Molte volte ti sarai divertito anche tu a cantare una canzone in una tonalità molto alta per poi riprovare la stessa melodia in una tonalità più bassa. E' ovvio: la percezione dell'armonia di una musica rimane sempre la stessa, non è riducibile alla tonalità delle note che la compongono. Possiede, come dicono gli psicologi, una qualità gestaltica, ossia rimane identica anche se mutano le parti che la compongono.
Anche le percezioni visive funzionano allo stesso modo: i diversi stimoli che compongono un'immagine percettiva vengono sempre recepiti come se fossero organizzati in tutto; fra di loro l'occhio non opera una semplice somma o associazione ma una vera e propria integrazione.
Ad esempio siamo in grado di percepire immediatamente i sentimenti che traspaiono dal volto di un uomo, anche senza essere poi in alcun modo in grado di descriverne le modificazioni dei tratti. Ma anche un organismo biologico non può essere studiato semplicemente analizzando i suoi singoli organi, così come la descrizione di un certo numero di individui non riesce a spiegare il tipo di comunità che formano nel complesso. Ed anche la natura ci offre esempi di come la totalità possieda caratteristiche introvabili nelle parti componenti: il sale da cucina, ad esempio, è commestibile, ma non lo sono affatto il sodio ed il cloro.
Ma che succede quando la parte di un tutto possiede solo caratteristiche in negativo, ossia consiste in una non-esistenza? Ad esempio, cos'è un buco? Come lo si può pensare? E' un problema di ontologia (la parte della filosofia che studia l'essere delle cose): il buco, infatti, non ha realtà in sé, non ha alcuna componente fisica, è immateriale. Un buco è come una sistematica illusione visiva, un'entità parassitaria: non è nulla ma ha bisogno di un tutto per esistere.
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