Devo dire che le due linee, quella tecnica e quella generale, si intersecano, ma che storicamente è nata prima quella tecnica: del problema dell'interpretazione dei testi si parlava già in merito a Omero. Ma fin dall'inizio l'interpretazione tecnica, quando è affrontata da figure che non siano soltanto filologi o esegeti, comporta di per sé un ampliamento del problema poiché la questione tecnica di capire un testo rimanda necessariamente al contesto, all'orizzonte in cui si pone il testo stesso, alla distanza che noi abbiamo da esso, dall'autore: l'interpretazione tecnica rinvia dunque al problema generale dell'interpretazione, ma al tempo stesso quest'ultimo non sarebbe nato senza essere radiato nei problemi tecnici (interpretazione di testi, leggi...).
Se guardiamo dunque alla storia dell'ermeneutica intesa nei suoi due significati prima illustrati, vediamo che all'interno della cultura occidentale più matura l'esperienza più l'ermeneutica tende ad ampliarsi, ossia l'ermeneutica tecnica tende storicamente a farsi problema generale dell'interpretazione.
Schleiermacher è la figura in cui questa svolta viene ratificata, realizzata; tutto quello che viene prima di lui presenta infatti una certa prevalenza della dimensione tecnica. Questo processo di allargamento è preceduto da tappe, non è avvenuto improvvisamente e propriamente non si può neppure parlare di un percorso lineare.
In Schleiermacher comunque si realizza una svolta che diviene consapevole in Dilthey e viene radicalizzata da Heidegger. Se si parla di filosofia ermeneutica, infatti, se ne parla propriamente a partire da quest'ultimo, anche se un grande contributo ad essa è stato poi dato, in particolare, come ho già asserito, da Gadamer, da Pareyson e da Ricoeur.
In sintesi, potremmo quindi parlare di una sorta di evoluzione storica che fa passare l'ermeneutica da disciplina metodica, connessa con la filologia e con l'esegesi dei testi scritti, a disciplina filosofica, la quale nasce in epoca post kantiana con Schleiermacher come riflessione sulle condizioni di possibilità di ogni fenomeno di comprensione (testi scritti, dialogo interpersonale, comprensione dei fatti sociali), acquisendo poi una inflessione direttamente metodologica in Dilthey (attento, in particolare, alle produzioni storiche) ed una più radicale impostazione ontologica con Heidegger.
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