" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Appunti per la lettura dell'Encomio di Elena (6)

giovedì 1 settembre 2011

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Nel paragrafo 11 dell'Encomio di Elena Gorgia appare senz'altro consapevole del fatto che il così grande potere di seduzione che la parola acquista quand'è opportunamente usata può consentire anche al discorso falso di persuadere molte persone.
Ci si potrebbe attendere allora che enunci il criterio in base al quale distinguere il discorso falso da quello vero. Ma un simile criterio non lo dà. Nel pensiero gordiano il lògos non rispecchia alcuna realtà perché non è possibile una conoscenza che sia il prodotto di un accordo fra mondo esterno e percezione umana. Questo accordo sarebbe plausibile in una dimensione di onniscienza divina in cui gli uomini avessero su ogni argomento conoscenza degli antecedenti, consapevolezza delle circostanze presenti e preveggenza di quelle future.
Essendo al di fuori dell'umana possibilità una condizione di questo tipo risulta incolmabile il divario fra opinione e realtà, salta l'identità di "verità" e "parola", non esiste un sapere positivo, insanabile, non si dà una conoscenza obbiettiva del vero.


Gorgia però propone un superamento dell'impotenza conoscitiva: il lògos, grande sovrano, ha come oggetto non la verità, ma la verosimiglianza e l'illusione, necessita dell'accorto impiego psicologico di finzioni, malie, incantesimi per narcotizzare l'anima, per rendere chiaro ciò che prima era incredibile o non percepibile, per attuare ciò che prima era impossibile o inconcepibile, per eliminare non il falso, ma l'apparenza, la dòxa incerta e insicura.
Non esiste per Gorgia il discorso vero o falso sulla base di precise connotazioni morali, perché la verità del discorso è legata alla struttura del lògos stesso, che è vero quand'è coerente, falso quand'è contraddittorio.
Il discorso scritto con arte procura un inganno (apàte) che crea piacevole persuasione, mentre la dòxa, l'opinione non sorretta da un discorso rigoroso, lucido e consequenziale, rimane insicura, priva di fondamento, grigia, banale e rende insolubile l'incertezza della conoscenza. Incertezza che implica la possibilità di nascondere il vero dissimulandolo e di dire il falso fornendogli credibilità con l'apparenza del vero.






Il lògos che persuade e inganna, pur non potendo colmare il divario tra opinione e verità, riesce tuttavia a superare l'impotenza conoscitiva con un atto creativo. La funzione psicologica del lògos è dunque un grande strumento psicologico dell'azione pratica, ma non costituisce una possibilità di educazione (paideìa) che permetta di sceverare le opinioni corrette da quelle sbagliate. Anche Isocrate per parte sua è convinto dell'impossibilità di una conoscenza assoluta, tuttavia risolve l'aporia conoscitiva non affidandosi alle capacità creative del lògos, ma alla capacità eminentemente pratica, empirica, utilitaristica di cogliere il momento opportuno per persuadere l'uditorio sulla base della giusta opinione. Opinione giusta non perché fondata su un'impossibile verità ultima, ma perché è quella su cui il pubblico spontaneamente concorda per ancestrale retaggio culturale e immemorabile consuetudine. Molto diverso è dunque il superamento dell'impotenza conoscitiva proposto da Gorgia e Isocrate, nonostante entrambi partono da posizioni scettiche dal punto di vista metafisico.


La conclusione della parte centrale dell'Encomio di Elena asserisce che la potenza della parola sull'anima è paragonabile all'efficacia dei farmaci sul corpo. Il farmaco può essere una medicina o un veleno così come un discorso può dare la vita o la morte, il farmaco può liberare da un male così come il discorso può rallegrare e infondere coraggio, il farmaco può debilitare come il discorso può stregare l'anima in modo perverso.
Gorgia si vale qui del richiamo, così importante per un contemporaneo di Ippocrate, all'arte della medicina e del resto suo fratello Erodico era medico.
Platone fa dire a Gorgia nel suo omonimo dialogo che la retorica può utilmente unirsi alla medicina per convincere l'uomo a prendere il farmaco che lo guarirà. In effetti potrebbe convincere il malato anche a prendere il farmaco che lo ucciderà e così Platone non manca di sottolineare polemicamente il fatto che se l'arte del persuadere ha una funzione essenziale nei confronti di qualsiasi contenuto, è pur vero che, secondo lui, Gorgia manifesta una totale indifferenza nei confronti del contenuto stesso. 
Per Platone insomma la retorica georgiana non è altro che una pura abilità formale che può piegarsi a qualsiasi scopo.



Fonte: Encomio di Elena Gribaudo Editore

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