" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Heidegger (parte 4)

domenica 17 aprile 2011

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Dopo l'indagine riguardante l'esserci come essere nel mondo segue l'analisi delle strutture dell'esistenza, ossia degli "esistenziali". Se "l'esistentivo" riguarda la vita concreta (il problema dell'esistenza come si pone nell'interno dell'esistenza stessa), l'esistenziale riguarda la struttura dell'esistenza (il problema dell'esistenza che si pone a livello riflesso: il problema sull'esistenza) secondo una prospettiva corrispondente alle categorie aristoteliche o a quelle kantiane fondata però sul concetto di possibilità. Questo è anche l'aspetto per cui l'indagine di Essere e tempo è stata intesa come ancora trascendentale, anche se poi la prosecuzione della sua riflessione porterà Heidegger lontano da una tale prospettiva.
Gli esistenziali di cui ci occupiamo sono fondamentalmente due: la "tonalità emotiva (Befindlichkeit) e la "comprensione (Verstehen).
Il primo riguarda il fatto che noi siamo sempre radicati in una certa situazione affettiva, individuale per ciascuno, concreta (è il sentimento che accompagna l'uomo nella sua esistenza, il modo originario di trovarsi e sentirsi nel mondo, il fatto che il mondo ci appaia sempre originariamente alla luce di una certa disposizione emotiva: gioia, paura, disinteresse, angoscia o noia).






La comprensione è ciò che secondo cui si articola il nostro progetto, ciò che porta alla "visione", all'attenzione gli strumenti del mondo (è il nostro poter essere, la nostra capacità di saperci orientare nel mondo). E qui si situa la tematica ermeneutica perché la nostra comprensione è già sempre una pre-comprensione, dal momento che siamo già radicati in una qualche situazione, non siamo un puro "occhio del mondo", proprio perché il mondo ci ha già fornito modalità specifiche di relazione differenti per ciascuno.
Noi siamo dunque un progetto gettato sempre connotato da una certa tonalità emotiva e articolato in una comprensione (con il suo seguito - come vedremo - di interpretazione, asserzione, discorso). Essenziale diventa in questo contesto il tema della "gettatezza": siamo collocati sempre in un certo punto e abbiamo certe possibilità, ma le ragioni di ciò non sono qualcosa che possiamo esaurire nel loro significato.







In questo ci si oppone alla prospettiva hegeliana di un percorso storico razionale che può essere conosciuto nella sua articolazione complessiva: Heidegger sottolinea invece la finitezza, la concretezza dell'uomo, tema trascurato dal pensiero metafisico.
Per completare il nostro discorso sul progetto che è in rapporto alla comprensione dobbiamo fare cenno alla sua appropriazione, al farlo proprio. Per Heidegger noi siamo nel mondo (con altri esserci) anzitutto e per lo più in una condizione di "medietà", all'interno di una serie di opinioni, convinzioni che circolano e che facciamo nostre e che costituiscono ciò che "si" pensa, "si" dice, "si" fa: questo è il tema del "si" (man).







Heidegger assume una posizione critica rispetto a tutto ciò e considera la sfera pubblica in termini  svalutativi: si tratta infatti del modo dell'esistenza "inautentica"
La seconda sezione di Essere e tempo analizza proprio, tra l'altro, la distinzione tra "autentico" (eigentlich) e "inautentico" (uneigentlich): occorre infatti appropriarsi della propria esistenza e dunque bisognerà chiedersi come il progetto può diventare davvero proprio. Il passaggio a questo avviene attraverso l'indagine sulla struttura temporale dell'esserci e sul tema della morte.
Per Heidegger è fondamentale la morte come possibilità per me, non come fatto empirico: la morte è la possibilità dell'impossibilità dell'esistenza, è dunque una dimensione che per l'esserci è sempre presente come possibilità, che mette in questione ogni altra possibilità, che ci dimostra fino in fondo la nostra finitezza. 
Cogliere questo significa appropriarsi della dimensione più propria dell'esserci che si esprime nell'essere-per-la-morte come appropriazione del carattere finito dei propri progetti.
E' un'anticipazione di sé, una decisione anticipatrice, che consente di giungere alla dimensione autentica dell'esserci.

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