Il rapporto tra il cinema e la filosofia è cosa nuova: quasi neonata è la possibilità di espressione dell’esperienza umana attraverso le tecniche cinematografiche; antiche ma in fase di profondo ripensamento sono le modalità di elaborazione del pensiero attraverso la concettualizzazione filosofica. Mettere insieme cinema e filosofia, pertanto, è cosa recente ed estremamente problematica.
Partendo da un’esperienza di lavoro comune – la presentazione a un pubblico eterogeneo di alcuni cicli di film, spesso privi di un contenuto filosofico esplicitamente dichiarato – un gruppo di docenti di filosofia ha costruito una serie di percorsi filosofici con e attraverso il cinema: ogni lettura dei film proposti è un tentativo, un particolare esercizio di filosofia al cinema. Lontani dall’idea di proporre dei saggi di critica cinematografica, gli autori hanno inteso sondare e attraversare il territorio di confine (di unione e di separazione insieme) tra cinema e filosofia considerando questo ambito come un caso particolare della relazione tra immagine e concetto, tra rappresentazione sensibile e concettualizzazione, condividendo la ricerca dei significati di una simile esperienza.
Insieme a questa idea è sempre operante, alla base di questo lavoro, la convinzione che il divertimento regalato da un film meriti la riconoscenza del pensiero, non solo il suo accanimento critico o il desiderio di una fuga estemporanea dalla concretezza della vita: compito della filosofia al cinema è sia lasciarsi ammaliare dalla fiction che imparare a discostarsi e ad avvicinarsi in modo riflessivo, non ingenuo, ai miti e alle visioni del nostro momento storico.
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