Legge fondamentale della ragion pura pratica: (paragrafo VII p.65 ed. Laterza)
L'uomo deve agire in modo che la massima della sua volontà possa valere sempre (jederzeit) e al tempo stesso (zugleich) come principio di una legislazione universale (Gesetz- gebung). Per "legislazione universale" intendiamo un'universalità in grado di legiferare: la legge morale diviene essa stessa legislatrice. Emerge il carattere creativo della morale, ossia si delinea la capacità di produrre l'universalità. E' una morale dell'intenzione, dell'inventiva e della libertà.
L'imperativo categorico (universale, formale, autonomo) è passibile di differenti formulazioni.
Kant riduce tutto a un unico principio, ossia che la volontà sia buona. La volontà è tale quando obbedisce al comando della morale, ciò accade quando si lascia determinare interamente dalla ragione. Questo atteggiamento si contrappone ai principi contenutistici, materiali e soggettivi.
Corollario (p.67 ed. Laterza)
La ragione pura è già di per sé pratica, nell'atto in cui è volta a determinare l'azione. In Kant si danno due ragioni contrapposte, ma la ragione è una sola: quando si applica all'ambito conoscitivo è pura, quando invece si applica alla volontà è pratica.
Tema del dovere (Pflicht), un dovere che non è mai un Mussen (dovere deterministico), ma un Sollen (dovere morale). Il dovere morale implica uno sforzo, una tensione; infatti, non si dà un'obbedienza immediata al dovere. Nessun uomo agisce in modo perfettamente morale, la santità (l'essere perfettamente morale) è soltanto di Dio, all'uomo compete la virtù: la virtù è tensione verso la santità, l'uomo intraprende un cammino infinito di approssimazione alla santità quale suo obiettivo reale.
Postulati della ragion pratica
Postulato o proposizione teoretica non dimostrabile che inerisce alla legge morale come condizione della sua stessa esistenza e pensabilità.
- Libertà ( il dovere è ratio cognoscendi della libertà, mentre la libertà è ratio essendi del dovere).
- Immortalità (1. la santità rende degni del sommo bene; 2. la santità non può essere realizzata nella nostra esistenza terrena; 3.Kant ammette che l'uomo oltre il tempo finito della sua esistenza, possa disporre di un tempo infinito grazie a cui approssimarsi all'infinito verso la santità).
- Esistenza di Dio (quale elemento necessario che dà senso all'ordinamento morale del mondo, condizione di fondamento dell'agire pratico).
Paragrafo VIII (p.71-ed.Laterza) L'autonomia della volontà è l'unico principio di tutte le leggi morali e dei doveri che loro corrispondono.
Kant appronta una tavola che enumera i motivi di carattere soggettivo al fine di contestare tutte le morali contenutistiche (cfr. p.87 ed. Laterza). Si ricerca un fondamento inconcusso della morale.
Deduzione dei principi della ragion pratica: "deduzione" è un termine di ambito giuridico che significa "giustificazione" della legittimità di una pretesa. Nella ragion pura abbiamo la giustificazione delle categorie della ragione: Kant giustifica l'applicazione delle categorie alle intuizioni empiriche, infatti solo applicando le categorie il materiale empirico diventa conoscibile. La deduzione presente nella ragion pratica è differente, poiché non c'è la medesima estraneità che sussiste tra le categorie e l'intuizione empirica. La ragione determina la volontà, cioè se stessa.
Lettura p.91-ed. Laterza
Si cerca di comprendere come sia possibile una ragione (pura) pratica, che determini immediatamente la volontà. In sede teoretica Kant mostra come è possibile la libertà, mentre in sede pratica ne mostra la necessità. Inoltre, non posso e non devo dedurre la legge morale perché essa è un fatto. La legge morale diviene fonte di giustificazione della libertà (si attua un rovesciamento rispetto alla ragion pura).
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