" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Heidegger (parte 2)

sabato 16 aprile 2011

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Occorre anzitutto osservare secondo Heidegger il modo in cui la metafisica ha concepito l'essere: essa è sempre partita dall'essere delle cose, dagli oggetti del mondo pensati come "presenti" (vorhanden). La metafisica ha dunque privilegiato una dimensione del tempo, ossia il presente, pensando tutto l'essere solo in questa forma e dimenticando le altre forme nel loro intreccio. Il problema è dunque che l'essere è stato oggettivato in quest'unica dimensione: possiamo dunque pensare che l'indagine sull'essere abbia come termine assolutamente privilegiato e decisivo la domanda sul tempo.
Fin dall'inizio emerge la radicalità della prospettiva heideggeriana: se il soggetto kantiano, l'io penso, nella sua struttura a priori è ancora immutabile (secondo una linea che farebbe pensare su questo punto a una derivazione di Kant e del neokantismo dal platonismo, anche se rovesciato dal lato dell'oggetto a quello del soggetto), Heidegger muoverà a questo una critica imparentata con la filosofia della vita dell'epoca, ponendo però la domanda in un senso radicale e cercando di affrontare l'intera questione su un piano rigoroso, rispetto all'irrazionalismo spesso presente in quella corrente di pensiero.









L'indagine si concentra sull'essere umano e parte da ciò che si dà "innanzitutto e per lo più", che è più comune, per non privilegiare preventivamente alcun aspetto dell'esperienza umana. Ciò che l'indagine fenomenologica mette anzitutto in luce è che non possiamo pensare l'essere umano come un oggetto, ma emerge una dimensione di possibilità, di poter essere propria dell'umano. L'uomo è un essere che progetta e nello stesso tempo è situato: Heidegger esprime ciò, dicendo che l'esserci è un "progetto gettato". Nella terminologia heideggeriana l'esserci "esiste", nel senso latino di exsistere come "andare fuori da", determinazione che gli permette di recuperare anche una nozione di "trascendenza", nel senso dell'andare oltre la situazione presente: questo è il Dasein, l'esserci.
L'uomo ha la struttura dell'esserci, ossia è quell'ente che si rapporta sempre a se stesso e in questa maniera si comprende nel suo essere. Heidegger sostiene che "per questo ente, nel suo essere, ne va di questo essere stesso": l'essere è cioè è sempre in gioco per l'esserci umano, che si tiene in rapporto al suo essere (esistenza) in quanto può essere (è poter essere) progettandosi e scegliendosi in base a delle possibilità di essere. L'esserci (la cui essenza è esistenza), come rapporto all'essere, è luogo in cui l'essere si annuncia.

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