" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Rinascimento e Riforma (parte 2)

lunedì 11 aprile 2011

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I Protestanti infatti affermano che la Scrittura basta da sola, perché si capisce da sola. Si arriva all'intelligenza, alla comprensione del messaggio cristiano con la sola Scriptura. Vi è, quindi, una teoria ermeneutica di Lutero implicata strettamente dalla sua presa di posizione di rottura dell'unità del Cristianesimo in Occidente. Il principio luterano della sola scriptura afferma l'immediata intelligibilità delle Scritture senza bisogno di alcuna mediazione esterna.
Lutero tende a sottrarre alla Chiesa il monopolio esegetico e a porre al centro dell'atto interpretativo il singolo individuo, facendo riferimento a due presupposti: la perfezione e immanenza a sé del testo sacro e la sufficienza dell'interprete per la sua comprensione.
In questo quadro si inserisce la figura di Flacio Illirico, teologo protestante che nel 1567 pubblica un'opera dal titolo " Clavis Scripturae Sacrae" - in cui già Dilthey vedeva la fondazione dell'ermeneutica moderna - dove sostiene la posizione luterana secondo cui la Scrittura si comprende da sé: per questo, a suo modo di vedere, è necessario, da una parte, inserire il singolo testo scritturistico nel contesto della Scrittura e, dall'altra, è possibile approfondire il senso complessivo della Scrittura solo attraverso la penetrazione dei singoli testi.


Flacio Illirico



Compare qui un tema fondamentale dell'ermeneutica, anche se formulato ancora in un senso tecnico, il "circolo ermeneutico", tema che si ritroverà in tutti gli autori seguenti: posso capire le singole parti partendo dal tutto; e viceversa approfondisco il tutto attraverso lo studio delle singole parti. Ogni comprensione muove da un'anticipazione del senso totale che illumina le comprensioni parziali, le quali a loro volta correggono e integrano la comprensione totale.
Flacio si oppone così all'insufficienza ermeneutica della Sacra Scrittura, sostenendo che, in quanto data da Dio agli uomini per la loro salvezza, la Scrittura è del tutto autosufficiente e rappresenta una realtà unitaria, in sé conclusa.
Essa perciò contiene al suo interno la chiave per la risoluzione di ogni oscurità, che solo uno studio paziente e umile di tutti i suoi libri (basato, tra l'altro, su indagini di tipo filologico e linguistico nonché sul confronto tra i luoghi paralleli descriventi lo stesso evento) permette di attuare.






Ma la chiave della Sacra Scrittura come intenzione del legame essenziale e circolare tra parti e tutto si rivela efficace solo quando l'interprete si accosta al testo animato da sensibilità religiosa, da una sorta di precomprensione della verità del testo che cerca e trova in esso la propria conferma.
La comprensione del testo cioè presuppone l'autocomprensione della fede. L'interpretazione tecnica (nessi parti-tutto, analisi dei passi paralleli) risulta quindi efficace solo alla luce dell'interpretazione generale e cioè alla luce dell'esperienza di fede che si alimenta e ravviva a contatto con il testo, ma che del resto pare dover essere presupposta alla lettura di esso.
Anche per questo gli autori della Controriforma giudicano insostenibile l'autosufficienza della Scrittura e rimandano anche alla Tradizione per la sua comprensione.

Per Roberto Bellarmino - che è tra i primi in ambito cattolico a cercare una conferma di carattere scientifico alla tesi che afferma la non intelligibilità della Scrittura e quindi la necessità del ricorso alla Tradizione- Scrittura e tradizione derivano dallo stesso Spirito divino ( in effetti tra Scrittura e Tradizione sembra esistere un vero e proprio circolo ermeneutico: la Scrittura infatti deve essere interpretata dalla Tradizione, ma la Tradizione si fonda sulla Scrittura, non è altro che la sua prosecuzione. Non ci dobbiamo poi scordare che la Scrittura - pensiamo ad esempio ai Vangeli- rimanda ad una tradizione orale i detti di Gesù circolanti oralmente nelle prime comunità cristiane).



Roberto Bellarmino

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