" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

I primi filosofi

mercoledì 18 maggio 2011

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Scopo dei primi filosofi è spiegare il principio primo (arché) - la natura di tutte le cose - insieme al logos, la legge (al contempo ragione e necessità) che tali cose governa.
I modi concreti in cui questa impresa può essere perseguita sono molteplici e può essere utile, prima di entrare nei dettagli, fornire un primo schema generale che comprenda i pensatori generalmente indicati come pre-socratici o pre-sofisti.
Inizialmente la soluzione riguardo alla natura dell'arché viene ricercata nell'ambito della natura, e naturalisti sono chiamati i sostenitori di tale tradizione (Talete, Anassimene e Anassimandro). Sostanze naturali come l'acqua, l'aria, il fuoco sono identificate con il principio primo, ma esistono anche proposte più complesse, come quelle che ipotizzano un "indefinito" all'origine della molteplicità delle cose visibili.







Sulla Natura è il titolo canonico dei trattati/poemi dei primi filosofi (Anassimandro, Anassimene, Anassagora ecc...): in esso si ravvisa un tentativo di giustificazione razionale della realtà, del tutto nuovo rispetto alle elaborazioni mitiche precedenti (Omero, Esiodo).
Quasi contemporaneamente all'ispirazione naturalistica, nasce un diverso filone di indagine, che cerca di comprendere il cosmo ipotizzandolo come dotato di un'essenza matematica (Pitagora), o caratterizzato da una lotta tra gli opposti, che sarebbe all'origine della natura conflittuale del divenire (Eraclito).
Ulteriori passi in avanti verso considerazioni più astratte sono l'introduzione del concetto generale dell'essere e la discussione intorno alle sue proprietà, operata da Parmenide, nonché lo sviluppo di raffinate tecniche logiche per sostenere alcune delle tesi più palesemente in contrasto con l'opinione comune (Zenone).








Abbiamo così la creazione dell'ontologia, o scienza dell'essere, parte essenziale della metafisica, o studio delle cause ultime e del fondamento della realtà. Da questo punto di vista Parmenide è colui che estende enormemente la portata della distinzione tra apparenza e realtà, facendone una delle questioni fondamentali della filosofia.
Con Parmenide si apre anche il problema del rapporto tra essere e divenire: come è possibile infatti spiegare l'incessante mutare di tutte le cose senza cadere nelle aporie (contraddizioni) individuate da Parmenide e dalla sua scuola?
Una prima soluzione verrà cercata dai fisici pluralisti (Empedocle e Anassagora) - che negheranno uno degli assiomi fondamentali del pensiero parmenideo, l'unità dell'essere, per spiegare a partire da ciò la possibilità del mutamento.








La soluzione dell'atomismo di Democrito consisterà invece nel mettere in dubbio un differente principio parmenideo: la negazione del vuoto. Attraverso la visione di un universo composto dall'aggregarsi casuale di atomi che si muovono nel vuoto, Democrito consegue una delle più notevoli conquiste culturali della storia dell'umanità, anche se le implicazioni anti-religiose del suo pensiero costituiranno per due millenni un ostacolo al riconoscimento della sua straordinaria grandezza.
La filosofia della natura di Democrito si apre anche al mondo dell'uomo, della morale e della conoscenza (in questo senso egli non è un pre-socratico, ma un contemporaneo e concorrente - temibile - di Platone); con l'avvento della sofistica poi la filosofia affronterà un nuovo percorso incentrato particolarmente sui temi etici e politici.

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