" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Gadamer (parte 1)

lunedì 18 aprile 2011

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Con Gadamer (1900-2002) giungiamo alla fase contemporanea dell'ermeneutica e all'autore più significativo nello sviluppo di questa disciplina. Verità e metodo (1960, 1965) rappresenta la sua opera fondamentale; un testo diversamente criticato, ma che ha avuto grande influenza in più direzioni. Il suo pensiero vuole fornire una teoria complessiva del significato, della portata, dello statuto dell'ermeneutica: si tratta si completare il percorso intrapreso da Schleiermacher e Dilthey e radicalizzato in senso ontologico da Heidegger, concependola come ricerca di carattere filosofico e non solo metodologico (secondo un intento trascendentale, comunque diverso da quello kantiano).
Gadamer si chiede anzitutto come sia possibile il comprendere, inteso in tutta l'ampiezza del suo significato: l'ermeneutica riguarda infatti l'esistenza nella sua totalità e dunque si tratta non soltanto di rivendicare il suo valore universale, ma più radicalmente il suo investire il nucleo dell'esistenza umana. 
Il punto centrale dell'esperienza umana risiede nel comprendere e in ciò Gadamer assume quindi in pieno l'eredità heideggeriana.







Il titolo Verità e metodo indica una contrapposizione tra i due concetti, sottendendo in particolare una critica nei confronti dell'ideale del metodo. Se Dilthey o (il neokantismo) Windelband cercavano di rivendicare l'originalità delle scienze dello spirito rispetto alle scienze della natura, per Gadamer ciò ha comunque spesso comportato la trasposizione sul piano umano dei metodi delle scienze esatte. Ma vi sono esperienze umane che non sono accessibili al metodo, pur essendo esperienze di verità.
Il metodo scientifico rivela qui i suoi limiti, proprio perché, applicato ad ambiti importanti dell'esperienza umana, mostra di lasciarsi sfuggire aspetti essenziali di essa: l'esperienza artistica, morale, politica, religiosa non sono accessibili a un'analisi metodica. Verità e metodo si articola in tre parti: la prima è dedicata alla coscienza estetica, all'esperienza dell'arte, la seconda alle scienze storiche e dello spirito in generale e la terza al linguaggio e alla sua rilevanza ontologica.






Nell'introduzione, Vattimo mette in luce come il confronto con Hegel si articoli in Gadamer in due direzioni: da una parte, di Hegel resta fondamentale la nozione di spirito oggettivo come l'insieme dei rapporti intersoggettivi che si cristallizza in istituzioni a partire dall'intreccio della vita umana nella sua storicità e finitezza, ma, dall'altra, Hegel mantiene l'eredità della filosofia del soggetto e quindi il modello di una coscienza che porta questa esperienza a una condizione di trasparenza, lo spirito assoluto.
La coscienza incontra invece, per Gadamer, un'opacità che non può essere superata: la finitezza coinvolge anche le possibilità conoscitive dell'uomo. E tuttavia Gadamer vuole fornire un'indicazione che riempia il vuoto lasciato dalla negazione dello spirito assoluto hegeliano: il tema del linguaggio assume in ciò una funzione essenziale perché ogni forma di comprensione si sviluppa nell'ambito del linguaggio, che è infinito nelle sue articolazioni, ma è insieme finito perché non raggiunge mai la trasparenza.
Uno degli aspetti della ricerca di Gadamer sarà proprio vedere come si rapporta la coscienza individuale con la dimensione collettiva dello spirito oggettivo, con una tradizione, passo che Heidegger non avrebbe del tutto condiviso.

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