" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Teeteto (Platone)

venerdì 12 agosto 2011

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Buona lettura!



Dialogo della tarda maturità di Platone, il Teeteto è strettamente collegato da un lato con il Sofista e con il Politico, che ne costituiscono il proseguimento, dall'altro con il Parmenide, nei confronti del quale rivela un'evidente complementarietà. Se infatti con il metodo ipotetico-deduttivo del Parmenide, Platone ha preso le mosse dall'"uno" per esplicitare le sue necessarie relazioni con il "molteplice", nel Teeteto disegna un itinerario "ascendente" al fine di dimostrare l'impossibilità di una conoscenza del mondo sensibile che sia priva di legami con l'unità dell'essere e delle idee.


Il problema del dialogo è dunque essenzialmente epistemologico. La domanda dalla quale nasce la discussione è la seguente: "che cos'è la conoscenza?" Socrate invita il giovane Teeteto, che gli è stato presentato dal matematico Teodoro, a fornire una definizione. La situazione dialogica gli permette di svolgere alcune considerazioni sull'arte della maieutica e sul significato dell'interrogazione filosofica come metodo per far partorire le anime.
Teeteto formula una prima definizione: la conoscenza è sensazione. Socrate riconduce questa affermazione alla dottrina di Protagora secondo la quale "l'uomo è misura di tutte le cose", interpretando l'enunciato protagoreo nel senso di un radicale relativismo gnoseologico che sostiene l'identità di apparenza e realtà: "Quale una cosa mi appare, tale essa è".
Un tale fenomenismo è a sua volta fondato sull'ammissione del mobiliamo universale e presuppone la dottrina eraclitea del divenire.
Se infatti si pensa che tutto sia in movimento e che il movimento coinvolga tanto l'oggetto della sensazione quanto il soggetto senziente, si deve necessariamente concepire la sensazione come l'incontro puntuale di due movimenti, con la conseguenza che ogni sensazione risulta essere qualcosa di istantaneo e singolare, che non può mai aspirare a una verità superiore a quella che le viene riconosciuta dal suo portatore.


Dopo aver preso in considerazione una prima serie di obiezioni alla dottrina di Protagora, Socrate tenta di immedesimarsi nel filosofo di Abdera allo scopo di pronunciarne la difesa. Ma subito riprende in modo più serrato la critica del relativismo, convincendo Teodoro ad assumere, con la sua esperienza, il ruolo di interlocutore principale. L'obiezione più rilevante può essere formulata in questi termini: affermando che l'uomo è misura di tutte le cose, Protagora deve ritenere vera anche l'opinione di coloro che argomentano contro la sua stessa opinione ritenendola falsa.


Si svolge a questo punto una celebre disgressione sulla libertà del filosofo e sulla sua inettitudine nell'affrontare il mondo.
Il successivo esame del mobiliamo universale conclude la prima parte del dialogo. Riconosciuta l'impossibilità di cogliere qualcosa di persistente nell'orizzonte perennemente fluido della realtà sensibile, non resta che rinunciare all'identificazione della conoscenza con la sensazione.


A questo punto Teeteto propone una seconda definizione: conoscenza è opinione vera. Ma Socrate dimostra impossibile opinare il vero o il falso relativamente a cose che non siano già  conosciute e sentite. Dunque per distinguere la retta opinione bisognerebbe aver già definito la conoscenza.
Teeteto formula una terza definizione: conoscenza è opinione vera accompagnata da ragione.
Dopo aver esaminato tre possibili significati di "ragione" (come discorso o espressione, come analisi e sintesi di elementi in un tutto e come indicazione della differenza caratteristica), Socrate suggerisce essere appunto la ragione, e non l'opinione, a rendere possibile la scienza. Si giunge così alla conclusione negativa del dialogo: né sensazione, né opinione vera, né ragione accoppiata con vera opinione potranno mai essere conoscenza.


Il carattere "elenctico" del Teeteto ha indotto alcuni interpreti a fraintenderlo quale dialogo giovanile di Platone.
In realtà tutta l'argomentazione che vi si svolge rinvia alla più matura formulazione del metodo della diaìresis, intesa come concatenazione di giudizi tale da permettere quella conoscenza del molteplice che nessuna sensazione od opinione potrà mai assicurare.

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