" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Menesseno

lunedì 15 agosto 2011

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Buona lettura!







PERSONAGGI



I personaggi del dialogo sono due , Menesseno e Socrate , più un terzo , Aspasia , evocato da Socrate e di cui si riferisce il lungo epitafio che costituisce il tema del dialogo e ne esaurisce il contenuto , a parte il proemio introduttivo all' argomento ed alcune brevi battute finali . Menesseno , figlio di Demofonte , appartiene ad una famiglia che , ad Atene , aveva sempre dato uomini politici e , a sua volta , aspirava alla vita politica . La sua età , in questo dialogo , si aggira sui 18-20 anni , poichè la sua entrata nel mondo politico pare prossima ed egli pensa di aver completato la sua preparazione nel campo della retorica e soprattutto della filosofia , punto di arrivo del percorso educativo . Di Menesseno Platone ci parla nel " Fedone " , come di un discepolo di Socrate fedele alla dottrina del maestro , e nel " Liside " , dove , ancora ragazzo , mostra attitudini al confronto e alla discussione . Nel dialogo egli non ha una rilevanza particolare ; Platone non gli affida alcun compito specifico se non quello di fare da " spalla " a Socrate ed offrirgli l' occasione per riferire il famoso elogio dei caduti in battaglia per la patria . E' un giovane entusiasta , molto sicuro di sé , ma anche sinceramente disposto ad accogliere i consigli del filosofo sulla sua maturità e profondamente ammirato di fronte al discorso da lui pronunciato . Aspasia non é fisicamente presente nell' opera , ma , come si é già detto , di lei Socrate riferisce un celebre epitafio , dal momento che il giovane Menesseno lo invita a farlo . Nata a Mileto da illustre famiglia , aprì la sua casa di atene ai sapienti del tempo e fu famosa per la sua bellezza e la sua cultura ; fu amica di Socrate e Platone , che in questo dialogo non fa mistero di ammirazione nei suoi confronti . Di lei si innamorò Pericle che divorziò dalla moglie per sposarla : ebbe anche una grossa influenza sulla politica dell' epoca . Quello di attribuire a questo celebre personaggio l'epitafio é un espediente che non solo risponde ad una tecnica platonica abbastanza frequente ( come esempio ricordiamo la Diotima del " Simposio " ) , ma pare , in questo caso , anche ispirato dalla commedia e dai suoi scherzi relativi alla figura della bella e colta etera , presentata dai comici come maestra e ispiratrice dello stesso Pericle . Che l' elogio sia opera dello stesso Platone e che esso , nel suo genere , costituisca , con pochi altri , un vero capolavoro é fatto di cui nessuno dubita . Quanto a Socrate, al quale viene affidato il compito di recitare l'epitafio , esce ingrandito , forse anche nobilitato dalla lunga celebrazione di Atene , in cui la realtà storica viene letta nella prospettiva dello stato ideale platonico e non si può certo negare , anche in questo dialogo , la presenza di un intento apologetico nei suoi confronti . il Menesseno é stato accettato e considerato opera eccellente e Cicerone stesso ci dice che ad Atene ogni anno veniva recitato .




CRONOLOGIA E SCENA DEL DIALOGO


L' autenticità del dialogo , a lungo contestata , oggi non costituisce più un problema poichè essa é generalmente riconosciuta . E' peraltro confermata da più di una testimonianza di Aristotele in cui si fa esplicita allusione al dialogo . Il luogo di svolgimento del dialogo non é precisato ; probabilmente una via o una piazza di Atene , in cui Socrate incontra per caso Menesseno . L' occasione della discussione é data dalla annuale celebrazione dei caduti per la patria ( epitàfia ) , che risaliva ai tempi di Solone e che avveniva solennemente e pubblicamente . La data di composizione é certamente posteriore al 387 a.C. , anno della pace di Antalcida , che Platone mostra di conoscere ; probabilmente non si allontana molto da essa , òper il fatto che non ci sono nè narrazioni nè cenni ed altri successivi avvenimenti . L' opera appartiene comunque alla fase di passaggio che , dai dialoghi socratici , giunge a quelli della maturità .





