" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Heidegger (parte 1)

sabato 16 aprile 2011

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Martin Heidegger





Il presupposto dell'epistemologia delle scienze dello spirito di Dilthey, che cioè le scienze dello spirito possano competere con le scienze della natura mediante l'utilizzo di una metodologia loro propria, implica che l'ermeneutica sia una variante della teoria della conoscenza e che la polemica tra spiegare e comprendere possa essere mantenuta entro i termini di un confronto metodologico. Proprio il presupposto di un'ermeneutica intesa come epistemologia è stato messo in discussione da Heidegger. In lui assistiamo al tentativo di scavare oltre la ricerca epistemologica stessa per scoprirne le condizioni propriamente ontologiche.
Si presenta con lui un nuovo interrogativo, dal momento che la domanda sul come si apprende viene sostituita dalla domanda sul modo di essere di questo essere che esiste solo comprendendo.








Heidegger (1889-1976) si forma all'inizio del Novecento alla scuola di Rickert, uno dei rappresentanti del neokantismo. Fin dall'inizio rivolge la sua attenzione alla concretezza del soggetto e alla sua storicità, considerando insufficiente a questo proposito l'idea kantiana di soggettività: dall'incontro con la fenomenologia di Husserl troverà modo di sviluppare quest'esigenza di tematizzazione della concretezza che si manifesterà anzitutto nell'opera del 1927, "Essere e tempo".
Husserl era comunque ancora vicino a una prospettiva trascendentale propria del neokantismo, anche se in lui conviveva, a partire dall'idea dell'epoché, della sospensione dell'assenso, l'esigenza di tornare alla concretezza delle cose.
Heidegger recepisce questi impulsi, cui si aggiunge l'interesse teologico sviluppato in particolare nel confronto di Paolo, Agostino e Kierkegaard: l'esperienza religiosa cristiana consente a suo avviso di accedere alla concretezza della vita, anche se è ostacolata in questo dal servirsi di strumenti troppo teorici - come la metafisica neoplatonica per Agostino o la logica hegeliana per Kierkegaard.






L'originalità di Heidegger consiste nell'estrema radicalità con cui pone il problema filosofico e che si esprime nella necessità di ripensare la nozione fondamentale posta alla sua radice, quella di "essere".
Per condurre tale indagine appare centrale il ruolo di quell'ente che pone la domanda, che è l'essere umano, l'esserci: già da questo emerge l'ambivalenza della ricerca heideggeriana perché gran parte di Essere e tempo (opera che rimane incompiuta) è dedicata all'analisi dell'essere umano, dell'esistenza, venendo quindi letto come una forma di esistenzialismo; a ciò egli reagirà, sottolineando come il problema centrale sia quello dell'essere.

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