazioni della cultura non sono come in Hegel le forme in cui lo spirito conosce se stesso, ma rappresentano la vita in quanto spirito che manifesta, hanno un carattere espressivo, piuttosto che conoscitivo.

0 commenti:

Posta un commento

Forum filosofico

Mettiti alla prova con il quiz filosofico

Indovinate le opere dei filosofi!!

Indovinate che filosofi sono!

Costruite il simbolo della filosofia!

Puzzle filosofico

Puzzle di Nietzsche!

Il puzzle di Schopenhauer!

Puzzle di un dipinto filosofico!

Il puzzle di un aforisma