Sulla sapienza e la felicità
Quali sono il piacere e la felicità più alta? Il piacere intellettuale, poiché è proprio della natura dell'uomo in quanto essere razionale. Il piacere fisico è subordinato a quello intellettuale. Il piacere intellettuale consiste nella contemplazione.
Emergono qui i due poli della concezione aristotelica : la sapienza (sophia) viene definita superiore alla saggezza (phronesis), ma nell'etica si tiene più conto della sapienza. Aristotele non sceglie radicalmente in favore di una delle due virtù.
La concezione aristotelica così confuta il rigido schema che contrappone a un presunto ascetismo del Cristianesimo l'attenzione alla dimensione corporea del paganesimo. In Aristotele, ma a ben vedere anche nel Cristianesimo, sono presenti entrambi gli aspetti: la superiorità dei piaceri intellettuali e l'importanza del piacere fisico.
E' invece il mondo moderno ad aver perso la continuità con il mondo greco. Nella modernità non è più proponibile il modello aristotelico, risulta difficile pensare che l'uomo moderno sia lo stesso di cui parla Aristotele. Nella natura umana non troviamo soltanto la positività, ma anche l'abisso del male (cfr. Dostoevskij).
Filosoficamente il peccato originale è da intendersi come consapevolezza che nell'uomo c'è compresenza di bene e si male e che si diventa responsabili del male compiuto da altri. Una concezione di questo tipo è totalmente estranea all'impianto teorico di Aristotele.
Il fatto che l'etica aristotelica non si possa più riproporre nella modernità non significa che essa sia sbagliata. In generale nessuna filosofia, se è veramente tale, è sbagliata. Ogni filosofia, però, necessita di essere ripensata, individuandone le acquisizioni e i limiti, per poi re-interpretarla in maniera personale. Ogni grande filosofia può e deve essere pensata oltre se stessa.
Ad esempio divenuti consapevoli della fondamentale esperienza dal male diviene necessario ripensare in maniera più complessa la stessa positività dell'uomo.
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