" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Un handicap: essere donna (parte 5)

mercoledì 11 maggio 2011

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Bilancio: non esiste praticamente nessuna filosofa, nessun filosofo donna. Ma tutto sta in quel "praticamente". Ognuna è quasi una filosofa, non del tutto; e comunque ne rimane qualcuna, forse Simone Weil, o Hannah Arendt.
Dico "filosofi donne" piuttosto che donne filosofo.
"Filosofi donne" vuol dire che ci sono dei filosofi, e che per caso alcuni sono donne, come alcuni sono ispanofoni, o musulmani, o neri, o americani. Parlare di "donne filosofe" presupporrebbe una quota predeterminata, l'obbligo di citare una donna, come in quelle antologie il cui autore si sente in dovere di citare tutte le epoche, tutti i grandi sistemi, tutte le discipline.
La questione della filosofia al femminile si precisa.
Questa apparente inabilità è naturale (dunque universale, definitiva) o sociale (provvisoria, forse)?







Tesi 1: le donne filosofe sono definitivamente incapaci di filosofia perché, biologicamente, non hanno le attitudini necessarie per la filosofia (astrazione, ecc...) oppure perché, sociologicamente, le condizioni della filosofia sono state definite da uomini per uomini (atteggiamento dominatore ecc..).
Secondo questa tesi la Donna e la Filosofia vengono definite una volta per tutte, e la loro incompatibilità sembra patente. Come nel rugby.
Tesi 2: le donne sono capaci di filosofia, ma le si tiene lontane perché la definizione della filosofia è maschilista, fatta dagli uomini per gli uomini oppure perché finora le condizioni sociali non sono state favorevoli alle donne. Secondo questa tesi la situazione non è irrimediabile. Basta modificare l'istruzione delle donne o la definizione della filosofia, come avvenne nel Medioevo per includervi dei teologi, o in epoca ellenistica per includervi come filosofi personaggi che oggi consideriamo maghi, profeti.







Ammettiamolo: la maggior parte delle donne catalogate come filosofi sono filosofi per partecipazione più che per azione. Più che fare filosofia, hanno filosofia. Contribuiscono, questo è tutto. E perché? Perché hanno soltanto un ruolo secondario rispetto a un uomo che invece ha il ruolo principale e esercita un'autorità su di loro come padre, coniuge, fratello.  Teano è moglie di Pitagora, Ipazia è figlia di Teone di Alessandria, Porzia è figlia di Catone Uticense e moglie di Bruto, Suzanne Bachelard è figlia di Gaston Bachelard, Simone de Beauvoir è la compagna di Jean -Paul Sartre.
La miglior prova che queste donne sono filosofi sosia è che sposano la filosofia del coniuge, si affiliano alla filosofia del padre, fraternizzano con la filosofia del fratello.
La cinica Ipparchia è cinica come suo fratello, il cinico Metrocle di Maronea, e come il suo compagno, il cinico Cratete di Tebe.
Simone de Beauvoir professa l'esistenzialismo di Sartre, lo stesso esistenzialismo, ateo militante.




Fonte: Filosofi: vita intima di P.R.

1 commenti:

Giordano ha detto...

Questa dimensione parentale andrebbe differenziata nei vari periodi storici. Nel mondo antico, e specie in quello tardo-antico dove i circoli della paideia classica si erano sempre più ristretti, è quasi inevitabile che si creino dinastie intellettuali in cui la dimensione di genere conta meno della tradizione familiare e del ruolo sociale.
Giordano

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