" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Ippia di Elide

martedì 7 giugno 2011

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L'attenzione alla pluralità della tradizione, degli usi e delle leggi contraddistingue anche la generazione più giovane dei sofisti. In questi si accentua sempre più il riconoscimento del loro carattere puramente convenzionale: le leggi sono istituite dagli uomini, ma variano a seconda delle comunità e quindi non valgono universalmente.
Al carattere artificiale e arbitrario delle leggi è contrapposto da parte di alcuni sofisti il piano universale della natura. Ciò che sussiste sul piano della physis vale universalmente per tutti gli uomini, o almeno per quanti sono veri uomini, ossia i Greci adulti maschi liberi.









Ippia, nato a Elide verso il 440 a.C., insiste, a differenza degli altri sofisti, sull'importanza di una cultura enciclopedica. Egli si presenta ai suoi ascoltatori come possessore di un sapere universale, comprendente non solo le matematiche, l'astronomia e la conoscenza erudita delle tradizioni del passato, bensì anche ogni forma di sapere tecnico.
Egli è in grado di costruirsi da sé vestiti, anelli, calzature. Alla base di questo sapere universale è la mnemotecnica, ossia l'arte che consente mediante determinati accorgimenti di immagazzinare nella memoria una quantità straordinaria di informazioni.
Ma il possesso di questa enciclopedia del sapere non è visto da Ippia come scopo a se stesso. Esso infatti consente, a chi lo detiene, una completa autosufficienza nei confronti degli altri uomini.
Ne consegue una svalutazione delle convenzioni e delle leggi rispetto alla natura.









I sapienti e gli uomini colti, ateniesi o non ateniesi, sono simili tra loro, legati tra loro da vincoli naturali simili a quelli che legano parenti o concittadini tra loro. 
La legge, invece, in molte cose fa violenza a questa parentela naturale, per esempio distinguendo tra cittadini e non cittadini e conferendo ai primi diritti dai quali invece gli  altri sono esclusi.
In questa posizione di Ippia si possono trovare i germi di un atteggiamento cosmopolitico. Il sapiente, colui che possiede un sapere universale, non dipende dalla comunità. Nella sua perfetta autosufficienza, la quale gli è garantita dalla capacità di soddisfare personalmente tutte le proprie necessità, egli può vivere ovunque.
Ma ciò non comporta il riconoscimento dell'uguaglianza tra tutti gli uomini: le considerazioni di Ippia valgono soltanto per coloro che hanno raggiunto un grado elevato di cultura.

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