" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Eutifrone

domenica 14 agosto 2011

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Buona lettura!



Eutifrone incontra Socrate mentre si reca in tribunale a prender conoscenza dell'accusa mossa, contro di lui, da Meleto, di cui lo stesso Socrate tesse un ironico elogio. Tale accusa è di corrompere i giovani e di fabbricare nuovi déi; Eutifrone si presenta come compartecipe di una sorte analoga a quella di Socrate, per quanto riguarda il secondo punto.
Ma, osserva Socrate, altro è il ridicolo di cui Eutifrone dice di essere circondato e altro è una vera e propria accusa di processo, che solo gli indovini possono sapere come andrà a finire. Bene!, predice Eutifrone.
Anche Eutifrone ha una causa in tribunale: l'accusa di omicidio che gli ha mosso suo padre per aver lasciato morire un servo. Eutifrone dichiara, tra l'altro, di conoscere profondamente che cosa è santo e cosa non lo è, cosa è pio e cosa empio. Socrate dichiara allora di volersi fare scolaro di Eutifrone per scampare all'accusa di Meleto, ed invita Eutifrone a rispondere a questa domanda:che cosa è il santo e che cosa è il suo contrario?

1) definizione di Eutifrone: il santo sta nel comportarsi come mi comporto io, perseguendo l'ingiustizia, e imitando la maniera di Zeus si comportò verso Crono e Crono verso Urano. Ma, obietta Socrate, sono poi vere tutte queste storie? Esistono veramente inimicizie e guerre tra gli dèi? Tuttavia Socrate torna alla sua domanda: egli non ha chiesto un esempio di azione santa, ma che cosa è il santo, cioè quell'idea del santo, per cui tutte le azioni sante sono sante.

2) definizione di Eutifrone: santo è ciò che è caro agli dèi.
Critica di Socrate: come si concilia questa definizione con il fatto che sembrano esservi liti e dissensi fra gli dèi? E su cosa si producono i dissensi? Non sui numeri, i calcoli e cose del genere, ma sul giusto e l'ingiusto, il buono e il cattivo e simili. Le stesse cose dunque saranno care ad alcuni dèi ed ad altri no, cioè saranno sante e non sante.
Ulteriore chiarimento di questo concetto. Socrate invita Eutifrone a dimostrare che non vi sia dissenso fra gli dèi nel ritenere santo ciò che egli sta facendo ed empia l'azione del padre.
Tuttavia Socrate dispensa subito Eutifrone da questa dimostrazione: essa non darebbe ancora la definizione dell'idea del santo. Si torna perciò alla definizione per cui il santo è ciò che tutti gli dèi amano.
Ulteriore obiezione di Socrate: il santo, perché santo, lo amano gli dèi, o perché lo amano gli dèi è santo? L'analogia con gli altri casi porta a concludere che il santo è amato dagli dèi perché è santo e non che il santo è santo perché è amato dagli dèi.
Non è dunque vera la precedente definizione di Eutifrone, d'altra parte, l'ultima conclusione raggiunta non dice ancora che cosa è il santo. Socrate invita Eutifrone a dare una nuova definizione, ma Eutifrone si mostra sconcertato: Socrate è come Dedalo. E Socrate gli viene in soccorso: tutto ciò che è santo è giusto, anche se non tutto ciò che è giusto è santo. Quindi il santo è parte del giusto. Ma quale parte? Quella che si riferisce alla cura che gli uomini hanno degli dèi, risponde Eutifrone, mentre l'altra parte del giusto si riferisce alla cura che gli uomini hanno di loro stessi e delle loro cose.
Ogni cura ha per scopo di migliorare ciò ci cui si occupa. Ma si può ammettere una cura che si proponga di migliorare gli dèi?
No, risponde Eutifrone; aver cura, in questo caso, vuol dire servire gel dèi. Ma quale è il fine di questo servizio agli dèi?
Quello di fare azioni gradite agli dèi, cioè preghiere e sacrifici, risponde Eutifrone.
la santità si riduce così ad una scienza del domandare e del donare agli dèi. Ma in questo mercato, obietta Socrate, cosa doniamo agli dèi? non certo cose utili, perché di nulla essi hanno bisogno; e se diciamo che doniamo venerazione e onori, ecc..., veniamo a dire che il santo è ciò che è gradito agli dèi.
Ma dire che il santo è ciò che è gradito agli dèi è lo stesso che dire che santo è ciò che è caro agli dèi, cioè ripetere quella definizione che prima è risultata insostenibile.
Socrate propone di riprendere l'esame, ma Eutifrone si sottrae.

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