Gli errori di...
Cartesio
Cartesio
Senz'ombra di dubbio, Cartesio è uno di quei filosofi che si propone di dare una veste rigorosa e razionale alla filosofia ma che poi, paradossalmente, forse perchè preso da una foga eccessiva nel razionalizzare ogni cosa, scivola spesso nell'irrazionalismo. A ragion veduta, egli proclama di voler mettere in forse ogni cosa, poichè non vi è nulla di certo: così come il remo immerso in acqua pare spezzato in virtù di un effetto ottico, cosa vieta di ipotizzare che i sensi ci ingannino anche quando pensiamo di avere di fronte a noi un mondo? Allo stesso modo, anche la matematica è suscettibile di un giudizio analogo: chi mi dice di non essere stato creato da un genio maligno che mi fa credere che 2+2 dia 4, mentre in realtà dà 5? E tuttavia, nota Cartesio, posso (e devo) dubitare di ogni cosa, fuorchè di una: nel momento stesso in cui dubito, penso e se penso, allora esisto ( cogito ergo sum ). Fin qui il ragionamento fila liscio: dopo di che, però, Cartesio fa il passo più lungo della gamba e finisce laddove non voleva finire, ossia nell'irrazionalismo. Infatti, giunto legittimamente alla certezza di esistere per il fatto di pensare, egli da ciò deduce di esistere come pensiero ( res cogitans ), ossia come anima priva di corpo. E' infatti il pensare che mi ha portato ad avere la certezza di esistere, dice Cartesio, e posso tranquillamente ipotizzare di esistere come cosa pensante priva di corpo. E commette un errore grossolano: dire che esisto per il fatto di pensare non significa che io esista solo come entità pensante; sicuramente come entità pensante esisterò , ma magari avrò un corpo, un' esistenza materiale e non solo spirituale.
L' errore di Cartesio, in altri termini, sta nel passare da una cosa che pensa a una cosa pensante, che come unica caratteristica ha il pensare. Dell' esistenza del mio corpo non ho certezza (il cogito ergo sum mi dimostra l'esistenza intellettuale), ma non ho neanche certezza dell' inesistenza del corpo per dire che sono un pensiero senza corpo! Perchè mai devo essere un pensiero invece che un essere materiale che pensa? Cartesio si dimostra meno razionale del previsto: questa é l'aporia cartesiana, il non prendere nulla per certo (neanche l' esistenza del proprio corpo) per poi finire col prendere per certa l' inesistenza del proprio corpo! Locke, da buon cristiano, riprenderà le tesi di Cartesio ma non accetterà l'esistenza come mero pensiero, bensì dirà di essere un'entità materiale la cui prerogativa fondamentale sta nel pensare. Questo è probabilmente il più ecclatante degli errori di Cartesio, ma non è l'unico. Il pensatore francese sostiene l'onnipotenza della ragione umana e in ciò si rivela profondamente irrazionale, quasi come se assumesse un atteggiamentop fideistico verso la ragione, senza istituire quel "tribunale" di cui si avvarrà Kant per valutare le possibilità e i limiti della ragione. La stessa adesione totale al meccanicismo fa sì che Cartesio incappi in errori madornali: primo fra tutti, il rifiuto dell'azione a distanza e, in ultima istanza, della forza di gravità, che a Cartesio puzzava troppo di animistico, quasi come se i pianeti girassero intorno al Sole perchè vivi. L'unico movimento che Cartesio può ammettere è quello per contatto, come avviene su un tavolo da biliardo per cui ogni palla è mossa dall'urto con un'altra palla: il meccanicismo porta Cartesio a negare, in primis, l'esistenza del vuoto. L' estensione é, infatti, per Cartesio sinonimo di spazio e la materia é sinonimo di estensione, quindi la materia é sinonimo di spazio; ma se la materia é lo spazio, ne consegue che il vuoto non esiste perchè sarebbe uno spazio senza contenuto fisico, il che è inaccettabile.
