" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Schleiermacher (parte 4)

giovedì 14 aprile 2011

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Riepiloghiamo i punti essenziali finora emersi e insieme approfondiamo il discorso. Il primo concetto importante nella prospettiva di Schleiermacher è la sua portata generale, universale, riguardante ogni discorso, sia scritto che orale. L'ermeneutica concerne la subtilitas intelligendi, non la subtilitas explicandi, interessa la comprensione, non la sua espressione e spiegazione.
Un testo, da una parte, rimanda alla lingua in cui è scritto e dunque alla civiltà di cui è espressione, dall'altra, è un prodotto individuale del suo autore: universale e individuale sono compresenti e dunque l'interpretazione si sdoppia in un'interpretazione della lingua e in un'interpretazione dell'autore (metodo "grammaticale" e metodo "tecnico", che rimanda alla techne greca intesa come "arte").
Il metodo "grammaticale" consiste nel trovare tutto ciò che dal punto di vista linguistico il testo manifesta in quanto espressione di una certa epoca, di un contesto storico.



Tale metodo serve a riportare l'universale nel suo contesto. Ma da questo contesto emerge anche l'aspetto individuale della produzione dell'autore e da ciò dunque la necessità di cogliere, attraverso l'intuizione o il sentimento, anche l'individualità dell'autore: questa è l'interpretazione "tecnica". Il metodo di Schleiermacher si muove sempre su questo duplice binario (che nel suo continuo rimando sottende l'infinità dell'atto interpretativo).
Arriviamo ora alla questione relativa a come sviluppare tutto questo discorso. A questo punto si presenta il tema del "circolo ermeneutico": per comprendere il discorso bisogna già conoscere chi parla, ma lo possiamo conoscere solo attraverso il suo discorso.
La comprensione delle parti dipende dalla comprensione dell'insieme, ma l'influenza è reciproca perché anche la singolarità fornisce indicazioni nuove sulla totalità in un processo potenzialmente infinito.
Questo è il tema del comprendere (verstehen): esso richiede, da una parte, la ricostruzione del contesto e, dall'altra, il rivolgersi all'individualità. In questo contesto si colloca anche il tema del fraintendimento (Missverstehen): di solito lo si intende come un'eccezione perché in genere si parte dall'idea che ci si capisce; ma se ciò può valere nella quotidianità, in realtà per Schleiermacher in discorsi più complessi vale proprio il contrario, ossia la comprensione è sempre esposta al fallimento.






Si innesta nuovamente qui il tema dell'immediatezza, del diventare lettore immediato. 
Si è osservato che questa linea di riflessione di Schleiermacher è legata in particolare all'ermeneutica del testo sacro: esso ha un'autorevolezza in quanto tale, per cui il problema è arrivare a coglierlo, eliminando le incrostazioni che si possono essere interposte tra noi e il testo. Gesù, ad esempio, parlava alla gente semplice con forme semplici: non occorreva essere dei dotti per comprenderlo. Egli parlava anche per parabole, per immagini che possono diventare per noi oscure: diventare un lettore immediato significa essere come coloro che ascoltavano Gesù, suoi contemporanei (cfr. Kierkegaard). E lo si può essere anche a distanza di tempo, poiché Gesù è l'eterno che si incarna nel tempo, quindi nell'istante. Certo, Schleiermacher è un grande pensatore anche religioso, ma occorre considerare che per lui l'interpretazione del testo sacro non ha una posizione privilegiata rispetto ad altri testi: l'ermeneutica vale allo stesso modo per ogni discorso, perché la forma della comprensione è universale.






Tutto questo lavoro deve portare all'ascolto, al rapporto diretto: bisogna capire tutto come chi ha scritto, e anche meglio di lui. Capire il testo come il suo autore è il lato dell'immediatezza, ma poi si potrebbe anche capirlo meglio, trovandovi qualcosa che l'autore ci ha messo anche se non era completamente cosciente di averlo fatto. Ogni grande autore è stato capito in misura sempre maggiore quanto più passava il tempo. Questo è il vero "genio", in senso romantico, dell'autore. Dopo aver cercato l'immediatezza con l'ascoltatore e poi con l'autore, per capire meglio il testo occorre dunque nuovamente prendere distanza da esso.
Nelle sue riflessioni successive (Esposizione in forma di compendio del 1819 e poi i Discorsi accademici) Schleiermacher riprende questi temi, ma senza riuscire tuttavia a darne una sistemazione ultima, definitiva, stabile. Egli specifica che il metodo grammaticale sottende, tra l'altro, il metodo storico, che però, portato fino in fondo, è quello che cancella la novità, perché dissolve l'individualità nel suo contesto, impedendo proprio l'emergere di qualunque novità.






Del resto, l'interpretazione tecnica richiede anche che ci si "sintonizzi" con il significato della parola, dell'espressione singola di un testo, dischiudente una prospettiva capace di cogliere lo "stile" dell'autore. La parola può essere indagata certo in modo comparativo, cioè nel suo significato, ma occorre afferrare nello stesso tempo la sua individualità in modo "divinatorio", nel senso di mettersi in sintonia con essa: ci si muove sempre tra comparazione e intuizione. Tutto questo sbocca negli ultimi anni in quella che egli chiama "interpretazione psicologica", la quale tende a cogliere la vita interiore dell'autore, la sua dimensione individuale (queste sono tra le ultime affermazioni di Schleiermacher, scritte qualche anno prima di morire: in esse l'influenza di Leibniz appare evidente).

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