IL DIALOGO


Socrate , dopo aver incontrato Menesseno , comincia a parlare con lui delle cerimonie per i caduti per la patria e dice che morire per la patria deve essere bello perchè così anche a chi é povero tocca un funerale solenne e magnifico ; Socrate ama questo tipo di cerimonie e dice che l' abilità oratoria di coloro che in tali circostanze tengono i discorsi é notevole : esaltano i caduti per la patria , gli antenati e anche coloro che sono ancora in vita e questo fa sentire Socrate nobile e valoroso per parecchi giorni , finchè poi non torna con " i piedi per terra " e si ricorda di essere quello di sempre . Menesseno non tarda a cogliere in Socrate quel suo tipico sarcasmo con cui prende sempre in giro gli oratori ; poi aggiunge che in quest'occasione , però , sentirà discorsi inferiori rispetto agli anni passati perchè l'oratore verrà scelto all'ultimo momento e sarà costretto ad improvvisare , ma Socrate controbatte dicendo che non é poi così difficile improvvisare e Menesseno gli chiede se se la sente di improvvisare e Socrate dice che ne sarebbe capacissimo in quanto ebbe una maestra d'eccezione , la celeberrima Aspasia . Poi aggiunge che proprio il giorno prima l'aveva sentita improvvisarsi un discorso , nell'eventualità che fosse scelta per tenere il discorso per i morti della patria e così inizia a riferirlo a Menesseno : ella , in primis , dava una motivazione al discorso ; esso infatti é finalizzato a rinsaldare negli animi degli ascoltatori il ricordo e la dignità delle azioni compiute dai morti per la patria . Inoltre il discorso serve a risvegliare l'emulazione di tali gesta nei vivi . Poi il discorso di Aspasia procedette con un' esaltazione della loro nobile nascita e del fatto che fossero autoctoni , nutriti e allevati dalla loro patria , alla quale tutto dovevano e alla quale tutto hanno dato . Quindi va lodata insieme a loro anche la terra che li ha messi al mondo , disse Aspasia , una terra generosa e amata che nutrì quegli eroi e che diede loro l'educazione . Una patria che dopo averli allevati ha introdotto gli dei come maestri e come guide . Questi eroi vivevano secondo un ordinamento politico aristocratico , che tuttavia era supportato dal consenso popolare : tutti si sentivano fratelli e ciascuno svolgeva le proprie mansioni . Tutti erano uguali per nascita e anche davanti alla legge e non si sottometteva no gli uni agli altri , se non di fronte a superiorità di virtù e di intelligenza . Questi uomini hanno sempre difeso la libertà , spesso a costo della vita ; sono spesso stati in guerra dove hanno dimostrato il loro valore : si difesero contro Eumolpo e le Amazzoni , vinsero le guerre persiane con battaglie il cui solo nome rievoca la gloria e il valore : Maratona , Salamina , Platea e molte altre ; anche quando la situazione volgeva al peggio non si arresero mai , ma tennero sempre duro ed ebbero la meglio . Gran valore gli Ateniesi lo dimostrarono dimostrarono anche nelle Guerre del Peloponneso , nella guerra di Corinto . Aspasia disse che impossibile sarebbe stato citarle tutte perchè erano troppe , ma che lo scopo era quello di nfiammare gli animi degli ascoltatori , dei giovani e dei vecchi ; ai primi Aspasia avrebbe detto ( se scelta in qualità di oratrice ) di ammirare ed imitare quegli eroi , di amare la patria come una madre e soprattutto di non disperdere la fama dei loro antenati e delle loro imprese . Poi si sarebbe rivolta agli anziani esortandoli a sopportare di buon animo le sciagure , ripensando a cosa dovettero sopportare quegli eroi . Così si concluse il discorso , dice Socrate e Menesseno é entusiasta e non vede l' ora di sentire nuovi discorsi di Aspasia .

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