Dall' inesistenza del vuoto deriva una particolare concezione del movimento: non si può ipotizzare uno spazio vuoto, come abbiamo visto, e quindi non si può definire il movimento come spostamento "da qui a lì" nel vuoto; dunque, se un libro lo spostiamo da qui a lì, Newton dice che nello spazio si sposta da una parte all' altra, per Cartesio, invece, significa che il libro viene traslato dalla vicinanza di alcune parti di materia alla vicinanza di altre parti di materia. Con il suo meccanicismo radicale, tra l'altro, non poteva neanche spiegare che un oggetto cade perchè attirato dalla forza di gravità, ma doveva ricorrere a bizzarre interpretazioni: una penna cade al suolo, dice Cartesio, perchè sente una sorta di pressione esercitata dall'alto, dall'infinita quantità di materia sopra di noi. Non si tratta, pertanto, di un processo di attrazione a distanza, ma di un autentico processo di schiacciamento. Ben si può notare come il "sistema" cartesiano sia rigurgitante di errori spesso anche grossolani: due meritano ancora di essere sottolineati. In primo luogo, l'interpretazione che Cartesio dà del funzionamento del cuore. In un'ottica in cui ogni movimento avviene per contatto, egli respinge la teoria secondo la quale è il cuore a far muovere il sangue, poichè altrimenti il cuore sembrerebbe essere un organo vivente e ciò sarebbe in antitesi con il meccanicismo. Per Cartesio, al contrario, essendo il cuore un organo caldissimo, é il sangue che, surriscaldandosi per via del calore presente nel cuore, si dilata e per questo dilatarsi schizza via dando luogo alla circolazione che riporta il sangue raffreddatosi al cuore, dove si riscalda nuovamente, si dilata, schizza via e il processo ricomincia: il cuore è concepito da Cartesio come un motore a scoppio. L'altro grande errore commesso dal filosofo risiede nel tentativo di spiegare il rapporto tra spiritualità e materialità, dopo che egli ha ammesso, nonostante i tentennamenti iniziali, l'esistenza del corpo. Diventa difficilissimo spiegare come l'anima muova il corpo e viceversa, visto che l'anima, per definizione, é sostanza spirituale e non é riconducibile ad estensione. Nell' ottica meccanicistica cartesiana, ogni movimento é causato da urti fisici, ma come fa il corpo materiale ad urtare l'anima immateriale per farla muovere a sentire il calore quando appoggiamo la mano su una superficie calda? Come può esserci movimento per contatto tra una realtà fisica e una spirituale? E' una contraddizione parlare di movimento e di urti a riguardo dell' anima. Ecco allora che Cartesio tenta di fornire una spiegazione ipotizzando proprio un contatto tra anima e corpo, una spiegazione non molto convincente già all'epoca; i problemi sollevati da Cartesio in merito finiscono più per essere ampliati che risolti; che rapporto ci sarà mai tra anima e corpo, due realtà diverse e inconciliabili che nell' uomo trovano il loro punto di contatto? Per spiegare il rapporto anima-corpo Cartesio si serve di due realtà fisiche: la ghiandola pineale e gli spiriti animali.
Supponiamo che Cartesio debba spiegare il rapporto anima - corpo quando con la mano si tocca una superficie calda e il calore viene dal corpo trasmesso all' anima. Cartesio dice che la superficie calda mette in moto le particelle dei polpastrelli della mano e fin qui siamo ancora in un ambito puramente materiale e corporeo; dopo di che egli tira in ballo il reticolo nervoso (lo si era da poco scoperto in medicina : esso si concentra soprattutto alla base del cervello); Cartesio individua nel reticolo nervoso la via per la quale gli impulsi vengono trasmessi dalla periferia al centro e viceversa: attraverso i nervi la sensazione di calore che si ha quando si tocca con mano una superficie calda viene trasmesa dai polpastrelli verso il cervello.
Da notare che Cartesio evita appositamente di servirsi di spiegazioni chimiche ed elettriche: egli accetta e si serve solo di spiegazioni meccanicistiche: contatti fisici che causano il movimento. Ipotizza che all'interno dei nervi ci siano degli spiriti animali : non dobbiamo farci ingannare dal nome; si chiamano spiriti non perchè sono realtà spirituali (il che sarebbe assurdo) ma per via della loro estrema sottigliezza (sono talmente sottili da stare nei nervi); si chiamano poi animali perchè trasmettono gli impulsi dell' anima. Grazie alla loro sottigliezza questi spiriti animali vengono urtati dal calore della superficie e trasmettono questo moto fino al cervello; fin qui siamo ancora in un ambito puramente materiale e lo stesso avviene tanto negli animali quanto negli uomini. Da questo punto in poi, però, negli animali l'impulso arrivato al centro (il cervello) in modo meccanico genera una reazione meccanica: ad ogni imput corrisponde un output; se prendo una zampa ad un gatto e la metto su una superficie calda, gli spiriti animali dalla zampa si muovono fino al cervello e generano una reazione meccanica (il miagolare nel caso del gatto); tutto questo avviene senza la mediazione di un organo che genera sensibilità: ricordiamoci che per Cartesio gli animali sono macchine. Nell' uomo invece il processo si differenzia: il centro dell' uomo é la cosiddetta ghiandola pineale, una delle ghiandole che sta alla base del cervello: essa, spiega Cartesio, é il centro della sensibilità e gli animali, proprio perchè macchine prive di sensazioni, ne sono sprovvisti. A questo punto avviene un fenomeno misterioso e inspiegabile: nella ghiandola pineale l'impulso nervoso guidato dagli spiriti animali incontra l'anima, che nel corpo ha la sua dimora provvisoria e nella ghiandola pineale trova il suo punto di incontro e di rapporto con il corpo: qui dall'incontro con gli spiriti animali viene generata la sensazione. Evidentemente, quella di cartesio è una soluzione che soddisfa poco ed è anzi clamorosamente sbagliata.
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