Critica della ragion pura
Kant aveva stabilito i limiti della conoscenza, cioè si poteva conoscere solo ciò di cui facevamo esperienza; esperienza che passava attraverso i sensi. Ciò che non passa dai sensi è al di là, non sappiamo nulla (e qui ricordiamo il discorso delle cose in noi, conosciamo le cose come ci appaiono i fenomeni ma non some sono in sé).
La sensibilità modifica perché utilizza le forme a priori: spazio e tempo, poi l'intelletto usa le categorie quindi a sua volta modifica quello che è la cosa in sé, quindi noi non la conosciamo.
Predomina l'insistenza sui limiti della conoscenza e nella prefazione della prima edizione si diceva che l'uomo ha un bisogno metafisico che non si può tradurre in scienza.
Critica della ragion pratica
Si afferma quello che nella Critica della ragion pura era lasciato in sospeso, l'esistenza di Dio, l'immortalità dell'anima e la libertà. Ovviamente non dal punto di vista teoretico ma pratico vuol dire che devo ammettere questo come un postulato della mia vita pratica e qui interviene la risposta alla famosa terza domanda.
Quali sono le tre domande che si pone Locke nella prefazione alla critica della ragion pura?
- Che cosa posso conoscere? critica della ragion pura
- Che cosa devo fare? critica della ragion pratica
- Cosa mi è lecito sperare?
Questo sperare è già presente nei postulati della ragion pratica e poi sarà affrontato maggiormente nell'opera successiva che riguarderà la religione entro i limiti della sola ragione.
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