" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Il totalitarismo: Popper e Hannah Arendt

mercoledì 18 maggio 2011

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Oggi vi presento un altro articolo scritto da Fabio Cirillo (un lettore del mio blog) !




Se parliamo di ‘900 e  di politica, non possiamo certamente tralasciare l’eredità storica dei regimi totalitari, quello nazista tedesco e stalinista russo in primo piano, e, in maniera più attenuata il fascismo italiano.

La filosofia del XX secolo propone due analisi di questo tema, all’antitesi tra loro, quella di Karl Popper (La società aperta e i suoi nemici -1945) e quella di Hannah Arendt (Le origini del totalitarismo -1951). 




Karl Popper




Il primo sostiene che l’idea di totalitarismo sia stata sempre presente all’interno della tradizione occidentale, mentre la Arendt ritiene che il totalitarismo non solo sia un fenomeno prettamente del ‘900, causato, più che da correnti maggioritarie del pensiero, da correnti sotterranee: antisemitismo e imperialismo.
Cruciale passaggio, secondo Hannah Arendt, per comprendere il totalitarismo è la transazione da razzismo ad antisemitismo: se il razzismo era un idea, interpretato talvolta come opinione talvolta come ideale, l’antisemitismo è una ideologia (per l’appunto logica dell’ideale), nell’ideologia non è importante il contenuto dell’idea quanto il meccanismo per attuarla: A deve necessariamente raggiungere B, poi C, poi D, e così via… e, dice la Arendt, un obiettivo che ponga fine al movimento non può esistere dato che, il totalitarismo stesso è movimento. 




Hannah Arendt






Di avviso opposto è K.Popper, il totalitarismo, è sempre esistito, a partire dalla tradizione platonica, fino ad Hegel e a Marx. A questi potremmo anche aggiungere un caso italiano, quello di Tommaso Campanella che nel 1602 (ben tre secoli prima dello stalinismo) scrive “La città del sole”. Popper individua l’elemento caratterizzante comune dei vari totalitarismi nello storicismo, ovvero l’idea secondo cui progresso storico e progresso del genere umano si muovano in maniera simile.
Anche l’idea di movimento storicista di Popper e di movimento ideologi sta di Arendt sembrano all’antitesi, l’uno è un movimento teso ad uno scopo ultimo, l’altro è movimento fine a se stesso, anzi, che quasi scappa da uno scopo finale. 








Il totalitarismo novecentesco, se non dal punto di vista teoretico, appare comunque, dal punto di vista pratico, un qualcosa di nuovo, se esso infatti è sempre esistito a livello ideale (ipotesi da non sottovalutare dato che, se si crede in una verità universale e necessaria si tende anche a credere che per tutti sia giusto seguirla ,altrimenti non sarebbe appunto una realtà UNIVERSALE) non è mai stato applicato con un così buon esito come nel ‘900.


Le ragioni di un tale esito sono da ricercare in due macromovimenti storici:
-          l’alienazione dell’uomo dal mondo e dalla politica: in età moderna si è affermato il principio che la sovranità di uno stato spetti al popolo, ma il popolo, in quanto somma di individui, non si sente sovrano.
-          La pragmatizzazione del pensare: a partire da Kant l’uomo ha smesso di pensare alle stesse sopra di se in termini trascendentali, l’idealismo ha poi pragmatizzato queste stelle : il trascendentale non è trascendentale, non è più fonte di pensiero teoretico, è divenuto invece forza per l’azione immanente e pratica (esempio di questa concezione è Fiche).  Lo spiritualità umana si è pragmatizzata, e la trascendenza non può essere che realizzata nelle utopie terrene.

Questi due movimenti hanno quindi favorito il totalitarismo, che potremo quindi definire come una trascendenza materiale fatta di uomini (e da uomini) che hanno delegato il loro pensiero. 

                                      
                                    


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