Il volume di Andrea Sani legge il cinema come vasto campo di rappresentazioni - di immagini, ma soprattutto di temi e racconti - in cui ricercare nessi, corispondenze e richiami a problemi di ordine storico e filosofico.
In campo filosofico i modelli teorici a cui l'autore si richiama sono i recenti contributi di U. Curi (Lo schermo del pensiero. Cinema e filosofia, Milano, Cortina editore, 2000) e J. Cabrera (Da Aristotele a Spielberg. Capire la filosofia attraverso i film, Milano, Bruno Mondadori, 2000), oltre che l'ormai classica e imprescindibile prospettiva deleuziana (G. Deleuze, L'immagine-movimento, Milano, Ubulibri, 1989; id., L'immagine-tempo, Milano, Ubulibri, 1989). Su queste tracce Sani propone una lettura delle immagini filmiche come "concettualizzazioni immaginative", ovvero come icone in grado di restituire un'idea filosofica in modo immediato e diretto grazie a un maggiore impatto emotivo rispetto alla parola scritta. Il cinema appare come un commento e quasi un'illustrazione di nozioni cardine della filosofia occidentale: così l'opera di Kubrick è accostata al pensiero di Nietzsche e Jung, mentre L'uomo che sapeva troppo ePsycho di Hitchcock illustrano passi della Poetica di Aristotele.
Sul terreno storico Sani vede nel cinema una fonte sia per lo studio dell'epoca rappresentata - così accade ad esempio per La caduta degli dèi di Visconti - sia per una lettura del periodo in cui il film stesso è stato realizzato (è il caso delle pellicole sul Vietnam girate negli Stati Uniti in tempi diversi e fondate perciò su ottiche contraddittorie), recuperando in questo modo le impostazioni degli studiosi francesi Marc Ferro (Cinema e storia. Linee per una ricerca, Milano, Feltrinelli, 1980) e Pierre Sorlin (La storia nei film. Interpretazioni del passato, Firenze, La Nuova Italia, 1984).
Il volume apre così una prospettiva allargata sul cinema, visto come agente comunicatore di filosofia e fonte per la storia, in grado di portare un contributo rinnovato al dibattito sulle idee.
di Chiara Tognolotti
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