" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

L'epoca antica e medioevale (parte 1)

domenica 10 aprile 2011

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L'ermeneutica nasce come problema, soprattutto tecnico, nell'età ellenistica e cioè in senso proprio nel periodo che va dalla morte di Alessandro all'affermazione dell'Impero romano. In questo contesto la lingua greca diventa la lingua comune del Mediterraneo: seppure si manifesti gradualmente un distacco dalle origini della civiltà greca, anzitutto dai poemi omerici, in senso lato da Omero ed Esiodo, esse sono sentite comunque ancora come fondamentali.
I poemi di Omero, pur con tutta la differenza tra la civiltà greca e quella ebraico-cristiana, hanno in qualche modo un senso avvicinabile alla Bibbia: non sono testi sacri, ma parlano degli dei, del loro mondo olimpico e del loro rapporto con gli uomini.
Anche Esiodo ha in questo contesto un ruolo centrale: se ne "Le opere e i giorni" parla del lavoro dei campi, è soprattutto nella "Teogonia", sua opera fondamentale, che narra dell'origine del mondo degli dei dal caos e delle loro generazioni.






L' epoca ellenistica segue però l'età classica, che certo è l'età di Platone ( parla di ermeneutica nel "Cratilo", richiamandosi al mito di Hermes-> Mercurio, qualificato come interprete e cioè come dio della comunicazione, come colui che mette in rapporto gli dei e gli uomini. Hermes è infatti colui che, mettendo in comunicazione sensibile e sovrasensibile, esplicita messaggi reconditi, ma che facendo questo si serve in maniera impropria del potere delle parole e quindi inganna. E' infatti messaggero, ladro, ingannatore nei discorsi e commerciante. L'ermeneutica intende così assumere in Platone un aspetto svalutativo, che la pone in relazione alla poesia e alla divinazione, se non alla mistificazione), e di Aristotele ( per Aristotele, autore di un trattato intitolato "Dell'interpretazione", "ermeneutica" voleva dire "espressione" linguistica di un pensiero: questa breve opera di Aristotele si occupa infatti della struttura del linguaggio. Essa attiene quindi a esigenze di decifrazione e chiarezza di ordine logico e argomentativo, indagando la proposizione, cioè il procedimento mediante cui due termini - nome e verbo - sono legati da un'affermazione o da una negazione, in modo che siano poste in evidenza le condizioni che consentono, nel giudizio, di dare un'interpretazione corretta del mondo, di esprimere fedelmente nel discorso la realtà di cui si parla), ma ancor prima l'età dei sofisti, dell'"illuminismo greco", in cui si afferma un modello di razionalità per il quale la forma espressiva dei poemi omerici ed esiodei viene percepita come lontana, pur restando nello stesso tempo fondamentale.

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