" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Le origini della filosofia

mercoledì 18 maggio 2011

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In questa sezione troverete una sintesi dell'origine della filosofia e dei primi filosofi, a mio avviso, molto utile per chi vuole imparare in fretta e bene! 
Per spiegare meglio i concetti, inserirò anche una cartina geografica e alcune mappe concettuali.



Originalità del pensiero greco:


I Greci sono gli inventori della filosofia occidentale, intesa come metodo di indagine razionale sull'origine e sulla natura del cosmo. 
Lo scopo dei filosofi è giustificare e comprendere la realtà, non diversamente da chi si accosta a mito e religione, ma gli strumenti principali da loro adottati non sono la fede, la rivelazione, la poesia o la metafora, bensì il pensiero, la discussione critica, l'argomentazione.
Vi sono molte ipotesi sul perché la filosofia occidentale sia nata proprio nel mondo greco, ai tempi di Talete ( secc. VII-VI), prima nelle colonie in Asia Minore e in Italia Meridionale e poi nella madre patria.









Appurato che la tesi di una sua derivazione dalle filosofie dell'Oriente non sembra storicamente fondata - sia perché i primi filosofi greci non conoscono induismo, buddismo o taoismo, sia perché esiste di fatto un carattere originale nella ricerca razionale da loro promossa -, possiamo fare riferimento ad alcuni aspetti specifici, capaci di spiegare le peculiarità del pensiero greco.
Alcune delle ipotesi accreditate fanno riferimento a fattori storici, culturali e sociali. Tra essi ricordiamo l'importanza dei contatti commerciali dei Greci con altre popolazioni mediterranee, che favoriscono l'incontro e il confronto tra differenti culture e concezioni del mondo, anche grazie alla presenza di una borghesia benestante, la cui ricchezza si basa sul commercio ( e non sul possesso terriero); la particolare organizzazione dello Stato - che ruota intorno a una pluralità di polis, città Stato indipendenti -, che incoraggia la partecipazione dell'individuo alla vita pubblica e l'abitudine alla discussione; lo scarso potere della casta sacerdotale nelle polis, che, non potendo imporre l'adesione a dogmi religiosi, apre la strada a una società molto più libera e "democratica" (aperta al dibattito) rispetto alle monarchie o ai regimi sacerdotali dell'Egitto e del bacino irano-mesopotamico.

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