Abbiamo osservato che la ragion pura, nel suo esercizio conoscitivo, è limitata, ovvero esige un dato sensibile; la sua applicazione al sensibile si contrappone alla pretesa di conoscere le cose in sé (passaggio illegittimo tra sensibile e soprasensibile, infatti tra io due ambiti sussiste un abisso incolmabile).
La realtà oggettiva della volontà è un fatto della ragion pura nel suo esercizio pratica (non è un fatto empirico).
Tra ragion pura e ragion pratica non c'è contraddizione, i risultati della ragion pura sono fondamentali per la ragion pratica: modelliamo la nostra volontà secondo i principi della ragione. Ad es. nell'ambito pratico emerge una causalità difforme dalla relazione deterministica causa-effetto del mondo naturale. La volontà causa delle intenzioni e delle massime in forza di una causalità secondo libertà, che non ha alcun vincolo empirico. Il limite introdotto dalla ragion pura è utile al fine di non vagare nel trascendente e offre le condizioni di possibilità per pensare (nell'ambito pratico) una causalità secondo libertà.
Capitolo II Del concetto di un oggetto della ragion pratica (cfr. p.125 ed. Laterza).
Nella riflessione kantiana, a partire dalla legge morale il bene diventa l'oggetto incluso e contemplato dalla legge morale stessa, ma l'oggetto della ragion pratica non si risolve nel bene (si approderebbe così a una morale contenutistica), ma si esplica nella determinazione del bene e del male. Il bene è la volontà buona, ovvero la produzione causale della volontà secondo libertà. Mi rappresento il bene come effetto di ciò che la volontà ha prodotto secondo libertà. Il bene dev'essere distinto dal piacevole e dallo spiacevole (es. il bene non è tale perché è piacevole).
Schematismo: tra il sensibile (materialità empirica) e le categorie della ragione si delinea un rapporto di eterogeneità.
Kant trova un termine intermedio (schema), ossia una funzione che predispone il materiale empirico alla corrispondente categoria. Questo schema è il tempo (c'è una successione nel tempo che predispone il fenomeno a essere compreso). Dello schematismo non si ha necessità nella ragion pratica, dove nella determinazione della volontà non si dà alcuna eterogeneità, è una dimensione non condizionata dall'empirico. Si parla invero di una tipica della morale, ovvero una matrice dell'azione morale, un'impronta che determina un'azione morale.
Ciò che ci permette di eludere due vie perniciose:
- EMPIRISMO ( la morale si risolve in sentimenti empirici);
- MISTICISMO
"Dovere, nome grande e sublime...." la riflessione morale kantiana prescinde da ogni inclinazione sensibile, ovvero rivendica la libertà e l'indipendenza del meccanismo deterministico della natura.
Delucidazione critica dell'analitica della ragion pura pratica (cfr. p.195 ed. Laterza)= la morale apre verso il mondo intelligibile (causalità libera, dimensione incondizionata).
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