" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Heidegger (parte 3)

sabato 16 aprile 2011

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Si è così trovato un termine alternativo a "uomo", essendo quest'ultimo carico dell'eredità della metafisica: si tratta di un essere che è posto in un punto, è situato in un mondo, è un "essere nel mondo". Nel modello della metafisica ciò era pensato in termini oggettivi: c'è un mondo di oggetti e l'uomo è un ente che si muove in un mondo che è già presente. Heidegger compie un passo ulteriore, alternativo alla distinzione, proposta dalla metafisica moderna da Cartesio in poi, tra soggetto e oggetto: sviluppando un'indagine fenomenologica dell'esperienza dell'esserci dobbiamo rilevare che ciò che sta nel mondo non lo incontriamo primariamente come un oggetto in sé, ma ha innanzitutto il carattere dello strumento che utilizziamo.






L'uomo oggettiva gli enti, ma il fine è del tutto funzionale all'utilizzazione di questi come strumenti: essi sono "utilizzabili" (zuhanden), enti a disposizione in senso pragmatico, operativo. Il mondo è un insieme di strumenti, è il termine di riferimento di quel progetto che l'esserci stesso è. Già qui è presente una certa circolarità che troverà espressione nella forma del circolo ermeneutico come circolo ontologico: abbiamo definito l'esserci come "essere nel mondo", ma il mondo come totalità di strumenti è il riferimento del suo progetto fondamentale. Ci sono però strumenti che non servono a un utilizzo immediato, bensì a orientarci nel mondo e questi sono i segni, che ci permettono di muoverci tra gli strumenti, di coglierne e articolarne i significati cui rimandano.
Lo strumento come tale cioè non è fatto per manifestare i rimandi; esso è fatto per un certo impiego e non per fornire tutte le informazioni. Il segno invece è un utilizzabile in cui il rimando, nel senso informativo, è costitutivo e non accidentale.





I segni sono per certi versi le istruzioni per l'uso degli strumenti. 
A una totalità di strumenti corrisponde una totalità di significati, proprio perché le cose si danno all'esserci già sempre fornite di una funzione, cioè di un significato e gli possono apparire come cose proprio solo in quanto si inseriscono in una totalità di significati di cui egli già dispone. 
Insomma, il mondo ci dà solo in quanto già da sempre abbiamo un patrimonio di idee, certe precomprensioni che ci guidano alla scoperta delle cose.

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