" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

La "Repubblica" di Platone (libro 1 parte 3)

martedì 21 giugno 2011

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A questo punto nel discorso subentra il figlio di Cefalo, ossia, Polemarco il quale dice che questa definizione di giustizia va bene!
Si propone come secondo interlocutore Polemarco il quale partendo da questa prima definizione di giustizia data da suo padre, tenterà di fornire una definizione diversa: è giusto rendere a ciascuno ciò che gli è dovuto (se questa è la definizione che ha proposto Simonide, è difficile non credere a questa. Simonide era un poeta corale contemporaneo di Bachilde, di Pindaro, vive tra la seconda metà del V secolo alla corte degli Scopadi in Tessaglia, poi va in Sicilia alla corte di Gerone, era depositario di un certo sapere, da quì la polemica di Socrate).

Come interpreta Polemarco questa presunta definizione: giusto è rendere ciò che è dovuto?

Dato che agli amici noi dobbiamo fare del bene e mai del male, allora colui che restituisce e riconsegna ciò che è stato depositato, in questo caso, se lo fa verso un amico lo farebbe giustamente.
Allora bisogna rendere agli amici ciò che a loro sia dovuto (chiede Socrate)? Sicuramente e quindi la nuova versione di questa definizione è corretta da Polemarco: la giustizia consiste nel rendere il bene agli amici e nel rendere il male ai nemici.








Una volta accettata la versione della seconda definizione come giustizia = rendere il bene agli amici e rendere il male ai nemici; Socrate inizia con la confutazione di questa definizione e parte dalla constatazione di ciò che accade per le arti e le tecniche.
E' uno dei dispositivi soliti socrate-platonico (tu mi dai questa definizione e vediamo se vale anche per tutte le altre arti, tecniche dove si intende che la giustizia sia una sorta di tecnica. Se tu mi dici che la giustizia è rendere a ciascuno ciò che è dovuto, questo significa fare del bene agli amici e del male ai nemici, vediamo se quel che vale per la giustizia vale anche per qualsiasi altra tecnica).

Quali sono le tecniche che Platone prende qui in considerazione?

La tecnica medica dà ai corpi farmaci, cibi, bevande (rende, restituisce ciò che è dovuto ai corpi); tecnica culinaria (rende condimenti ai cibi). Se vale il parallelo tra la giustizia e tutte le altre tecniche che cosa rende la giustizia e a chi?
Polemarco adotta agli esempi fatti da Socrate, quella stessa tesi che egli aveva sostenuto in precedenza.
La giustizia è la tecnica che agli amici e ai nemici rende rispettivamente, ai primi, il bene e agli altri il male.
Socrate sposta ancora il discorso su un altro piano e si arriva a un punto in cui l'interlocutore non ne capisce più nulla e lo asserisce.







Nonostante lo spaesamento che Socrate procura al suo interlocutore che arriva allo stato di aporia totale, continua tuttavia a sostenere che la giustizia consiste nel giovare agli amici e nel nuocere ai nemici.
Per amici si intendono quelli che a ciascuno sembrano valenti o quelli che lo sono davvero ma non lo sembrano? Se tu ammetti che uno può parere amico ma non esserlo e parere cattivo ma non esserlo, allora, questa definizione di giustizia sembra non valere in quanto non sai più chi sono i tuoi amici e nemici; a chi fare del bene e a chi fare del male.
Equivalenza: nemico=malvagio
Se la giustizia consiste nel fare del male a chi è cattivo, io facendogli del male lo rendo ancora più cattivo, se vedo quel che avviene nelle tecniche, per esempio nell'ippica posso notare che i cavalli a cui si sia nociuto diventano non certo migliori ma peggiori!
In nessun caso è giusto nuocere a qualcuno!
Da tutta l'argomentazione socratica che in nessun caso è giusto rendere il male ai nemici, ne consegue che la definizione data da Polemarco di giustizia = rendere a ciascuno ciò che è dovuto, dove ciò che è dovuto è il bene agli amici e il male ai nemici non regge e deve essere scartata.
In conclusione bisogna asserire che anche la seconda definizione è da scartare ( prima definizione data da Cefalo: dire la verità e restituire il dovuto; seconda definizione ereditata dal figlio di Cefalo, ossia, Polemarco: rendere a ciascuno ciò che si è dovuto, specificata poi come rendere bene agli amici e male ai nemici).

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