" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Ha senso parlare di un fatto morale?

giovedì 24 marzo 2011

| | |





In Kant la legge morale è un factum, un fatto che tutti riconoscono. La domanda di Scheler è se davvero esista un fatto morale e, in caso di risposta affermativa, in quale luogo possa essere ricercato. Come non di rado accade, Scheler cerca di fornire una risposta alla questione chiarendo la propria posizione rispetto alle altre soluzioni che sono state date a tale questione nel corso della storia della filosofia.
Una tradizione filosofica pone il fatto morale nell'interiorità dell'uomo. In questa tradizione rientrano Socrate, Sant'Agostino e Kant.
In Socrate il daimon è il luogo dell'interiorità in cui affiora la coscienza morale, si tratta però di un'interiorità piuttosto debole e labile, dal momento che non comanda come agire, ma soltanto dice cosa non si deve fare.
In Sant'Agostino l'interiorità è il luogo in cui si manifestano Dio e la legge morale.
In Kant la legge morale è in noi, risiede nella nostra interiorità. Scheler critica questa posizione, poiché un'etica dell'interiorità non si accorda con le pretese di oggettività e materialità proprie dell'etica che egli va cercando, anzi si espone al rischio di formalismo e soggettivismo (tante coscienze, tante leggi morali).




Altro luogo in cui tradizionalmente si è andati alla ricerca del fatto morale è il mondo ideale (Platone),cioè il fatto morale può essere rappresentato da un oggetto ideale che contiene i valori etici. Per Scheler questo modello è valido, a patto che i valori vengano intesi non come ideali, bensì come reali.
Sempre in questo contesto, Scheler muove un'obiezione fondamentale all'impostazione razionalistica della morale: essa non afferma il primato del valore, ma dell'ideale; il valore viene soltanto inteso come approssimazione a un ideale (Platone)o a una perfezione (Leibniz): vi è un essere perfetto e la morale è tensione verso di questo.
In Scheler, invece, il valore si dà sempre come reale, cioè con contenuti specifici; il valore non è ciò a cui tendo, ma ciò che si manifesta. In questo senso, i valori (le idee) devono sempre darsi incarnate nei beni.





Altra ipotesi che Scheler prende in considerazione è quella empiristico- nominalistica: è bene ciò che empiricamente viene considerato tale. Il bene diventa, quindi, un giudizio circa la cosa; non più un valore della cosa, ma espressione del mio atteggiamento e dei miei desideri circa nei confronti di quella; ad esempio quando giudico una cosa come bella esprimo ciò che io ritengo essere bello, cioè un mio desiderio o giudizio circa la bellezza (si noti che questa impostazione è esattamente opposta al modello platonico).
La critica scheleriana a quest'impostazione si basa sul fatto che essa non è in grado di garantire l'oggettività della morale: la morale non può ridursi a promulgazione, espressione di giudizi e desideri. Inoltre, l'impostazione nominalistica non permette una genuina esperienza morale intesa come esperienza dei valori.


Ulteriore ipotesi presa in considerazione è quella che intende la morale come ciò che è utile alla società (illuminismo inglese e pragmatismo).Questa concezione basa la morale su un vero e proprio calcolo di bene e male, intesi in termini di costi e benefici, vantaggi e svantaggi.
A prima vista potremmo pensare che Scheler si ponga criticamente nei confronti di questa posizione, poiché in essa non c'è alcuna oggettività: non c'è alcun bene in sé, ma esso è soltanto il risultato di un calcolo. Tuttavia, Scheler non è completamente critico nei confronti di essa. Egli fa notare che l'utile non può essere assunto a criterio del bene, nonostante questo il bene certamente è utile.
In altre parole, l'utilitarismo non può essere assunto come principio fondativo dell'etica, ma questo non nega che l'utile faccia parte del bene. Di qui la polemica contro il fariseismo morale, che innalza l'utile a valore del bene, cioè promuove l'utile mascherandolo da bene. In questo senso, gli utilitaristi hanno ragione nel mettere in evidenza il nesso tra bene e utile, tuttavia tale nesso va rovesciato: la morale è giusta di per sé, ma è anche socialmente utile.L'utile non fonda la morale, ma è comunque parte di questa. Discorso analogo può essere fatto nei confronti del piacere.






Riassumendo la posizione scheleriana: si dà intuizione del valore in maniera immediata, sensibile e diretta. L'intuizione del bene non è identica alla coscienza, non è soltanto ideale, ma sempre incarnata in un bene, non è espressione di desideri o di giudizi e non si riduce soltanto all'utile o al piacere.
Però, una volta che si è intuito il valore, a esso non sono estranei né l'utile, né il piacere, né la coscienza, ecc... Tuttavia, tutti questi aspetti vengono dopo l'intuizione, non sono fondamento di essa.

Ulteriore precisazione: i beni non sono i valori, ma i valori si danno soltanto nei beni che li portano. Cioè, il valore non è un dover-essere fuori dalla realtà, bensì esso si dà concretamente nella realtà. Per capire meglio passaggio torniamo all'esempio del paesaggio: dire che vedo il bello nel paesaggio è  differente dal dire che vedo il bello quando vedo il paesaggio. In altre parole, il paesaggio (cioè l'esperienza empirica) non è soltanto l'occasione per cogliere il valore, ma l'esperienza senza la quale mi è precluso di cogliere il valore.
Sebbene il valore non si identifichi con l'esperienza empirica, per coglierlo non posso fare a meno di essa. Tuttavia, non si tratta di un processo induttivo, infatti basta una sola esperienza del valore per coglierlo una volta per tutte, indipendentemente dal ripetersi di altre esperienze di quel valore. Da ciò consegue che il fondamento della morale non è l'esperienza empirica, ma l'intuizione dei valori che si dà nell'esperienza empirica.

0 commenti:

Posta un commento

Forum filosofico

Mettiti alla prova con il quiz filosofico

Indovinate le opere dei filosofi!!

Indovinate che filosofi sono!

Costruite il simbolo della filosofia!

Puzzle filosofico

Puzzle di Nietzsche!

Il puzzle di Schopenhauer!

Puzzle di un dipinto filosofico!

Il puzzle di un aforisma