Scheler riprende il concetto pascaliano di ragioni del cuore che la ragione non conosce. Si istituisce così un ordo amoris, un ordine dell'amore, cioè, in ultima istanza, un sentire intenzionale. Chiariamo meglio: non si dà soltanto ragionamento astratto (ragione logico-formale), ma anche emozionale. Si tratta di un Fuhlen, cioè di un sentire (cfr. Gefulh= facoltà del sentire, sentimento).
I valori non sono emozioni, le emozioni sono puntuali, non sono capaci di organizzare la nostra esperienza, di organizzare il mondo. Il valore è sentimento intenzionale nel senso che è un sentimento saputo, cioè non è soltanto un sentimento subìto, ma esso dà luogo alla Gesinnung. Il sentimento è in grado di strutturare e orientare la nostra esperienza del mondo (ad esempio l'amore è un sentimento capace di aprire mondi, non si esaurisce nella puntualità dell'esperienza dell'innamoramento).
In Scheler c'è intuizionismo intenzionale, materiale e assoluto (cioè percepito una volta il valore, esso vale sempre). Sembrerebbe aprirsi un problema: una morale siffatta non diventa assoluta? Indifferente rispetto al contesto storico? Quest'esito è messo fuori gioco da Scheler ribadendo che l'assoluto del valore si incarna via via in beni differenti a seconda del contesto (es. non vi è necessità immutabile che l'Amore debba incarnarsi solo nel rapporto monogamico; che si incarni in esso o in altro dipende dal contesto storico). Il valore e il bene portatore di valore non si identificano, questo permette di mantenere l'assolutezza del valore e la multiformità dei beni che lo portano, senza che per questo si cada nel relativismo.
Si tratta di relatività senza relativismo, il bene è relativo, mentre il valore è assoluto. Inoltre è sempre possibile una critica del bene dal punto di vista del valore, cioè valutare se un determinato bene è adeguato a sorreggere un determinato valore.
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