" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Dilthey (parte 4)

venerdì 15 aprile 2011

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Un'ultima questione riguarda la coscienza storica che, nel confrontarsi con il passato dell'umanità, con l'universalità dello spirito, si pone il problema parallelo dell'universalità e obiettività del suo stesso sapere: Dilthey cerca di risolvere tale questione introducendo il metodo della "comparazione". Un fatto storico può essere compreso anche da altri che non l'hanno vissuto perché si può comparare con altri fatti di altre epoche. A questo proposito Troltsch (1865-1923) ha parlato criticamente del percorso diltheyano come di un cammino "dalla relatività alla totalità": a suo modo di vedere, infatti, Dilthey prima sostiene di non possedere il sapere assoluto di Hegel, ma se la storia è conoscenza dell'individuale, che è tale in quanto è una connessione, per conoscerlo devo poi compararlo, inserendolo quindi in contesto sempre più ampio che sfocia infine in una forma di sapere assoluto.





La critica rivolta a Dilthey verrà poi rivolta anche a Gadamer: dopo aver fatto dichiarazione di finitezza, legata a quel carattere di apertura al futuro che non si trovava in modo soddisfacente in Hegel, in Gadamer vi sarebbe comunque poi la tendenza a pretendere di conoscere tutto l'insieme dell'esperienza umana.
Consideriamo infine più ampiamente i rilievi critici mossi a Dilthey da Gadamer che in Verità e Metodo parla di un suo cartesianismo o illuminismo non risolto: quella diltheyana sarebbe infatti una posizione non capace di superare ancora i limiti di Schleiermacher nel suo metodo ricostruttivo, incapace cioè di riconoscere la distanza storica come costitutiva. In Dilthey convivrebbero per Gadamer due tendenze: l'ermeneutica della vita, nell'idea per cui si conosce la vita passata perché anch'io ne faccio parte, e l'ideale di una conoscenza metodica e obiettiva.







In lui esisterebbe un rapporto intrinseco tra vita e sapere, in base al quale la vita tende a darsi un ordine, ma poi, per l'insicurezza e l'insondabilità della vita, Dilthey finirebbe col fare riferimento alla scienza opponendola alla vita.
Su un piano generale, anche oltre la critica gadameriana, si può comunque sostenere che, nonostante la tematizzazione della storicità e dello spirito oggettivo come luogo in cui si storicizzano le espressioni della vita, la prospettiva diltheyana permane singolarmente antistorica. Ciò è collocato anzitutto con un mai abbandonato psicologismo, che fa da tramite fra Schleiermacher e Dilthey: comprendere l'espressione, interpretare lo spirito oggettivo, equivale a trasporsi in una vita passata, a penetrare uno psichismo estraneo, dunque ad abbattere la distanza temporale che ci separa da esso.
La volontà di trasporsi in uno psichismo estraneo, obliando la propria situazione storica, cancella il senso più radicale della storicità e costituisce l'elemento più tipicamente antistorico dello storicismo.



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